MILANO – «How can you mend a broken heart?» si domandava una vecchia (e grande) canzone dei Bee Gees. Nel caso di Rob Fleming si trattava di trascorrere il tempo a stilare classifiche di ogni cosa, chiudendosi nel proprio negozio di musica con gli amici, per ripensare in modo ossessivo a tutte le proprie relazioni sbagliate. Se la storia vi sembra famigliare significa che avete letto il romanzo cult di Nick Hornby oppure che avete visto Alta fedeltà, l’adattamento cinematografico con John Cusack del 2000 (in cui appariva anche Bruce Springsteen. Vent’anni più tardi però, nel 2020, sembra un’epoca fa, quel sublime mix di cuori infranti e note perfette ritornò sullo schermo, quello televisivo, trasformando Rob in Robyn Brooks, personaggio che ha l’aspetto di Zoë Kravitz in High Fidelity, serie che trovate su Disney + e che ovviamente non poteva mancare nella nostra rubrica Rock Corn (trovate qui le altre puntate).

Ma venga messa subito a verbale una cosa: Zoë Kravitz non più solo una figlia d’arte – papà e mamma sono Lenny Kravitz e Lisa Bonet (quest’ultima nel cast del film originale, tra l’altro) -, ma un’attrice in piena ascesa e continua mutazione, tanto che la vedremo nel 2025 anche in Self-Portrait a fianco di Thomasin McKenzie e che di recente ha perfino firmato il suo formidabile esordio alla regia con Blink Twice. Ma non facciamo confusione: la sua Rob vive a Brooklyn e veste spesso come Kurt Cobain, con un tocco alla Michael Jackson, quando indossa calzini bianchi e mocassini. È una ragazza che vive seguendo un ritmo tutto suo, quello scandito dai dischi in vinile, mentre cerca di riprendersi dalla rottura con Russell McCormack detto, interpretato da Kingsley Ben-Adir, ovvero Bob Marley nel recente biopic.

Altri segni particolari? Rob ha come fata madrina Debbie Harry (!). A condividere le giornate con lei ci sono l’amica Cherise (Da’Vine Joy Randolph) e l’ex boyfriend che si è scoperto gay Simon (David H. Holmes). Uniti da una viscerale passione per la musica, i tre hanno un rapporto quasi simbiotico con i dischi tanto da “scegliere” a chi venderli, come vediamo in una scena già cult: una cliente vuole regalare Off the Wall al fidanzato, ma la poverina si ritrova incastrata in una discussione fra i protagonisti, che si domandano quanto sia opportuno commercializzare la musica di un (presunto) pedofilo come Michael Jackson. Poteva essere un azzardo, eppure, rivista oggi, High Fidelity, non è un semplice (ri)arrangiamento della storia di Hornby (qui convolto come produttore esecutivo) o ad una cover a episodi del film di Frears, ma qualcosa con un’identità propria.

Questa versione di Alta Fedeltà ha un’identità o un sound, se preferite, tutto suo e ben definito. Non si crogiola nella nostalgia, ma si adatta allo spirito del tempo: Rob vive in vinile, ma pratica la sottile arte di creare playlist usando Spotify (sì, quello che sentite in sottofondo è il rumore del cuore dei puristi che si spezza). Insomma, sì: High Fidelity è un gioiellino televisivo da recuperare, che all’uscita venne un po’ trascurato e il merito è anche delle showrunner Sarah Kucserka e Veronica West che hanno affidato la loro creatura a un team di registi tra cui spicca il nome di Natasha Lyonne, ovvero, il genio che ha ideato Russian Dolls. Che jam session pazzesca!
- ROCK CORN | Quando la musica incontra il cinema
- OPINIONI | Blink Twice, la recensione
- Qui il trailer di High Fidelity:
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