ROMA – Quando Greg, un fedele cane poliziotto e il suo padrone, l’agente Knight, rimangono feriti, un intervento chirurgico folle ma salvavita li fonde insieme e nasce un nuovo eroe. Dog Man ha giurato di proteggere e servire, e di riportare, sedersi e rotolare. Mentre Dog Man abbraccia la nuova identità e si sforza di impressionare il suo capo, deve fermare i piani malvagi del supercattivo felino Petey the Cat. Dalla DreamWorks e dai creatori di Kung Fu Panda, Dragon Trainer e Baby Boss – e con la partecipazione nel cast vocale originale di Pete Davidson, Lil Rel Howery, Isla Fisher, Poppy Liu, Stephen Root, Billy Boyd e Ricky Gervais – ecco Dog Man, di e con Peter Hastings. Dal 30 gennaio al cinema con Universal Pictures.

Si tratta dell’adattamento dell’omonimo fenomeno letterario di Dav Pilkey concepita come una serie spin-off/sequel di Capitan Mutanda (già arrivato al cinema nel 2017 con David Soren) e di cui Hastings ha curato la resa per immagini nella serie animata in 2D, Le epiche avventure di Capitan Mutanda, serie Netflix realizzata nel 2018 e proseguita per tre stagioni sino al 2020. Quindi Dog Man come naturale proseguimento del sodalizio artistico e che con Capitan Mutanda condivide il cuore emotivo: una serie che vede i giovani (e non) lettori accuditi, intrattenuti, compresi, e dove è possibile riconoscersi. È con questa trasposizione filmica, però, che il livello artistico si alza vertiginosamente. Infatti, a scanso d’equivoci, ve lo diciamo sin da subito: Dog Man è già il film animato dell’anno!

A partire dall’animazione: pionieristica, bellissima, quasi come fosse un fumetto in movimento nei suoi contorni morbidi e delicati. La narrazione di Hastings, poi, fa scuola per efficacia e intensità. Ricercatissima nel modo in cui il montaggio funge da equilibratore narrativo nel ricalibrare continuamente i tempi e con essi il respiro del racconto, eppure semplice e diretta nella sua amalgama armonica e attenta di momenti di comicità figurativa, linguistica e di puro nonsense, con altri più intensi e profondi. Che ci possiate credere o meno, infatti, Dog Man è un film sulla perdita e più precisamente sull’abbandono. Un film di figure mancate, di punti di riferimento che svaniscono, e sulla necessità di ricrearsi per sopravvivere. «La vita non è mai giusta» dice una delle linee dialogiche più forti: una lezione da capire il più presto possibile…
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