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James Marsden: «Westworld 2, il mio Teddy Flood e quelle scelte da robot…»

I movimenti, l’ambizione, l’amore: l’attore rivela la seconda stagione

LOS ANGELES – «Ogni volta che leggo il copione di un nuovo episodio, resto di stucco: se adoro questo show è perché è pieno di sorprese, anche per noi sul set» ammette candido James Marsden. Dopo avere indossato i panni di Kennedy in The Butler, Un Maggiordomo alla Casa Bianca, e quelli del super eroe Cyclops nella saga di X-Men, oggi eccolo interpretare Teddy Flood, cowboy androide dal cuore tenero e gli occhi azzurri perforanti nel parco giochi distopico di Westworld. «Forse è il mio ruolo più complicato di sempre, di certo mi ha preso una bella fetta di vita in questi ultimi anni…» riflette.

James Marsden nei panni di Teddy Flood in Westworld

TEDDY FLOOD «Negli ultimi 30 secondi della prima stagione puoi leggere chiaramente nello sguardo di Teddy che l’intero mondo gli sta crollando addosso. Ora che non dipende più dai programmatori del parco, Terry dovrà scegliere la propria identità con il libero arbitrio mentre tutto intorno c’è il caos più totale. E deve anche pensare a sopravvivere. Anche nella seconda stagione di Westworld il legame con Dolores sarà forte, la fedeltà e l’amore che ha per lei sono ricambiati ma il panorama intorno a loro è molto diverso. Ci saranno delle scelte da fare…».

RUOLI INVERTITI «Jonathan e Lisa (Nolan e Joy, inventori della serie, nda) hanno una certa passione per capovolgere le situazioni. Teddy Flood sembrava l’archetipo di uomo che difende una povera, innocente ragazza e invece no. Si scopre che lei è un pezzo avanti rispetto lui e in realtà è esattamente l’opposto. Sarà Dolores a guidare Terry verso la luce. Ma di quale luce si tratti, se giusta o sbagliata, dovrà deciderlo lo spettatore».

Teddy e Dolores, Marsden e Evan Rachel Wood.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE «Non ne so abbastanza per capire quanto dovrei esserne spaventato. Più sono ignorante a riguardo, più mi sento al sicuro. Westworld pone molti quesiti su cosa sia umano e morale ma una delle cose che trovo più interessanti del programma è che, in fin dei conti, sono i robot a  mostrarsi più umani delle stesse persone e il pubblico è spinto a prendere la loro parte. Ciò che Westworld suggerisce, è che probabilmente siamo in marcia verso un futuro in cui non ci sarà più distinzione tra umani, I.A. e realtà virtuale. Ma finché lo smartphone saprà dirmi in quale strada svoltare, non voglio preoccuparmi».

VULNERABILE «Ci sono alcune scene molto difficili da girare in Westworld in cui noi attori dobbiamo mostrare tutta la nostra vulnerabilità. Ma Jonathan e Lisa sono incredibilmente generosi sul set e si assicurano sempre che siamo a nostro agio. Sono un team incredibile, in un certo senso sono l’impersonificazione del rispetto e dell’attenzione. Sappiamo tutti che non è uno show facile né da produrre, né da recitare, anzi, a volte è durissima. Ma credo anche che l’arte per essere grandiosa non debba essere facile».

Marsden in un’altra scena di Westworld.

IL ROBOT «Una delle grandi sfide di Westworld? Restare congelati come robot mentre attorno a te accade di tutto. Devi trattenere il respiro e tenere gli occhi spalancati finché ti arrendi e sei costretto a respirare, facendo affidamento alla fase di montaggio. A volte mi dicono: «James, so che è davvero difficile ma puoi non sbattere le ciglia?» e magari hai mosche che ti volano sul volto e sangue che goccia sulle orecchie e sul collo. In pratica bisogna imparare a scavare dentro il dolore, un po’ come i masochisti».

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