Quando nel 1983 uscì Il mondo secondo Garp – tratto dal romanzo di John Irving – l’impatto femminista che il film ebbe nei confronti del pubblico fu enorme, tanto da essere vietato ai minori di 17 anni. Il volto dell’infermiera era di un’esordiente: Glenn Close. Con all’attivo ben quarantadue film in trentasei anni di carriera, l’attrice da allora ha lavorato con i più importanti registi della scena – da Zeffirelli a Kaplan, da Oz a Howard, passando per Altman, Ivory e Frears – in pellicole a cui si aggiungono sedici film per la tv, diverse serie – tra cui Damages, di cui è protagonista assoluta – e poi teatro, il primo vero amore, doppiaggio e documentari. Tre Emmy vinti, due Golden Globe, un SAGA e tre Tony. E le nomination all’Oscar? Sei: per Il mondo secondo Garp, Il grande freddo, Il migliore, Attrazione fatale, Le relazioni pericolose e Albert Nobbs. Statuette vinte? Zero.

L’Academy non ha mai ritenuto opportuno far brillare per almeno uno dei film la stella della Close, ma spulciando gli archivi si scopre che se battere Meryl Streep in The Iron Lady era una missione impossibile, magari contro Cher per Stregata dalla luna qualche chance poteva esserci davvero, senza dimenticare che per Il grande freddo – candidata come miglior attrice non protagonista – fu battuta da Linda Hunt che ne Un anno vissuto pericolosamente interpretava il ruolo di un uomo.

Viene poi da chiedersi cosa, esattamente, non abbia mai convinto i membri dell’Academy della paura genuina che la bunny boiler Alex in Attrazione Fatale evocava. Alex – personaggio forse più attuale oggi di ieri – era l’apoteosi della stalker: impulsiva, drammatica, incurante delle conseguenze. L’escalation di emozioni, dall’autolesionismo distruttivo all’ossessione, fino all’omicidio premeditato, sono portate sul grande schermo dalla Close con una realtà e una autenticità sconosciute a molte attrici della Hollywood contemporanea, magari anche vincitrici di un Oscar.

Oggi la Close ha settantuno anni, i ruoli importanti sono sempre meno e anche le possibilità di vincere una statuetta più che meritata. Rimane forse un’ultima occasione, sempre più concreta dopo la vittoria del Golden Globe per The Wife. Ultima chiamata? Probabilmente sì. E noi stiamo con lei.
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