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Costa-Gavras: «La Cinematheque, Trintignant e il mio viaggio dalla Grecia alla Francia»

L’intervista al grande regista greco-francese dalla 75a edizione del Locarno Film Festival

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Un pomeriggio con un grande cineasta: Costa-Gavras

LOCARNO – Sceneggiatore e regista, ma anche critico cinematografico e ora direttore della Cinémathèque française, Costa-Gavras è uno dei cineasti che hanno segnato la Storia del cinema nonostante il grande pubblico spesso lasci in secondo piano il suo nome. Di origine greca, ma naturalizzato francese, ha raccontato cambiamenti politici e impegno sociale attraverso film che, a suo dire, oggi non sarebbe più possibile realizzare. Da Z – L’orgia del potere a Missing – Scomparso e Music Box – Prova d’accusa, la sua filmografia è piena di piccoli gioielli che andrebbero riscoperti. Premiato con il Pardo alla Carriera della 75a edizione del Locarno Film Festival, lo abbiamo incontrato in una delle ultime giornate del festival, quando ci ha dedicato una mezz’ora in un piccolo incontro con la stampa che si è presto trasformato in qualcosa di più. Tra ricordi di vita e di attori, il nuovo cinema francese e i giovani del futuro.

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Costa-Gavras, classe 1933

DALLA GRECIA ALLA FRANCIA – «La mia famiglia, mio padre in particolare, ha fatto la resistenza contro i tedeschi tra la gente di sinistra. Ha fatto la guerra in Asia, in Turchia, quell’enorme guerra degli anni ’20. E ha perso tutti i suoi amici e odiava per questa guerra. I figli di queste persone erano considerati come figli di comunisti, e non potevano andare all’Università. Quindi l’unico posto dove potevo andare a studiare era in Francia. Perché? Perché in Francia si era liberi. La Francia era un paese con una storia coloniale, un paese per la Grecia come gli Stati Uniti, per esempio, o la Gran Bretagna. Così sono andato in Francia e ho potuto studiare e vivere lì, per essere accettato in un Paese come un bambino dovrebbe essere accettato o come i bambini dovrebbero essere accettati dal loro Paese».

A PARIGI – «Qualcuno che conoscevo è venuto prima di me in Francia. Mi ha detto: “Ok, ho una stanza: vieni”. Quando sono arrivato in Francia, sono andato nel posto in cui il ragazzo avrebbe dovuto essere e il concierge mi ha buttato fuori in modo molto aggressivo perché aveva avuto una relazione con sua figlia. È stata una tragedia. Così per fortuna sono andato a Cité Universitaire, che è un posto più per la classe studentesca con i padiglioni e con le case, per diversi Paesi. C’era una casa, una casa greca. Sono stato in grado di stare lì clandestino per un po’ grazie ad alcune persone che mi hanno aiutato. Poi sono diventato regolare».

Costa-Gavras sul set di Adults in the Room

LA CINÉMATHÈQUE FRANÇAISE – «Avevamo un sacco di riviste sul cinema e ora abbiamo una grande biblioteca nella Cinematheque che la gente viene a consultare. E poi, ovviamente, c’è Internet. Una volta non c’erano tutti questi spazi. In Francia, la gente è preoccupata di sapere tutto sul cinema. E abbiamo visto il cinema prendere qualcosa come 1.200 film ogni anno, tre o quattro film ogni giorno, con un pubblico di circa 350.000 persone fino a 400.000 persone ogni anno. E c’è anche una parte che cerca di insegnare ai più giovani come si fa un film, bambini che hanno cinque anni e ragazzi tra i 15 e i 18. E il problema è che non abbiamo abbastanza tempo, abbastanza spazio, abbastanza persone e abbastanza soldi per quel lavoro. Ma il cinema in Francia sta andando molto bene».

IL NUOVO CINEMA – «Il film che è stato mostrato ieri sera qui (Annie Colère, ndr) è sull’aborto ed è qualcosa di straordinario. Penso che sia un film che si può fare solo in Francia. È quasi un documentario sull’aborto e ho visto una signora tra il pubblico piangere completamente, a causa dell’emozione. Penso che questo sia un tipo di film che viene fatto oggi e penso che sia un nuovo modo del cinema francese di andare avanti e cambiare le cose. Ce ne sono altri che vanno in quella direzione. Sì, il vantaggio è che penso che ci siano persone in grado di fare film come questo. In altri posti, in Italia, in Germania, non hanno il modo di farli o i soldi e poi, naturalmente, l’aiuto dello Stato».

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Una scena di Missing – Scomparso di Costa-Gavras

I MIEI FILM – «Penso che oggi sarebbe impossibile fare quei film negli Stati Uniti. Ognuno di quelli che ho fatto. Sono ancora in contatto con alcuni dei produttori dei film, Universal, Warner Bros… Alcune persone sono ancora amiche. Vengono in Francia, ci incontriamo e dicono: “No, è finita completamente”. Facciamo un altro tipo di film. Tutte le economie sono nella direzione della grande azienda. E il problema sono anche le piattaforme. Non sanno come trattarle e tutti cercano di creare piattaforme, nessuno escluso. E lo faranno. Hanno già iniziato».

JEAN-LOUIS TRINTIGNANT – «Era una persona molto particolare, un attore straordinario, ha accettato di fare una piccola parte nel mio primo film. Quando gli chiesi di avere gli occhiali neri, accettò. L’ha accettato perché era davvero una specie di persona misteriosa. Molto amichevole. Non molto aperto, ma molto amichevole. È stata una bella relazione, sempre. Ma non so chi fosse davvero. Era tante cose diverse. Era qualcosa di difficile da controllare, da catturare o da capire. Era una specie di mistero».

Costa-Gavras in una foto d’epoca

GERARD DEPARDIEU – «Avevamo un progetto con Depardieu e lui ne era entusiasta. Non siamo riusciti a farlo. Ma lui, penso che sia importante perché è l’attore più straordinario che abbiamo in Francia, anche su tutti gli altri. Non vedo un altro attore francese avere quel tipo di vitalità, una sorta di modo di affrontare ogni ruolo, ogni personaggio, ed essere diverso e sempre lo stesso allo stesso tempo. E anche come persona, conosco molto bene la sua filosofia di vita. Una volta eravamo a cena e c’era una cameriera, era simpatica ma si poteva vedere nei suoi occhi che c’era qualcosa che la turbava. Le disse: “Qual è il tuo problema?. Lei ne fu sorpresa. Dopo che finirono di parlare lei era cambiata».

Una scena di Z – L’orgia del potere di Costa-Gavras

I GIOVANI REGISTI – «In Francia, c’è un sistema per cui i giovani registi possono fare un primo film. Ci sono qualcosa come 50 registi ogni anno che esordiscono. Naturalmente, ci sono pochissimi che realizzano il secondo. È una cosa grossa, ma devono avere delle possibilità. E il problema è, poi, tornare al mio vecchio pensiero, quello di avere un cinema nazionale, avere giovani registi, nuovi talenti siano in grado di esprimersi. Bisogna avere una decisione politica sull’avere un cinema nazionale, che apra ogni tipo di porta. Questo era l’obiettivo dopo la guerra in Francia, quando abbiamo visto arrivare tutti quei film americani che asfissiavano completamente il cinema francese. De Gaulle ha detto: “Ok, ora dobbiamo fare leggi per aiutare il nostro cinema”. E da allora, tutti i governi hanno seguito quella politica che crea denaro. È una sorta di processo nazionale avere quel tipo di industria, quel tipo di arte, quel modo di vedere la vita e di spiegare ciò che si vede».

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