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Edgardo Pistone: «Wenders, Scorsese, Kusturica e il cuore di Ciao Bambino…»

Da Napoli a Berlino, tra Bregovic e gli angeli: il regista racconta a Hot Corn il suo cinema del cuore

Edgardo Pistone
Edgardo Pistone, regista di Ciao Bambino, riflette sui suoi film del cuore...

ROMA – Per noi di Hot Corn il suo Ciao Bambino era stata la folgorazione assoluta dell’ultima Festa del Cinema di Roma dove, non a caso, vinse anche il premio per la miglior opera prima, riconoscimento replicato qualche settimana dopo al Black Nights Film Festival di Tallinn con il Premio Speciale della Giuria. In attesa che il film arrivi al cinema – sarà in sala a partire dal 23 gennaio con Filmclub Distribuzione – abbiamo voluto coinvolgere Edgardo Pistone nella nostra speciale rubrica Io & il Cinema (trovate qui le altre puntate) per capire quali siano i suoi film del cuore e quali le visioni che lo hanno accompagnato nella sua crescita.

Ciao Bambino
Edgardo Pistone sul set di Ciao Bambino tra Marco Adamo e Anastasia Kaletchuk.

IL FILM CHE MI HA FATTO CAPIRE LA POTENZA DEL CINEMA – «Non vorrei essere troppo romantico, ma ero uno studente d’arte molto pigro e, quando c’erano materie che non mi andavano, i docenti mi sollecitavano ad abbandonare la lezione. Così me ne andavo a zonzo tra i corridoi o al bar, e in questi giri mi infilai in una classe che aveva la porta aperta. Qui, un professore di fotografia – il mitico Gegè Astone, poi diventato maestro di vita – stava facendo vedere alla classe un film in bianco e nero pieno di malinconia su degli angeli che, pure loro come me, giravano a zonzo per la vita. Per un quindicenne, o almeno per me, i film in bianco e nero erano solo i film di Totò visti sui canali regionali, invece in quel caso era Il Cielo Sopra Berlino di Wim Wenders. Un film che sembrava parlasse di me nonostante quei due angeli invisibili fossero a Berlino, una città lontanissima. Erano invisibili, una condizione peculiare proprio dell’adolescenza: invisibili, curiosi e – nonostante la vitalità – estranei alla vita…».

Damiel e Cassiel ovvero Bruno Ganz e Otto Sanders ne Il cielo sopra Berlino.

IL FILM CHE POTREI VEDERE ALL’INFINITO – «Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese è stato uno dei primi amori, quando i film venivano visti a prescindere dal regista, ovvero una folgorazione avulsa da dietrologie cinefile . Gli attori, la musica e l’uso della macchina da presa, il montaggio e il ritmo di quel film sono singolari, appartengono solo a Scorsese. Oggi guardo Quei bravi ragazzi come una grande commedia gangster, un’epopea bambinesca, una bellissima storia di amicizia fatta di amore e tradimenti. Ovviamente si guarda il film con più gusto perché sorretto dalla sua filmografia e da film come Toro scatenato e Taxi Driver. In fondo – volendo schematizzare tutta la filmografia di Scorsese – si può sintetizzare con un solo film, sempre lo stesso: un uomo vuole sostituirsi a Dio e fallisce miseramente…».

Joe Pesci e Ray Liotta in una scena di Quei Bravi Ragazzi.

numero treLA MIA COLONNA SONORA PREFERITA – «Quello che è riuscito a farlo Emir Kusturica con Goran Bregovic non credo sia riuscito nessuno a fare. Le sue colonne sonore sono un mix perfetto di musica etnica e gusto sonoro che, al di là del discorso culturale e cinematografico, sono semplicemente belle. Tuttavia, già solo ascoltare la musica è un’esperienza cinematografica in sé poichè ti trasporta in mondi lontani e sconosciuti, penso a Il tempo dei gitani o a Underground, e l’aspetto sentimentale è già chiaramente codificato. Poi mi fanno sempre un certo effetto Zbigniew Preisner nei film di Kieslowski e Mihály Víg nei film di Béla Tarr, ma quel genere di musica essendo più solenne, non la ascolto in macchina in mezzo al traffico come faccio invece con il Bregovic di Kusturica…».

Una scena de Il tempo dei gitani di Emir Kusturica.

IL REGISTA CHE AMO ALLA FOLLIA – «Qui sono molto indeciso, perché amo alla follia molti registi e cerco di vedere tutti i loro film quando li amo. Siccome sono indeciso ne dico tre: Martin Scorsese, Emir Kusturica e Paolo Sorrentino. Sono cresciuto a Napoli e quando Sorrentino girò Il Divo avevo 18 anni e quando fece La Grande Bellezza ne avevo 23, quindi all’epoca o si era bastian contrari o si restava estasiati. Credo che Sorrentino sia un vero cineasta, un regista che tradisce sempre le aspettative perché col cinema si diverte. Ecco, se c’è una cosa che accomuna gli autori che amo è questa: il divertimento nel fare cinema. Poi mi voglio concedere una trasgressione alla domanda: Fellini, Petri, Kieślowski, Béla Tarr, Godard, Truffaut, Bresson, Reygadas, Bruno Dumont, Audiard, Wong Kar-wai, P. T. Anderson, Haneke e Lanthimos, ma potrei continuare all’infinito…».

Paolo Sorrentino e Toni Servillo sul set de Il Divo. Era il 2008.

IL FILM CHE HA INFLUENZATO IL MIO FILM – «Direi forse Chi sta bussando alla mia porta, il primo film di Martin Scorsese, in particolare per la libertà narrativa ed espressiva. Tenevo moltissimo alla rappresentazione dell’incertezza sentimentale dell’individuo (interpretato da Marco Adamo) condizionato, soprattutto nelle sue decisioni, dal contesto culturale in cui è cresciuto, attraverso il conflitto sia morale che spirituale. Contesto da cui deriva inevitabilmente anche il senso di colpa nel provare i suoi sentimenti più sinceri. Ovviamente ce ne sono altri che non vi dico perché ne sono troppi…».

  • OPINIONI | Ciao Bambino e quel film da non perdere…
  • IO E IL CINEMA | Qui gli altri ospiti della nostra rubrica
  • VIDEO | Edgardo Pistone al nostro Hot Corner
  • VIDEO | Una clip in anteprima di Ciao Bambino:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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