MILANO – Chi ama Fandango – e sono tanti – sa bene chi è. Attraversava l’intero film con una flemma olimpionica, leggendo, nell’ordine, Il lupo della steppa di Hermann Hesse, Il profeta di Gibran e L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre mentre intorno a lui accadeva di tutto. Chuck Bush interpretava Dorman, il ragazzo con la barba che, senza mai scomporsi, seguiva gli altri Groovers nel loro viaggio. Gli altri erano: Gardner Barnes (un grande Kevin Costner), Phil Hicks (Judd Nelson), Kenneth Waggener (Sam Robards, figlio di Jason) e Lester (Brian Cesak, che dormirà tutto il film). Oggi, a trentasette anni dall’uscita del film, Charles R. Bush III detto Chuck tiene in vita il mito con Ultimate Fandango, un sito per fan e devoti al culto, e non ha mai dimenticato quei giorni sul set. Qui ricorda a Hot Corn come nacque un viaggio che ancora non è finito.
LA SCOPERTA – «Sono stato scoperto per caso dal regista, Kevin Reynolds, e dal suo amico e assistente, Mark Illsley. Era la notte del 3 aprile del 1983: stavo entrando in un 7-Eleven e mi videro casualmente passare là. Stavano ancora cercando l’attore giusto che potesse interpretare Dorman nonostante mancassero pochi giorni dall’inizio delle riprese di Fandango. Qualche anno fa in un’intervsta Mark ha ricordato che non appena mi videro si dissero che ero io. Dovevo essere io Dorman. Il resto è storia. Quella notte Mark mi fermò e mi chiese se mi sarebbe piaciuto girare un film. Così lo seguii e al loro hotel conobbi anche il produttore, Tim Zinneman. Mi ingaggiarono immediatamente e mi trasferii lì con loro. Cominciammo a girare pochi giorni dopo…».
IL RICORDO – «Il set fu fantastico. Ero completamente affascinato dagli oggetti di scena e dalle telecamere. E la troupe, che magia! Judd (Nelson, nda) e Sam (Robards, nda) mi aiutarono, cercando di farmi capire come recitare e Kevin (Costner, nda) era sempre molto concentrato su quello che c’era da girare. Noi cinque eravamo sempre insieme anche lontano dal set e questo abbia contribuito molto a creare l’unione che si vede poi sullo schermo. Sarò sempre grato per l’aiuto e la gentilezza che mi dimostrarono durante le riprese. Tra l’altro molto tempo dopo io e Judd abbiamo anche girato un altro film insieme, nel 2010 (Fight or Flight, nda). Fu molto bello ritrovarsi…».
IL FILM – «Perché oggi Fandango è ancora un cult per molte persone? Dunque, vediamo: ho passato molto tempo con i fan e la risposta è che quello che vediamo nel film riecheggia nelle vite di molte delle persone che oggi lo amano. Molte persone che incontro mi raccontano dei loro amici, dei loro viaggi e perfino della loro passione per il paracadutismo. Per molta gente Fandango è diventato nel corso degli anni un film molto personale, qualcosa con cui si relazionano facilmente e a cui tornano spesso…».
I GROOVERS – «Sono passati tanti anni, ma sono ancora in contatto sia con Kevin Costner che con Judd Nelson, non solo, spesso io e Kevin Reynolds ci scriviamo via mail. Sono anni invece che non parlo con Sam Robards e Elizabeth Daily e devo dire che è uno dei più grandi rimpianti che ho. Invece sento ancora Brian Cesak, che era Lester, il quinto Groover che non parla mai, Robyn Rose Tatu (Lorna) e Marvin McIntyre, il pilota Truman Sparks che fa le lezioni di paracadute. Brian, Robyn e Marvin sono anche molto vicini al progetto Ultimate Fandango, il nostro ritrovo abituale assieme ai fan. Il prossimo sarà nel 2023 e devo ringraziare Jeff Brookings e Bonnie LeRoe per averlo mantenuto vivo negli anni».
LA SCENA – «La mia scena preferita? Una sola? Ne ho molte, ma se devo indicarne due, allora dico che la scena del treno e quella della scuola di paracadutismo sono le mie preferite. Ricordo ancora il lazo con cui cercavo di agganciare quel treno. Rivedo spesso Fandango, sì, l’ultima volta è stato lo scorso ottobre a LaJitas, in Texas, durante il nostro ultimo meeting con i fan. Era un piccolo cinema con un piccolo gruppo di quelli che sono i più grandi fan del mondo. Abbiamo anche rcevuto un messaggio speciale da parte di Kevin Costner, che è sempre molto gentile e ci manda sempre messaggi di supporto. Anzi, voglio ringraziarlo per la sua amicizia e per il suo supporto…».
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