VENEZIA – L’ultima volta di Darren Aronofsky sul grande schermo? Risale al 2017. Il film era Mother!, horror psicologico con Jennifer Lawrence presentato al Lido. Il regista torna ora in Concorso alla 79° Mostra del Cinema di Venezia con The Whale, meraviglioso film targato A24 tratto dall’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter. La storia? Quella di Charlie, professore affetto da una grave obesità che prova a riallacciare i rapporti con la figlia adolescente, tra tentativi di riscatto e sensi di colpa. Nel ruolo di Charlie un grande ritorno. Quello di Brendan Fraser che, ci scommettiamo, ha già in tasca un meritatissima nomination agli Oscar…
L’OPERA TEATRALE «Ricordo perfettamente quando lessi sul New York Times la critica alla pièce. Pensai che potesse piacermi, così andato a teatro e l’opera di Samuel D. Hunter mi ha taccato profondamente al punto che mi misi subito in moto per ottenerne i diritti. È stata un’odissea lunga dieci anni quella per far sì che il film si realizzasse. Quelli in scena sono tutti personaggi umani e profondi e mi sembrava un buon luogo dove investire la mia immaginazione».

GLI SPAZI «Ho iniziato a lavorarci con un budget di 20mila dollari e un sogno di realizzare. Questo film mi ha fatto capire che i nostri limiti sono di fatto la nostra via per la libertà. Con Mother! realizzai un film confinato tra le mura di una casa, qui mi sono chiesto come sarebbe stato fare lo stesso con un personaggio poco mobile. Io e Matthew Libatique, (il direttore della fotografia, ndr) abbiamo discusso molto per capire come potesse quel personaggio diventare cinematografico. Quando ho visto il primo montaggio del film, il momento più difficile della vita di un regista, ho provato un senso di sollievo. Non l’ho avvertito come claustrofobico grazie alla scrittura della sceneggiatura e all’uso della macchina da presa».

LA RICERCA DELLA VERITÀ «Questa è una storia dove ognuno si rivela lentamente. Sapevo che il materiale di base aveva un potenziale per mantenere interesse negli spettatori. Non si può giudicare un libro dalla copertina, e credo che questo sia un tema importante nel film. Non possiamo giudicare nessuno in questo film. E crede anche che il modo in cui Charlie sproni i suoi studenti alla ricerca della verità l’ho trovato d’ispirazione».

BRENDAN FRASER «Ci sono voluti dieci anni per il casting. Ho considerato ogni attore presente sul pianeta ma nessuno mi emozionava. Poi, due anni fa ho visto un trailer di un film brasiliano low budget in cui Brandon aveva una parte e ho avuto un’illuminazione. Siamo vicini di casa a New York e quando ci siamo incontrati mi è sembrato perfetto. All’inizio Samuel non era sicuro dell’idea, così ho organizzato un reading in un piccolo teatro di Manhattan con lui e Sadie (Sink, ndr). Ci ha dato i brividi vederli interagire».

L’AMORE «C’è un punto di vista cinico nel film che è quello di sua figlia Ellie che lotta contro la visione ottimistica e d’amore di Charlie. Ma credo che le persone non sono capaci di non amare proprio come dice una battuta che amo molto del film. È questo il messaggio più importante che voglio lanciare al mondo. Tutti stanno abbracciando il lato oscuro ma dobbiamo invece accogliere l’idea che tutti amiamo e dobbiamo aggrapparci a questo».
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