in

BlacKkKlansman | Spike Lee, il Ku Klux Klan e la modernità di quella storia…

Rabbia, poesia, divertimento, impegno e quell’America: perché rivedere il film di Spike Lee

BlacKkKlansman
John David Washington e Laura Harrier in BlacKkKlansman

MILANO – Ci eravamo preoccupati perché lo avevamo visto, negli anni, perdersi tra le nebbie di Miracolo a Sant’Anna – era il 2008 – e il vuoto di idee del remake di Oldboy, ma lo abbiamo ritrovato, dopo qualche film indipendente (vedi Il sangue di Cristo, ma anche Chi-raq, che trovate su Prime Video), al meglio delle sue forze e della sua poetica nel 2018 con BlacKkKlansman, puro spirito del tempo, puro Spike Lee. Quindi? Quindi sarcastico, brillante, arrabbiato, cinefilo vintage e sempre orgoglioso della sua cultura black, ma anche lucido osservatore di un presente che si riaggancia ad un momento storico infuocato: quello degli anni Settanta in un’America spaccata tra il Black Power e le derive razziste del Ku Klux Klan. Ogni riferimento ai movimenti populisti di estrema destra e al Presidente degli Stati Uniti attuale non è puramente casuale, anzi, rivisto oggi il film – che trovate in flat su Prime Video – suona ancora più attuale.

JD Washington con Adam Driver in una scena di BlacKkKlansman

Questa è la storia vera di Ron Stallworth (John David Washington, figlio di Denzel, dopo Tenet ormai divo assoluto, lo avevamo anche incontrato in Sardegna qui), detective nero che s’infiltra nel KKK fingendo al telefono una voce da bianco (!) e mandando in spedizione il collega ebreo (!!) interpretato da Adam Driver che si spaccia per lui. La vicenda è raccontata con toni da commedia poliziesca, tra il buddy e lo spy-movie, ed è infarcita di colori e citazioni, umori e musiche che hanno formato la cultura del cineasta afroamericano: dalla blaxploitation a Via col vento, dai primi suoni del funk ai dialoghi screwball dove gli equivoci e le incomprensioni tipiche della guerra tra i sessi vengono rimodellati genialmente secondo gli archetipi di una guerra tra razze.

Black Power: John David Washington e Laura Harrier in BlacKkKlansman.

E allora bravo Spike – al momento impegnato in Prince of Cats, ovvero Romeo & Giulietta versione hip-hop – perché nonostante la rabbia e l’indignazione, BlacKkKlansman scorre con eleganza e leggerezza, indirizzando l’amore per il genere e il divertissement a uno scopo politico e contemporaneo, a dimostrazione che il cinema che vuole soltanto divertire e non far pensare, oggi come oggi, non interessa e non serve a nulla. Fondamentale l’apporto dello score di Terrence Blanchard, fedelissimo di Spike, che accompagna gli eventi con sinuosa e seducente calma. E attenzione perché nella colonna sonora si nasconde anche un inedito di Prince, Mary Don’t You Weep, uno spiritual di inizio Novecento che il genio di Minneapolis registrò su cassetta negli anni Ottanta. Un film da (ri)scoprire assolutamente.

  • RE-VISIONI | Film di ieri rivisti oggi
  • VIDEO | Qui potete vedere la nostra intervista a Spike Lee:

ù

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un Commento

The English

The English | Il lungo viaggio di Emily Blunt e le strade di un western all’inglese

Un estratto dalla locandina ufficiale di Le Assaggiatrici

VIDEO | Silvio Soldini, le pagine di Rosella Postorino e il trailer de Le Assaggiatrici