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Alberto Barbera: «Venezia, la Berlinale, gli Oscar e l’importanza dei festival…»

Berlino, le nomination, i festival. In conversazione con Mister Oscar: il Direttore della Mostra di Venezia

Mister Oscar: Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

BERLINO – Da Venezia a Berlino passando dagli Oscar e pensando alla Mostra che verrà: la Berlinale è da sempre un osservatorio privilegiato sull’anno di cinema che ci attende e quindi nella nostra serie di interviste non potevamo non coinvolgere anche Alberto Barbera, Direttore della Mostra del Cinema di Venezia ormai soprannominato Mister Oscar visto che da Gravity e La La Land fino a La forma dell’acqua i film che seleziona alla Mostra finiscono poi quasi sempre con una statuetta sul comodino. «Diciamo che ci ho preso parecchie volte, sì. Il mio rapporto con Berlino e la Berlinale? Magnifico, da sempre», spiega Barbera a Hot Corn, «conosco Carlo Chatrian da molti anni, da quando era ancora un ragazzo alle prime armi ad Aosta e muoveva i primi passi nelle manifestazioni cinematografiche. Ho lavorato spesso con lui al Museo del Cinema di Torino e poi anche a Locarno. È un grande professionista con una competenza indiscutibile…».

Alberto Barbera in posa all’ultima Mostra di Venezia.

LA MOSTRA E LA BERLINALE – «Conflitti? No, mai avuti, anche perché la Mostra di Venezia e la Berlinale si svolgono a molti mesi di distanza. La maggior parte dei film disponibili per Venezia sono pronti per l’estate e così non è mai accaduto che qualcuno rifiutasse per uno o per l’altro. Il rapporto rimane ottimo e amichevole, in passato abbiamo avuto tante occasioni di collaborazione, a partire dall’anno del COVID in cui ci fu grande solidarietà. Sono anche molto amico di Mariette Rissenbeek, spesso ci parliamo e ci scambiamo informazioni, tanto che se mi rendo conto che un film non ha spazio alla Mostra sono ben felice di consigliarlo».

Un dettaglio del mercato della Berlinale, l’EFM.

VENEZIA E L’OSCAR – «Sì, anche quest’anno abbiamo molti film passati dalla Mostra e candidati all’Oscar, saranno sette. Non solo però Povere creature! e Io Capitano, ci tengo a sottolineare la varietà di tipologia dei titoli, segno che ci stiamo muovendo bene a 360 gradi all’interno della produzione mondiale. Penso anche alle nomination a La meravigliosa storia di Henry Sugar di Wes Anderson oppure ad un titolo particolare come Bobi Wine: The People’s President di Moses Bwayo e Christopher Sharp senza dimenticare Maestro di Bradley Cooper e La Sociedad de la Nieve. Poi il fatto che Matteo Garrone sia in cinquina da italiani è un’ulteriore soddisfazione, ovvio».

Povere creature! di Yorgos Lanthimos, Leone d'Oro a Venezia 80
Povere creature! di Yorgos Lanthimos, Leone d’Oro a Venezia e ora agli Oscar.

FILM DA OSCAR – «No, non è difficile intuire sin dalla prima proiezione se un film è destinato o meno ad una lunga strada. Possono sempre capitare sorprese imprevedibili, ma non di rado si ha subito la percezione di avere tra le mani un film destinato ad un ruolo da protagonista nella corsa agli Oscar. A me è successo spesso in questi anni, da Gravity a Birdman passando per La La Land o La forma dell’acqua. È senza dubbio una grande soddisfazione, anche perché ho preso la Mostra in un momento di grande difficolta dovuto alla grande concorrenza di rassegne come Telluride, Toronto, ovviamente Cannes, ma anche New York e San Sebastian. Il fatto di essere riusciti a portare Venezia di nuovo in alto è il risultato di una grande scommessa fatta all’inizio e che nell’arco di dieci anni possiamo dire abbia dato i suoi frutti».

La forma dell'acqua di Guillermo del Toro, Leone d'Oro a Venezia 74
La forma dell’acqua di Guillermo del Toro, Leone d’Oro a Venezia nel 2017 e poi Oscar.

IL RUOLO DEI FESTIVAL – «Se servono ancora i festival? Sì, anzi oggi hanno un ruolo centrale perché servono alle case di produzione e distribuzione per essere più efficaci nella promozione: la visibilità che ti offre una rassegna prestigiosa dura molto e serve anche a mesi dall’uscita in sala quando il film andrà poi sulle piattaforme. C’è stato un momento, con l’avvento dello streaming e il COVID e post COVID, dove qualcuno ha iniziato a pensare che non servissero perché le piattaforme non ne avevano bisogno. Invece questo pensiero è stato smentito completamente, anzi oggi – paradossalmente – i festival sono più importanti. Sia, come detto, perché sono generatori formidabili di promozione e passaparola per il pubblico, poi perché le piattaforme che ormai hanno preso il posto dei grandi Studios di Hollywood, hanno maggior bisogno di certificazione di qualità, cosa che solo un festival può dare. Oggi sono loro stessi a dire a noi che i film che passano per i festival hanno poi un successo maggiore anche in streaming».

Orsi e premi: un’immagine della Berlinale.

VENEZIA 81 – «Abbiamo già iniziato a vedere un po’ di film, con frequenza sempre maggiore. Dopo la pandemia sono cambiate molte dinamiche: prima del COVID avevamo la maggior parte dei film selezionati subito dopo Cannes, oggi invece è saltato il calendario e quando un produttore ha un titolo pronto lo manda già in autunno, quindi siamo già in fase di selezione».

  • INTERVISTE | Carlo Chatrian: «Io, la mia Berlinale…»
  • INTERVISTE | Piera Detassis: «The evolution of the Italian Cinema Academy
  • VIDEO | Qui la conferenza con il programma della Berlinale

 

 

 

 

 

 

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