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Vizio di forma | Paul Thomas Anderson, Joaquin Phoenix e un adattamento (quasi) impossibile

Josh Brolin, la follia, Owen Wilson, Thomas Pynchon. Un semplice film? No, un cult assoluto

Vizio di forma
Joaquin Phoenix è Larry Sportello detto Doc in Vizio di forma.

ROMA – «È come un cane che va a prendere la palla. Puoi lanciarla giù da una scogliera, in un banco di neve, nell’oceano. Lui andrà sempre a riprendere quella palla e la riporterà indietro, si rannicchierà sulle tue ginocchia e ti terrà al caldo…».  Con queste esatte (e piuttosto curiose) parole, Paul Thomas Anderson in una vecchia intervista espresse tutta la sua ammirazione verso l’arte di Joaquin Phoenix e la sua totale dedizione artistica. Un sentimento di fiducia e sincera amicizia che dopo la prima collaborazione di The Master del 2012 – dove Phoenix ebbe la meglio su Jeremy Renner per il ruolo di Freddie Quell a fianco di Philip Seymour Hoffman – trovò nel folle, lisergico e ancora oggi troppo sottovalutato Vizio di forma del 2014 il suo completamento artistico.

La prima pagina della sceneggiatura di Vizio di forma.

Nulla a che vedere con la magnetica performance artistica di The Master dove Phoenix sfiorò appena l’Oscar al miglior attore protagonista – capitolando soltanto dinanzi al posseduto Daniel Day-Lewis dello spielberghiano Lincoln – restituendoci tutta la fragilità e lo smarrimento del problematico reduce Quell in cerca di un posto nel mondo, ma qui siamo in un altro mondo. Sì, c’è cuore nel suo personaggio di Vizio di forma, Larry Sportello detto Doc. Fragilità, furbizia, cocciutaggine da detective e spiazzanti picchi comici à la Buster Keaton. Tutto e tutti avvolti attorno ad una mimica mutevole e a conti fatti – come ricordatoci dall’Oscar di Joker (di cui potete leggere qui) – impareggiabile davvero. Puntò su di lui PTA, ancora una volta, opponendosi ai piani della Warner Bros che avrebbe voluto vedere Robert Downey Jr. nei panni di Doc. Il regista, invece, era di un’altra opinione ed ebbe a dire senza mezzi termini: «Downey? Troppo vecchio per la parte».

Vizio di forma
Joaquin Phoenix e Paul Thomas Anderson sul set.

Tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Pynchon pubblicato nel 2009 (in Italia edito da Einaudi) già a partire dall’anno successivo – e in un periodo di incertezza produttiva per The Master verso la fine del 2010 – Anderson si mise al lavoro su un lungo trattamento che divenne poi una sceneggiatura filologica che riprese per filo e per segno tutte le 384 pagine del romanzo originario. Anderson ci teneva parecchio a Vizio di forma e non soltanto per quella sincera anima narrativa dai mille colori tipica delle opere di Pynchon: «Una paranoia, uno spirito stravagante», disse il regista. «L’umorismo, la nostalgia e quel tipo di dolce, gocciolante, dolore per il passato. Una roba profondamente scritta e meravigliosamente profonda, mescolata solo con le migliori barzellette sulle scoregge che si possano immaginare». È sempre stata un’ossessione Pynchon per lui e nel senso più benevolo del termine.

Un passaggio della sceneggiatura.

Ancor prima di Vizio di forma infatti Anderson tentò (senza successo) di adattare ben due romanzi di Pynchon: Vineland e Mason & Dixon, autentici capisaldi del postmodernismo americano. Poi la svolta. A circa un mese dall’uscita dell’originale letterario Vizio di forma, Anderson e la produttrice Joanne Sellar – produttrice di tutti i suoi film a partire da Boogie Nights nel 1997 – vennero a sapere che Pynchon era disposto a vendere i diritti. Incredibile. Colsero l’occasione al volo. Il motivo? Ignoto. Ma il regista non ebbe dubbi: «Da fan, se qualcuno sta cercando di rovinare tutto, quel qualcuno voglio essere io!». Non rovinò nulla, anzi, seppe cogliere in pieno quell’anima pynchoniana incanalando la nostalgica narrazione di Vizio di forma nelle forme filmiche di un neo-noir dal registro dissacrante. Un registro però nato quasi per caso dall’incontro tra le dense atmosfere noir di Un bacio e una pistola di Robert Aldrich con l’umorismo visuale di Scuola di polizia. Possibile? Sì.

Riflessioni da set: Joaquin e PTA.

In mezzo a tutto questo ci sono gli hippies, la Polizia, tranci di pizza e corse sotto la pioggia a piedi nudi sulle sempre suggestive note di Neil Young (a cui è anche ispirato il look di Doc) e la colonna sonora di Jonny Greenwood dei Radiohead. Al fianco di PTA, nel processo creativo, proprio Pynchon che, a detta di Phoenix, fu parecchio coinvolto dando suggerimenti a tutte le ore del giorno su come poter condensare tre scene in una. «Ogni tanto Paul mi diceva: Ho parlato con Pynchon ieri sera e ha pensato che forse poteva essere così o così», ricordò poi l’attore. Di parere contrario Anderson che, nel negare le dichiarazioni più che eloquenti di Phoenix, aggiunse: «Sarò onesto con voi: non sarò onesto – o per dirla meglio – non posso davvero essere onesto riguardo a questo». Quel che invece Anderson non disse, ma lo disse poi Josh Brolin (uno straordinario Bigfoot Bjornsen) è che Pynchon, in realtà, è presente tra le immagini di Vizio di forma.

Katherine Waterston con Joaquin Phoenix in Vizio di forma.

L’autore, notoriamente un solitario alla stregua di J.D. Salinger («Consentimi di essere inequivocabile: preferisco non essere fotografato» disse una volta in un’intervista telefonica alla CNN nel 1997) sembrerebbe che faccia nientemeno che un cameo alla luce del giorno, ma dalla difficile ed enigmatica intuizione (e che lasciamo a voi spettatori individuare) e poi smentita dall’attore della scena. Comunque, se non trovate Pynchon, ecco Benicio Del Toro e Owen Wilson, Martin Short e la cantautrice Joanna Newsom, e poi Maya Rudolph (moglie di PTA e madre dei suoi quattro figli) e Reese Witherspoon, un fantastico Eric Roberts e il povero Michael K. Williams.

La fine di Vizio di forma.

Presentato il 4 ottobre 2014 al New York Film Festival, Vizio di forma divenne adattamento potenzialmente impossibile ma riuscitissimo di una delle più rilevanti opere letterarie dell’ultimo ventennio americano. Fu anche il trampolino di lancio di una sorprendente Katherine Waterson (Shasta Fay Hepworth) protagonista – di lì in avanti – di quella saga prequel (mancata) di Alien (di cui potete leggere qui) dissoltasi poi in un triste vuoto narrativo senza soluzione, ma il film fece un colossale fiasco al botteghino con un incasso di solo 14 milioni di dollari. Anche gli Oscar non lo capirono, con due sole nomination ai costumi e alla sceneggiatura. Troppo irregolare, troppo folle Vizio di forma eppure oggi suona meglio di allora. Provare per credere.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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