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Bassifondi | Paura e delirio a Trastevere, Trash Secco e quel film rivelazione

La storia di due senzatetto nel film diretto da Trash Secco e scritto dai Fratelli D’Innocenzo. Ma com’è?

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Il regista Trash Secco tra Gabrile Silli e Romano Talevi.

ROMA – Un topo si aggira attorno ad un nasone – ci riferiamo ad una fontanella, per chi non è di Roma – scendendo poi mesto verso gli argini del Tevere, imbrattati, sviliti e lividi. Siamo sotto Ponte Fabricio, tra il Ghetto, l’Isola Tiberina e Trastevere. Il centro della Capitale, l’estasi di una città incredibile. Sotto, però, c’è un universo compresso e asfissiante, abitato dagli homeless, dai senzatetto, come una sorta di Purgatorio che separa il Paradiso dall’Inferno. Per questo, anche se Bassifondi è girato totalmente in esterna, sembra di essere in un teatro dai confini ben precisi. Il cielo grigio e l’acqua nera di quel fiume che “si è fatto moro”, punti cardine che appaiano infiniti eppure, per chi vive ai margini, sono uno spazio da cui è impossibile uscire. Ecco, senza indugiare ulteriormente, il film di Trash Secco – artista e videomaker romano – è un esordio davvero folgorante, uno dei migliori film italiani visti di recente.

Gabrile Silli e Romano Talevi. Foto di Angelo Turetta
Gabrile Silli e Romano Talevi. Foto di Angelo Turetta

Nel film, che ha il soggetto firmato dal regista oltre che dai D’Innocenzo e da Greta Scicchitano, si mette in scena un’imprevedibile ricerca di compassione e di umanità. In questa ricerca narrativa e altamente simbolica (in Bassifondi ritroverete diverse metafore) i protagonisti sono Romeo e Callisto (i volti precisi e imperfetti di Gabriele Silli e Romano Talevi, che ci fanno tornare alla memoria l’artigianalità e l’umanità del cinema di Sergio Leone), due clochard che, ogni mattina, ricominciano lo stesso giro al grido di “spiccetto”. La loro elemosina, però, non ci induce nel compatirli, e anzi non fanno nulla (soprattutto Callisto) per far sì che ci sia una diretta emozione tra noi e loro. Né di pietà né di commiserazione. Sono respingenti, ripugnanti. La scrittura è così potente che ci fa quasi vergognare di provare una certa repulsione. Le loro giornate girano e rigirano. Uguali e fine a sé stesse: espedienti, latte scaduto, scurrilità rabbiosa. Che altro fare? Che inventarsi? Fisicamente e caratterialmente distanti, Romeo e Callisto sono il mondo “di sotto”, quello ghettizzato, avvilito, dimenticato. Anime distrutte e maleodoranti, uomini ingoiati e poi fagocitati da una vita spietata.

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Sotto il cielo di una Roma livida e spietata

Poi, enfatizzando il valore del racconto, con la macchina da presa che resta ossessivamente sulle figure principali, Bassifondi svolta e prende l’inaspettato guizzo che scombussola tutto: l’opera si rivela per quello che è, ovvero una disgraziata e meravigliosa storia d’amore e d’amicizia. Dietro la coltre torbida di una Roma acida, cominciamo ad avvicinarci ai protagonisti. Il nostro disgusto diventa partecipazione, il nostro disprezzo muta in qualcosa che sfiora la consapevolezza. La sceneggiatura, in cui ritroviamo i tratti di Damiano e Fabio D’Innocenzo, va ad incastrarsi perfettamente con la regia di Secco, andando a creare un sottosopra mitologico, che sfuma i contorni della libertà e della condanna. Unti e disperati, Romeo e Callisto sono sospesi in un mondo dimenticato. Sono le vittime di una società gravemente malata, che rifiuta e anzi rinnega le cure. In questo senso, Bassifondi che gioca con un’estetica schizofrenica riempita di allegorie (un asino, una croce, i riflessi luminosi) è cinema umano e cinema di vita. Un cinema da cogliere e metabolizzare, in nome di una compassione salvifica e rivelatoria…

  • VIDEO | Fabio e Damiano D’Innocenzo al nostro Hot Corner
  • VIDEO | Qui la nostra intervista a Trash Secco e ai D’Innocenzo:

 

 

 

 

 

 

 

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