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Da 9 settimane e ½  al caso 365 giorni | Il cinema erotico nell’era dello streaming?

Il film polacco targato Netflix sta facendo parlare di sé, tra giudizi negati e sequenze esplicite

365 giorni

MILANO – L’erotismo, in modo più o meno esplicito, è sempre stato presente nel cinema. Complice anche quella punta voyeuristica che ci contraddistingue, ha sempre esercitato un potente fascino. Certo, a partire dagli Settanta il genere ha visto un aumento di titoli, principalmente a causa, e grazie, alla rivoluzione culturale e sessuale del decennio precedente. Così abbiamo potuto essere testimoni di film che sono rimasti impressi nella memoria collettiva: dall’indimenticabile scena di Kim Basinger in 9 settimane e ½ ai focosi giochi di potere in Rivelazioni oppure (mettendo da parte i problemi personali tra gli attori) la coppia Mickey Rourke e Carré Otis in Orchidea Selvaggia.

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Kim Basinger in una scena di 9 settimane e ½

E se questi film non hanno mancato di attirare critiche di tipo moraleggiante – e in alcuni casi vennero definiti addirittura osceni -, lasciamo che ci pensino i grandi nomi a elevare la passione erotica ad atto artistico. Uno su tutti? Kubrick, ovviamente, e il suo Eyes Wide Shut. A questo punto si potrebbe pensare che nella contemporaneità – data la quantomeno apparente apertura verso il tema – si sia fatto un notevole passo avanti. Effettivamente si riscontrano grandi prove autoriali, come Love di Gaspar Noé e l’incredibile analisi della natura umana fatta da Lars von Trier in Nymphomaniac. Il problema di fondo però è la novità.

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Una scena di Love

Nel momento in cui quell’erotismo che negli anni Ottanta e Novanta è diventato cult non rappresenta più la novità, la trasgressione, ma qualcosa a cui tutti si sono abituati, necessariamente il limite andrà spostato un po’ più lontano per ottenere quello stesso effetto. Esempio lampante è l’enorme successo suscitato da 50 sfumature di grigio, che ha aperto agli occhi dell’Occidente il mondo del BDSM, insieme a una doverosa riflessione sul concetto moderno che si può avere di una relazione “sana”. E lo streaming cosa ha cambiato? Relativamente poco o nulla, semmai ha enfatizzato.

Una scena di 50 sfumature di grigio

Lo dimostra l’ultimo in ordine di arrivo, 365 giorni, produzione polacca targata Netflix, che al pari, se non più, del suo predecessore porta sul tavolo una passione violenta e sta riscuotendo un notevole successo, non solo in Italia ma anche in Inghilterra e in Europa. Se già la trama vuole essere trasgressiva, e una donna rapita da un boss mafioso che le concede un anno di tempo per innamorarsi di lui non si sente tutti i giorni, a colpire in negativo è la qualità delle scene esplicite contenute in 365 giorni.

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Una scena di 365 giorni

Fermo restando il fatto che la sindrome di Stoccolma e l’abuso non sono sexy e non lo sono mai stati (non a caso la cantante Duffy ha chiesto a Netflix di ritirare il film) una simile rappresentazione non fa altro che gettare discredito su un genere che, ormai diventato tragicamente mainstream, ha un bisogno disperato di rialzarsi. Oltre a distruggere decenni di femminismo, a quanto pare. La domanda fondamentale è quindi una sola: cos’è diventato oggi il film erotico? Possessività, manhandling, violenza, situazioni ambigue, sembra che più una scena sia audace, e a tratti anche volgare, più riesca a ottenere consenso. Ma tutto questo si avvicina più alla pornografia, l’erotismo è ben altra cosa.

 

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