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Ken Loach: «Sorry We Missed You? Per il popolo la lotta non finisce mai»

L’autore britannico racconta il precariato di una famiglia proletaria. Al cinema? Il 2 gennaio

Ken Loach
Ken Loach sul set di Sorry We Missed You

ROMA – «Iscrivetevi al sindacato, organizzatevi. Solo così avrete la forza di dire no. Avessi un soldo per tutte le volte che ho passato le mie serate a discutere…». Non cambia mai, Ken Loach. Ed è proprio per questo che pubblico e critica lo amano alla follia. Il suo è un cinema puro, genuinamente politico, cristallino negli intenti ed emozionante nella realizzazione. Lo conferma anche l’ultimo lavoro, Sorry We Missed You, in uscita il prossimo 2 gennaio. Un’opera affatto retorica su uno dei più grandi problemi sociali della contemporaneità: il precariato. Un tema che stavolta, nel racconto sceneggiato da Paul Laverty, non colpisce le giovani generazioni, ma una famiglia come tante, formata da un padre e una madre che lavorano senza sosta per permettere ai figli una vita dignitosa. Così facendo, però, perdono per strada tante cose. Prima fra tutte, la serenità. È il paradosso del “freelance”. Chi sceglie di lavorare “in proprio” pensa di essere padrone del suo destino e del tempo, ma Ricky, il protagonista che compra un furgone per associarsi ad un franchising di consegne, decidendo di fare il corriere, sacrifica e rischia tutto.

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La famiglia di Sorry We Missed You al completo

Ma chi sono Ricky e sua moglie Abby? Due purissimi rappresentanti della nuova working class britannica, che di sicuro alle ultime elezioni avrebbero votato per i laburisti. «Voglio pensare che sia andata proprio così. Un elettore su tre ha ignorato la propaganda organizzata dai socialdemocratici di destra e ha votato Labour. Per distruggere il suo programma radicale hanno dipinto Jeremy Corbyn come un razzista, ma lui è un uomo di pace. So che oggi Tony Blair farà un discorso in cui ancora una volta attaccherà la sinistra. Voglio dirgli che non prendiamo lezioni da colui che ha aumentato la privatizzazione delle aziende pubbliche e che assieme all’amico George W. Bush è responsabile per il milione di morti in Iraq» ha raccontato Ken Loach durante l’incontro coi giornalisti.

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Debbie Honeywood in una scena del film

Oggi, quindi, il precariato sembra essere una nuova e più moderna forma di schiavitù, che obbliga il lavoratore ad accettare ogni proposta, anche la più difficile. Perché ha scelto proprio questo argomento? «Perché è qui che si combatte la battaglia più grande. Il lavoro è un tema perfetto per mostrare le sfide e i dolori di tutti i giorni e per mettere in scena le relazioni. Nei grandi film americani i protagonisti sono tutti benestanti, ma nessuno dice mai come li hanno guadagnati quei soldi. C’è un vero e proprio culto del denaro, ma per i proletari la lotta è molto forte perché i bisogni primari, il cibo, la casa, il supporto per i ragazzi, a volte mancano. In un certo senso è l’argomento ideale» ci ha spiegato.

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Ricky e la figlia Liza

Bisogna accettare o no questo stato di cose, allora? La risposta di Ken Loach è chiarissima «Non possiamo pensare che questa situazione resti così. Sono le aziende a farcelo credere e lo spiega benissimo il manager di Ricky. Sono tutti in competizione e vince chi è più veloce ed economico. Il costo di questo lo paga solo la working class, che viene sfruttata oltre ogni limite. Il capo di Amazon è l’uomo più ricco del mondo, ma questa diseguaglianza non si può sopportare. E distrugge il pianeta».

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Il protagonista Kris Hitchen

Il film allora diventa il mezzo perfetto per raccontare la vita delle persone e una realtà in continua trasformazione. «Ma dobbiamo rimanere umili davanti alle possibilità del cinema. Negli anni ’30 il cabaret politico di Berlino aveva intuito l’arrivo di Hitler, ma non lo ha bloccato. Possiamo fare molte cose, ma la nostra è una piccola voce nel coro. E il rischio che la propaganda copra le voci diverse purtroppo esiste». La soluzione? Tornare a fare gruppo. «I sindacati devono riscoprire i metodi originari, hanno bisogno di persone che sappiano organizzare i lavoratori e che scendano tra la gente. E dobbiamo riconsiderare la tecnologia. Ricky ne è dominato, ma possiamo usarla anche per stare meglio».

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Una scena di Sorry We Missed You

Una parola anche sui bravissimi interpreti del film, Kris Hitchen e Debbie Honeywood. «Gli attori sono stati straordinari perché hanno capito nel profondo il senso del film» ha detto Loach. «Kris ha fatto l’idraulico per tutta la vita, Debbie invece è un’insegnante di sostegno, mentre i ragazzi sono stati scelti nelle scuole. La loro naturalezza è legata alle improvvisazioni fatte nel tempo e anche al fatto di aver girato in ordine cronologico la storia. Molte sorprese dello script le hanno scoperte sul set». Quale sarà allora il futuro del cinema? «Conosco tante persone di talento, ma non sono loro a decidere quale film fare. Le sale appartengono alle multinazionali e hanno accordi con società di produzione che a loro volta sono di proprietà di multinazionali. Oggi l’originalità viene spazzata via, tutto è micro governato da burocrati, ma fortunatamente abbiamo occupato una nicchia speciale e grazie al lavoro di distributori illuminati possiamo davvero arrivare anche nelle piccole comunità, proprio com’è successo per Io, Daniel Blake».

Qui potete vedere il trailer del film di Ken Loach, Sorry We Missed You

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