MILANO – Si sa, ci sono diversi temi che si accavallano sempre tra fumetto e cinema, ma certamente quello più frequente è la lotta tra bene e male. I primi sono indubbiamente i supereroi, con i loro universi complessi e cervelloticamente intersecati, dove la battaglia si svolge su numerosi piani dimensionali grazie ai superpoteri. Esiste invece un altro modo di affrontare lo scontro tra bene e male che sia cinema che fumetto continuano ad esplorare, molto più vicino alla realtà: quello del crimine e di chi lo combatte. Qui non ci sono superpoteri ad aiutare il bene ma cervello, pazienza e tutta la determinazione necessaria a concludere estenuanti indagini con successo. In questo filone si inserisce la serie a fumetti Milano Criminale ideata da Paolo Roversi, Luigi Formola e Boris Squarcio, edita da Edizioni NPE e giunta al terzo albo, dedicato ai più famosi eventi e bande criminali degli anni Sessanta a Milano.

A quelle gesta e quei personaggi si ispirò il cinema di genere poliziottesco, che ai cittadini sovreccitati dai morbosi dettagli della cronaca nera dell’epoca sulle più sanguinose rapine, dava in pasto film con commissari tenebrosi dal grilletto facile, che superando i vincoli di una legge che legava le mani alla polizia, soddisfacevano il bisogno di risposte della gente, il tutto condito da eccellenti colonne sonore prodotte e suonate dai migliori musicisti prog dell’epoca. I primi tre volumi di Milano Criminale (La rapina del secolo, Il solista del mitra, Il bandito dai denti di lupo), riadattamento a fumetti dell’omonimo romanzo dello stesso Roversi, sono dedicati alla rapina di via Osoppo, al solista del mitra e alla banda Cavallero e raccontano dal punto di vista del crimine e della Polizia quei momenti di cronaca che segnarono l’immaginario di un’epoca scomparsa, consegnata alla storia come quella Milano fatta di mille industrie e di mille muri e cieli grigi che non esiste più.

Erano nomi che in città passavano di bocca in bocca e facevano paura, ma nei bar e nei mercati popolari risvegliavano anche un’ammirazione sussurrata a mezza voce. Era una criminalità tutta locale, che esercitava una qualche forma di timorato consenso, ma non per questo era meno feroce. Era gente spinta dal desiderio bulimico di denaro facile, da bruciare tra night, champagne e prostitute. Erano la risposta distorta ai primi stimoli del consumismo, erano il lato oscuro del boom economico. Dalla parte opposta rispetto a queste esuberanti forze del caos che si muovevano in città facendo colpi che lasciavano morti innocenti sull’asfalto c’erano le forze dell’ordine, che combattevano una battaglia complicata dal basso livello di organizzazione di quelle bande.

Sullo sfondo, una Milano fatta di quartieri, con le loro anime, le loro povertà ma anche la loro solidarietà e identità. La serie Milano Criminale di NPE attraverso un bianco e nero perfettamente adeguato per ambientazione e argomento, non indugia né su proiettili che fischiano, né sulla sete di vendetta ma si concentra sulle storie, sugli eventi e i relativi punti vista dei criminali e della Polizia, riportando alla luce le ombre di un mondo lontano, di una criminalità passata che forse è stata anche la prima forma di criminalità moderna. Storia di una criminalità che segnò profondamente, anche negli anni a venire, la città. Tre albi da leggere nelle sere d’inverno con il traffico e i Calibro 35 di sottofondo.
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Qui sotto potete vedere una featurette a tema Milano Criminale
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