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Vampires vs. the Bronx | Gentrificazione, vampiri glam e un delizioso B-Movie

Il film di Osmany Rodriguez? Una sorpresa pop e colorata (e dimenticata) da riscoprire su Netflix

Il mondo favoloso e assurdo di Vampires vs. the Bronx

ROMA – Cos’è la gentrificazione? La trasformazione di una periferia o di un quartiere popolare in una zona abitativa alla moda e di alto pregio che stravolge i luoghi di ritrovo, la composizione sociale, le tassazioni. Per esempio? Il Pigneto a Roma, o Brooklyn a New York. E, proprio dalla sua Fort Greene, Spike Lee aveva raccontato l’argomento nella serie Netflix She’s Gotta Have It, grazie alle vicende della protagonista, Nola Darling. In fondo, il tema, soprattutto nella Grande Mela, è molto sentito, dato che boroughs come il Queens o Brooklyn rischiano di omologarsi alla più globalizzata Manhattan. Così, premessa a parte, ecco l’idea geniale: perché non paragonare la gentrificazione ad un vampiro succhia identità, oltre che sangue? Detto fatto, il regista Osmany Rodriguez, con un passato nel Saturday Night Live ci riesce con Vampires vs. the Bronx, colorato e divertente B-Movie targato Netflix, uscito nel lontano 2020 e assolutamente da recuperare.

I protagonisti di Vampires vs. the Bronx
I protagonisti di Vampires vs. the Bronx

Già dal titolo capiamo subito la cornice, fortemente identitaria e iconica, tanto che Vampires vs. the Bronx merita di diritto un posticino nella narrativa cinematografica newyorkese. E siamo in quel Bronx che, negli ultimi anni, si è definitivamente scostato dalla sua abusata nomea, diventando un quartiere tutt’altro che inospitale. Tanto che, racconta Rodriguez (non a caso reclutato da Disney+ su Piccoli brividi), sono partiti dalla Transilvania per fare affari immobiliari a due passi dallo Yankees Stadium. Peccato che, la Murnau Agency (deliziosa citazione a Friedrich Wilhelm Murnau, regista di Nosferatu) rappresentata dall’ambiguo Frank Polidori (Shea Whigham, attore tanto bravo quanto sottovalutato) agisca nell’ombra, succhiando denaro (e sangue) ai proprietari degli immobili. A scoprire e sventare – loro malgrado – l’orrorifico piano ci sono Miguel, Luis e Bobby (Jaden Michael, Gregory Diaz IV e Gerald W. Jones III) terzetto di teenager con la passione per Blade e il succo di frutta all’arancia.

Vampires vs. the Block
Una scena del film

L’avventura, tra i blocks del Bronx, omaggi vampireschi e collane d’aglio, dagli echi pop e dalla messa in scena curatissima (che bella la fotografia di Blake McClure, capace di immortalare perfettamente le sfumature cromatiche del Bronx), non si prende mai troppo sul serio, diventando un divertissement alla portata di tutti. I vampiri, più che vampiri, sembrano una band glam-rock, mentre la sceneggiatura, pur lineare e semplice, riesce nella sua immediatezza a intrattenere senza nessuna fatica, come se fosse un fumetto da divorare a notte fonda. Un fumetto che non vuole farci paura, ma che dimostra invece quanto le idee nuove e fresche, se agganciate a tematiche importanti come l’identità (di quartiere o personale), siano il motore perfetto per opere come Vampires vs. the Bronx, piccola folgorazione che lascia stampato un grande sorriso sulla bocca. E non è poco.

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