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Californie | Il cinema di Cassigoli & Kauffman e il viaggio di una ragazza meravigliosa

La rivelazione Khadija Jaafari è la protagonista di un coming-of-age attuale e rivelatorio

Un dettaglio del poster di Californie

VENEZIA – Una palestra dove si tira la boxe, il vociare sull’autobus da prendere la mattina per andare a scuola, la marmitta di un motorino modificato, che rimbomba tra le strade di Torre Annunziata. Anzi, solo Torre, come la chiama lei. Lei, in questo caso, ha prima nove anni e poi, via via, ne arriva a compiere quattordici. Cinque anni che sembrano una vita intera; cinque anni che immortalano in 4:3 – per lasciare fuori il superfluo e focalizzarsi solo e soltanto sulla protagonista – un’età complicata, messa in mezzo, tra l’infanzia e l’adolescenza. È un film molto bello Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, perché con poche parole e poche note (alla colonna sonora Giorgio Giampà), fotografa perfettamente la drammatica bellezza di una ragazza, Jamila, di origini marocchine, che con il sogno della boxe, finisce per rifugiarsi dietro una corazza costruita dalla solitudine e dall’assenza della sua famiglia.

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Khadija Jaafari è Jamila

Girato davvero in cinque anni, il film di Cassigoli & Kauffman (presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 78) mette al centro della sua poetica narrazione la protagonista, interpretata da una rivelazione chiamata Khadija Jaafari. Come vuole la regola del (Neo)realismo (e il cinema neorealista, in Italia, continua a venir girato e prodotto), Khadija non è un’attrice professionista, incontrata per caso dai registi durante la lavorazione del loro documentario, Butterfly. Ne sono rimasti talmente colpiti che, per intuito cinematografico, hanno voluto sovrapporre la figura di Jamila con quella di Khadija, dando vita ad una viaggio fatto di contraddizioni, di tenacia, di ombre e di luci. Così, il risultato non può che essere profondamente vero: ci ritroviamo accanto a Jamila/Khadija, ci poniamo delle domande ed empatizziamo con lei, con la sua incredibile testa e il suo cuore nobile, schiacciato però da un mondo che lascia indietro chi non suona a tempo, chi non sa scegliere e chi, (in)consapevolmente, sceglie male il proprio futuro.

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Orizzonti

La Jamila di Californie – scoprirete poi il significato dietro questo titolo così inusuale ma significativo – anno dopo anno si evolve e affronta il tempo, elemento imprescindibile con cui gli autori (e la stessa Khadija) ciclicamente tornano a farci i conti. Un tempo che corre veloce, ancora più veloce quando la ragazza – straordinariamente intelligente – decide di mollare la scuola, avendo somatizzato in modo fuorviante e decostruttivo la perdita del lavoro di sua madre. Lasciati i banchi, a soli tredici anni, come tante sue coetanee che hanno a che fare con il disagio e l’abbandono, trova lavoro in un salone da parrucchiera: qualche soldo, il motorino (elettrico), il cellulare su cui stare immersa tutto il giorno, inseguendo chissà chi o chissà cosa. Allora, vendendola sprecarsi così, monta l’incredulità e la rabbia per una fetta di generazione – quella più precaria, più vulnerabile, più bella – totalmente lasciata ad un destino bruciato.

Verso il futuro

Dunque, il film di Cassigoli & Kauffman, scritto insieme a Vanessa Picciarelli, enfatizza quanto l’argomento della crescita – i tanto amati coming-of-age – sia per la coppia di autori un argomento centrale, importante per raccontare al pubblico gli aspetti più nascosti di chi entra nell’età più delicata di tutte. Perché poi il tema principale è anche l’identità, quella che prova a costruire Jamila e quella che riguarda, poi, tutti noi. Seguendo la crescita della ragazza, Californie tratteggia un pensiero sia concreto che astratto, per immagini che sembrano sia documentaristiche che di finzione. Proprio per questo i registi riescono a farci entrare (non senza difficoltà produttive) nell’universo chiuso di Jamila, ci portano nella sua amata Torre, mischiando emozioni e percezioni, riflettendo – senza mai giudicare – il profilo di una ragazza che vorremmo idealmente abbracciare.

Qui l’intervista ai registi Cassigoli & Kauffman:

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