ROMA – Tutto merito di Thelonious Monk e del suo Brilliant Corners e di un cartello con scritto Cercasi aiutante se una mattina del 1957 Robert (Nnamdi Asomugha), sassofonista jazz, entra in un negozio di dischi di Harlem e incontra Sylvie (Tessa Thompson, anche produttrice), figlia del proprietario, promessa sposa di un soldato di stanza in Corea e aspirante produttrice televisiva. Colpo di filmine per lui, incontro (momentaneamente) casuale per lei, più interessata a guardare I Love Lucy in tv che prestare attenzione a quel ragazzo in cerca di lavoro. Ma il destino ha altri piani per la coppia e complice un’assunzione lampo Robert e Sylvie finiranno per innamorarsi tra gli scaffali pieni di dischi del negozio. Eugene Ashe, già regista di Homecoming, scrive e dirige Sylvie’s Love, melodramma intriso di romanticismo ambientato a New York tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta.

Cinque anni in cui i due s’innamorano, si perdono e si ritrovano. Paragonato oltreoceano a La La Land, Sylvie’s Love, a differenza di Mia e Sebastian sceglie l’amore, anche quando Sylvie prima e Robert poi decidono di fare un passo indietro per il bene l’una dell’altro. Una storia d’amore che ricorda i vecchi film hollywoodiani. Un melodramma da manuale come non se ne vedevano da tempo che, cosa ancor più rilevante, vede protagonisti due personaggi afroamericani. Il tipo di film che Hollywood avrebbe potuto produrre realmente negli anni in cui è ambientata la pellicola di Ashe, ma con protagonisti bianchi.

La rivoluzione è tutta qui. Il regista e sceneggiatore realizza un film mettendo al centro due personaggi di colore e non fa altro che mostrarne l’innamoramento, tra romantici balli in strade deserte e bagni al chiaro di luna su un terrazzo di Harlem. Sono gli anni delle marce per i diritti civili, del razzismo, dello scontro sociale. Eppure tutto questo resta volutamente sullo sfondo, una nota singola contro la melodia di Sylvie e Robert. Se Barry Jenkins, riprendendo il testo di James Baldwin, in Se la strada potesse parlare ci aveva raccontato una storia d’amore messa a dura prova da una società razzista, Eugene Ashe decide di raccontare solo una storia d’amore (con tutte le difficoltà del caso).

Anche questo significa prendere una posizione. Perché Sylvie’s Love è il tipo di film che non sarebbe mai stato prodotto da Hollywood. Cullato dalle note jazz della colonna sonora di Fabrice Lecomte e dal fumo delle sigarette dei locali fumosi di New York, il film ci riporta indietro nel tempo grazie ai costumi impeccabili di Phoenix Mellow – la stessa costume design di Mad Men -, la fotografia rarefatta di Declan Quinn e l’estetica vintage del production designer Mayne Berke. Accompagnato da brani di Sam Cooke, Jackie Wilson e Martha Reeves & The Vandellas, Sylvie’s Love è un film seducente, semplice nell’intreccio quanto potente nella sua resa visiva ed emotiva. Un film che non sarebbe potuto esistere e che ora, invece, c’è. «See you later, alligator».
- HOT CORN Radio | La colonna sonora di Sylvie’s Love
- L’ultimo caffè prima che il sogno diventi realtà: La La Land
- Perché Se la Strada Potesse Parlare è un film necessario
- James Baldwin, Se La Strada Potesse Parlare e quel romanzo senza tempo
Qui potete vedere il trailer di Sylvie’s Love:
Lascia un Commento