ROMA – Strano percorso quello di Christoph Waltz. Folgorante nei due ruoli che gli ha regalato Tarantino (con allegata doppietta Oscar), meno nel resto della sua filmografia (eccezion fatta per Carnage di Polanski), dove ha trovato non poche difficoltà nello staccarsi dalla sua faccia da schiaffi. Ambigua, velatamente folle, squadrata quanto basta per renderlo un irresistibile ed eccezionale insopportabile. Allora, perché non far leva proprio su questo fattore, e dar corpo ad un personaggio oscuro come Ulrich Mott, protagonista di Georgetown?

Nello specifico, il film (che salta la sale e arriva in streaming, lo trovate su CHILI dal 19 maggio), è tratto da una storia vera, emersa nel 2012 sulle pagine del New York Magazine. La vicenda, di per sé cinematografica, catturò l’attenzione dei produttori M. Janet Hill e Erica Steinberg che la portarono a Waltz, dandogli la regia (di fatto il suo esordio dietro la macchina da presa) e, appunto, il ruolo di Mott. La storia? Incredibile ma vera: Ulrich, tedesco ma trasferitosi in USA; è un uomo influente, capace di avere attorno una fitta rete di relazioni sociali e politiche. Per dire, a Washington lo conoscono tutti. Tronfio delle sue medaglie, va ai party in divisa, si fa forte del suo status all’interno della comunità diplomatica della Capitale, non risparima nessuna nel raccontare delle sue missioni in Iraq o delle argute conferenze tenute all’ONU.

Peccato però che nulla sia vero: Ulrich è un impostore, un fantoccio, un arrampicatore sociale. E la sua (reale) natura viene fuori quando sua moglie Elsa (Vanessa Redgrave), giornalista rinomata e ultra novantenne (sposata, nemmeno a dirlo, per arrivare ancora più lontano), viene trovata morta. Le indagini, quindi, porteranno a galla una verità scioccante: com’è stato possibile tutto questo? Ed ecco che Georgetown, nella sua compostezza di immagini e toni rigidi e austeri, va a ritroso nella vita di questo pazzo (o geniale, dipende dai punti di vista…) individuo. Un uomo qualunque capace di diventare, con l’arte della menzogna, qualcuno che invece non esiste.

Così, il film di Waltz, gioca sui montaggi, sulla contrapposizione tra gli assurdi stratagemmi e la pochezza d’animo del protagonista, finito nell’aristocrazia che conta inseguendo scelleratamente bugie in cui, alla fine, rimane invischiato. E il film, nonostante una cornice ben definita, lo si può leggere sotto diverse luci: un thriller, un giallo o, perché no, un film politico, in grado di mettere in risalto le magagne di una America che pretende rigore quando, invece, si fa beffare proprio dentro le sue stanze del potere. Che, a quanto sembra, non sono così inaccessibili.
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Qui il trailer del film:
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