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1923 | Harrison Ford, Helen Mirren e il secondo capitolo di una grande epopea

Dopo 1883, torniamo nel background di Yellowstone con una grande serie. Su Paramount+

1923
Harrison Ford e Helen Mirren in una scena di 1923.

ROMA – Nei primi anni del XX secolo, dopo aver messo radici nel Montana, una nuova generazione di Dutton – guidata dal patriarca Jacob e dalla matriarca Cara – dovrà fronteggiare un periodo di profondi cambiamenti ed evoluzioni che affliggeranno l’Ovest americano. Questa la sinossi di 1923, secondo capitolo della storia delle origini dello straordinario Yellowstone – giunto ormai alla quinta stagione – ideato e scritto da Taylor Sheridan e prodotta da John e Art Linson. La serie sarà disponibile dal 12 febbraio su Paramount + con due episodi al lancio e un nuovo episodio ogni settimana per un’epopea che, dopo la performance da record di 1883 (risultato essere la serie più vista della piattaforma nonché «la prima stagione più costosa di uno show mai realizzata») proprio non vuole smettere di stupire e di stupirci.

Jacob e Cara: Harrison Ford e Helen Mirren, trentasei anni dopo Mosquito Coast.

E non solo per un cast di valore assoluto che vede, accanto ai titanici Harrison Ford e Helen Mirren – di nuovo coppia a trentasei anni di distanza da quel cult assoluto di Mosquito Coast di Peter Weir – altri pezzi da novanta come Jeremy Flynn e James Badge Dale, giovani interessanti come Julia Schlaepfer, Brandon Sklenar, Aminah Nieves e Darren Mann, oltre che partecipazioni preziose di volti noti al grande pubblico come Timothy Dalton, Tim McKay, Jennifer Ehle, Bruce Davison, Robert Patrick e Peter Stormare. Tutto questo perché – anche solo in termini storiografici – 1923 permette finalmente a Sheridan di scavare in profondità alle origini del Novecento americano (e non solo quello) riportando alla luce episodi dimenticati, qui rievocati e manipolati.

Harrison Ford è Jacob Dutton in una scena di 1923
No, non è Witness: Harrison Ford è Jacob Dutton in 1923.

Come quello dell’avventuroso-e-romantico segmento narrativo africano ispirato ai cosiddetti Mangiatori di uomini dello Tsavo, la Spagnola del 1918 con cui giocare di simbiosi tematica con il presente pandemico, le rivoluzioni sociali a sfondo religioso dei Metodisti, presbiteriani, congregazionisti e battisti che videro donne della classe media partecipare attivamente alla vita politica di un Paese in mutamento. E ancora, gli effetti dello shock da granata sui reduci della Grande Guerra affetti da PTSD, ma soprattutto gli albori della Grande Depressione del 1929 che vide il Montana tristemente anticipatore tra una straordinaria siccità, un’infestazione di locuste e la conseguente domanda di prodotti agricoli ridotta che portò tra il 1923 e il 1925 oltre 70.000 proprietari terrieri al fallimento.

Helen Mirren è la matriarca Cara Dutton

Nel mezzo c’è 1923 che è la naturale prosecuzione narrativa di 1883, primo capitolo delle origini dei Dutton con protagonisti Sam Elliott, una coppia Tim McGraw-Faith Hill da leggenda e una Isabel May assoluta rivelazione. Quelle origini vennero dipinte in un affresco western sporco, vivido, duro, a metà tra Budd Boetticher e Sam Peckinpah, poi incanalate in un viaggio all’inferno verso Ovest che era totale demitizzazione della Frontiera, della nobile levatura dei pionieri e di una dicotomia cowboy-indiani in bilico tra classicismo e revisionismo. Ma non solo, perché 1923 è ovviamente anche il raccordo tematico con il moderno Yellowstone dei contemporanei Dutton capeggiati da Kevin Costner nel raccontare di civilizzazione, progresso e di intrighi per tenere in piedi un impero, nel registro del western urbano a cavallo tra tradizione e innovazione.

La doppia funzione narrativa di 1923: sequel di 1883 e raccordo tematico di Yellowstone
La doppia funzione di 1923? Sequel di 1883 e raccordo con Yellowstone

Ecco, 1923 è decisamente più vicino al futuro di Yellowstone che non al passato di 1883. E questo pur condividendo con il formidabile predecessore il voice-over della Elsa di Isabel May ricalibrata da Sheridan da omodiegetica a onnisciente nei quarant’anni di scarto narrativi come voce di riferimento nel raccontare la ricca epopea dei Dutton. Espediente quest’ultimo che è sincera espressione di una poetica vivace, fresca, in continuo mutamento, che dalle sceneggiature di Sicario e Soldado passando per Hell or High Water e I segreti di Wind River sino a Mayor of Kingstown e Tulsa King, vede sempre più Taylor Sheridan un factotum creativo degno del Robert Evans dei tempi d’oro. Un ragazzone texano classe 1970 che continua ad avere le idee molto chiare, cosa che per una major gloriosa come la Paramount (e di riflesso per noi spettatori) è solo che un bene. Lunga vita.

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Qui sotto potete vedere il trailer della serie: 

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