in

Congo Stories: Ryan Gosling diventa fotografo e prova a raccontare l’Africa

L’attore ha regalato i suoi scatti per il libro degli attivisti John Prendergast e Fidel Bafilemba

Ryan Gosling con il giornalista del New York Times, John Prendergast.

Segui i soldi e arriverai al punto cruciale della questione. L’attivista e autore del New York Times John Prendergast non ha dubbi quando gli si chiede perché sia importante parlare di economia per inquadrare i problemi, sociali e politici, che una nazione come il Congo ha attraversato negli ultimi cinque secoli. È una (ovvia) questione di sfruttamento. Una parola, questa, che non a caso compare nel titolo della sua ultima fatica, Congo Stories: Battling Five Centuries of Exploitation and Greed, libro pubblicato lo scorso dicembre da Grand Central Publishing.

Congo Stories, gli autori con Chouchou Namegabe e Ryan Gosling
Prendergast e Ryan Gosling con Fidel Bafilemba e la giornalista Chouchou Namegabe.

Il volume, scritto a quattro mani con l’analista politico Fidel Bafilemba, e con postfazioni firmate da Dave Eggers e dalla giornalista Chouchou Namegabe, si avvale degli scatti di un fotografo d’eccezione, impiegato per questa nobile missione: Ryan Gosling. Supportato dall’amico regista Nicolas Winding Refn che poi ha pubblicizzato Congo Stories sul suo account Instagram, l’attore canadese ha infatti aderito in maniera entusiastica al progetto, rivelando un certo talento in un ruolo per lui inusuale, ma per cui è evdientemente portato.

Congo Stories, l'account di Refn
Nicolas Winding Refn pubblicizza Congo Stories su Instagram

Ma perché parlare proprio di questa nazione? Perché, come diceva il filosofo algerino Frantz Fanon, «L’Africa ha la forma di una pistola e il Congo è il suo grilletto». Se fosse premuto, tutto il Continente esploderebbe. Il Congo, insomma, è l’emblema di un imperialismo esasperato, che ha portato allo sfruttamento costante di risorse naturali vitali per il sostentamento delle multinazionali occidentali dell’elettronica, solo per fare un esempio. «Basterebbe che si dichiarasse apertamente da dove si prendono i minerali per i PC e i cellulari per rompere questo circolo vizioso», ha spiegato Prendergast.

Gosling con Prendergast e l’attuale ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell.

Catapultato in un’avventura più grande di lui, Gosling ha da subito apprezzato il compito che lo ha atteso, forte di un grande interesse per l’argomento suscitato in primis dalla visione di Hotel Rwanda, insieme a Blood Diamond uno dei film che ha meglio raccontato le lacerazioni storiche ed economiche dell’Africa. Il primo ricordo è legato ad un viaggio di otto anni fa, al confine tra Ruanda e Congo. Una sottile striscia di terra che mostrava con ferocia due mondi agli antipodi. «Le strade non erano state asfaltate di proposito. La nostra guida ci ha raccontato che non c’era modo migliore di quello per impedire alla popolazione di organizzarsi e ribellarsi», scrive Gosling nel libro.

Ryan Gosling e John Prendergast alla presentazione del libro all’UCLA.

Pur ammettendo di non essere un fotografo, Gosling ha considerato un dono il fatto di poter testimoniare storie e vicende dolorose che non sarebbero mai state raccontate dai media: «Tutti avevano la speranza legittima che potessimo condividere la loro storia con quante più persone possibile». E nella loro storia c’è la capacità di andare oltre le atrocità subite. Com’è successo ad Huguette, una ragazzina abusata da un soldato mentre andava a scuola e che ogni giorno era costretta a guardare in faccia l’uomo che l’aveva stuprata. Il sogno di Huguette è diventare un avvocato per impedire che fatti del genere si ripetano.

Gosling in Congo in una delle rare foto che si è fatto scattare.

Il volume non è solo il racconto puntuale dell’evoluzione della vita sociale del Congo, ma diventa oggi una sorta di bussola in un periodo politico molto delicato. Lo scorso mese, infatti, sono stati ratificati i risultati delle recenti elezioni presidenziali che hanno sancito la contestata vittoria di Felix Tshisekedi dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale. Un trionfo, il suo, sconfessato oltre che dall’avversario diretto Martin Fayulu, anche dalla Francia, dal Belgio e dalla Conferenza episcopale della Chiesa Cattolica congolese. Un’altra questione aperta, insomma.

Lascia un Commento

L’addio a Bruno Ganz: Berlino saluta il suo angelo

box office

Box Office | 10 Giorni Senza Mamma al primo posto, solo quarto invece il caso Alita