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Cannes 2021, i tamponi e quell’inutile polemica (ancora una volta) italiana

La svolta di Thierry Frémaux: distanze azzerate ma screening ogni 48H (per chi non è immune)

Pierre Lescure e Thierry Frémaux annunciano la selezione di Cannes 2021. Image Credit: Serge Arnal
Pierre Lescure e Thierry Frémaux annunciano la selezione di Cannes 2021. Image Credit: Serge Arnal

ROMA – Ci siamo, il Festival di Cannes torna dal 6 al 17 luglio. Il programma, diramato da Thierry Frémaux, è di quelli che puntano dritti dritti alle stelle: c’è il grande cinema europeo, c’è il fascino del cinema asiatico e c’è il ritorno di Hollywood, quella del glamour, dei red carpet, della folla in cerca di autografi. Da una parte Wes Anderson con The French Dispatch, dall’altra il presidente di giuria, Spike Lee. Ecco Nanni Moretti con il suo Tre Piani e Jodie Foster che riceva la Palma alla Carriera. E poi il film d’apertura, Annette di Leos Carax, con una delle coppie dell’anno: Marion Cotillard e Adam Driver. Sulla Croisette anche Matt Damon con Stillwater, e ancora Asghar Farhadi, Paul Verhoeven, Jacques Audiard. Insomma, la lista – come sempre – è lunga, pregna, potente e prepotente.

Sul red carpet di Cannes
Sul red carpet di Cannes

Ma inutile girarci intorno, l’elefante nella stanza c’è, ed è pure bello grosso. Come sarà la prima (e sì, dobbiamo e vogliamo dire l’ultima) Cannes “distanziata”? Strano ma vero, il più normale possibile. Finalmente, aggiungiamo noi: ci saranno le file, ci sarà il cibo di pessima qualità, ci saranno i dibatti, le conferenza, le attese. E, parallelamente, ci saranno anche le mascherine e sì, i tamponi ogni 48 ore per chi non ha mai avuto il Covid o chi non ha ancora fatto il doppio shot di vaccino. Cannes, prima del programma, ha diramato le linee guida per gli accreditati, pubblico, industry o stampa che sia. Come detto, chi non è ancora immunizzato totalmente deve prenotare on-line ogni due giorni un tampone espresso, da effettuare comodamente vicino al Palais.

E gli altri? Finalmente liberi di vivere, di gustarsi un film, di non pensare più alle quarantene né ai rischi, calcolati o meno. Non solo: Fremaux ha confermato che nelle sale il distanziamento non ci sarà. Le mascherine dovranno ovviamente essere indossate, ma tutti i posti saranno – meravigliosamente – occupati. Dunque, visto che si deve tornare al più presto alla normalità, perché è montata la polemica per queste linee guida? È davvero un problema perdere 15 minuti ogni due giorni per assicurarsi la tranquillità di poter vivere di nuovo un Festival senza paura del vicino di posto? È davvero così spaventoso entrare in una sala piena e occupata quasi totalmente da persone immunizzate? Sul serio si vorrebbero dimezzare gli accreditati, facendo così diventare Cannes ancora più elitario?

Pierre Lescure e Thierry Frémaux. Image Credit: Serge Arnal
Pierre Lescure e Thierry Frémaux. Image Credit: Serge Arnal

È così sconvolgente tornare a fare le lunghe file all’aperto (e ci saranno almeno 35°…), condividendo con dei perfetti sconosciuti opinioni sul film appena visto? Perché – soprattutto in Italia, guarda caso – si è voluto polemizzare con questa organizzazione che, di rischioso (sic!), non ha nulla? È aberrante pensare che tutto sia un rischio anche quando non lo è. Anzi, Cannes è il primo, vero ritorno alla normalità per quanto riguarda il settore cinema (forse, più degli Oscar), industria tra le più penalizzate in questa sfiancante crisi. La regola dei tamponi ogni 48H per una parte di pubblico permette che questo azzardo diventi invece una regola lungimirante e intelligente, in grado di garantire una necessaria, totale e irreversibile ripresa. A questo punto, chi non è d’accordo, può continuare a restare a casa. E magari lamentarsi via Zoom.

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