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Black Adam | Ma com’è il nuovo cinecomic DC con Dwayne Johnson?

Un’ottima scenografia (e un grande Pierce Brosnan) per un cinecomic dallo spettacolo canonico

Black Adam, un nuovo eroe nel DC Extended Universe
Black Adam, un nuovo eroe nel DC Extended Universe

ROMA – Nulla di nuovo all’orizzonte, ma potrebbe anche andare bene così. Altro giro e altra corsa per il DC Extended Universe, che con Black Adam diretto dal bravo Jaume Collet-Sera ci fa scoprire un supereroe che, in questo caso, sarebbe meglio chiamare anti-eroe. Già perché il personaggio, creato da Otto Binder e C.C. Beck, che sembra cucito apposta sul fisico e sulla personalità di Dwayne Johnson, potrebbe essere l’esatto opposto del concetto di eroe. O almeno, il contrario dell’eroe tipico dei fumetti e dei moderni cinecomics. Un punto d’interesse, unito poi all’approccio spudoratamente spettacolare del film che, contestualizzato nell’universo DC, è la classica origin story che va esattamente nell’esatta direzione immaginata, senza troppi scossoni.

La storia, firmata da Rory Haines, Sohrab Noshirvani e Adam Sztykiel, ci trascina letteralmente nell’antica Kahndaq, un’avanzata città nata ancora prima di Roma. In un incipit che introduce l’azione, scopriamo che gli Dei hanno conferito i poteri allo schiavo Teth-Adam (che diventerà poi Black Adam) In preda alla rabbia, l’uomo utilizza i suoi poteri per vendetta, finendo così intrappolato dagli stessi Dei. Cinquemila anni dopo viene risvegliato, mentre la sua figura è, intanto, diventata leggenda. Una volta libero, e in una Kahndaq ormai irriconoscibile, l’eroe dovrò affrontare una minaccia che arriva direttamente dal millenario passato. Non solo, sulle sue tracce c’è anche la Justice Society formata da Hawkman (Aldis Hodge), Doctor Fate (Pierce Brosnan, vero plus del film), Atom Smasher (Noah Centineo) e Cyclone (Quintessa Swidell).

Come detto, la direzione di Black Adam è quella ampiamente pre-confezionata, con la narrazione divisa in atti e con una risoluzione finale vista e rivista, mentre serpeggiano i dubbi se l’eroe in questione sia una figura da ammirare o criticare (i tempi oscuri richiedono mezzi oscuri?). Questo, visto l’approccio e vista la sua dimensione spettacolare, non è di per sé un grosso limite, anche perché è lampante il suo non volersi quasi mai prendere troppo sul serio. E, come per altri titoli DC, anche quello di Jaume Collet-Sera sembra rifarsi ad una messa in scena Anni Novanta, ma con più budget e più effetti. C’è però una cosa che ci ha particolarmente colpito: la scenografia di Tom Meyer. La Kahndaq di Black Adam è il centro totale dell’azione, e la sua concezione a metà tra Il Cairo e Bangkok rende – per quanto possibile – originale un prodotto disegnato onestamente e pensato per intrattenere senza troppe sfumature.

E qui il trailer di Black Adam:

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