MILANO – Vi sarà forse capitato talvolta (e magari adesso ancor di più) di aver voglia di film teneri e leggeri, che facciano della semplicità il loro marchio di fabbrica. Se son queste le vostre prerogative, allora dovete assolutamente recuperare Il mio amico giardiniere di Jean Becker nuovo protagonista della nostra rubrica French Touch (qui tutte le altre puntate). Perché? Perché è una moderna reinterpretazione dell’annoso confronto tra uomo di campagna e uomo di città, con il confronto tra leggiadria del pittore Del Quadro e quella del giardiniere Del Prato con due mostri sacri del cinema francese a restituire l’alchimia di quest’incontro: Daniel Auteuil e Jean-Pierre Daroussin, tra le molte cose attore feticcio di un grande regista come il marsigliese Robert Guédiguian.

Grazie a loro due ci addentriamo così nella storia di un ricco pittore parigino che ha deciso di rifugiarsi nella casa di campagna per rimettere ordine in un’esistenza inappagante professionalmente e sentimentalmente. Ad aiutarlo in questo intento interviene un ex ferroviere ormai in pensione, adesso dedito al giardinaggio. La passione di una vita. Ma ecco che al primo incontro i due si riconoscono: erano infatti vecchi amici d’infanzia, già compagni di scuola e di scanzonate birbanterie. Peccato che uno abbia poi potuto votare la sua vita all’astrazione che il suo essere benestante gli concedeva, mentre l’altro si sia potuto permettere solo in tarda età di recuperare il tempo “perduto”, dopo un’esistenza di grandi sacrifici.

Il personaggio di Daroussin vi ricorderà senz’altro la tenera figura di Peter Sellers in Oltre il giardino e infatti farete fatica a non simpatizzare per questo umile giardiniere quando racconterà di un suo timorato viaggio in aereo oppure quando riconoscerà un quadro di Delacroix semplicemente perché stampato sulla banconota da cento franchi. Del Prato contribuirà spesso a far riaffiorare memorie comuni, ma solo insieme a Del Quadro ne costruiranno di nuove alla riscoperta della saggezza popolare, della dignità di un mondo teneramente pudico e della complicità di un sentimento in grado di varcare ogni confine sociale.

Se all’apparenza Il mio amico giardiniere può sembrare un semplice confronto sul divario tra due mestieri tattili nel contenuto, ma comunemente ritenuti distanti nel prestigio, in realtà vi stupirà nel suo essere mera narrazione di un incontro tra due artisti. Del Prato chiederà ad un certo punto a Del Quadro di dipingere le cose che gli stanno a cuore: se fossimo noi di Hot Corn a realizzare quest’opera, metteremmo senz’altro sulla tela questo piccolo film e siamo certi che probabilmente lo farete anche voi.
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