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The Sandman | Neil Gaiman, Tom Sturridge e quell’attesa (ripagata) lunga una vita

Il fumetto, il film mancato, la serie su Netflix: il viaggio ventennale di un progetto unico

The Sandman.
Tom Sturridge in una scena di The Sandman.

ROMA – Nel 1916, Morfeo (Tom Sturridge), il signore dei sogni e uno dei sette Eterni, viene catturato attraverso un rituale occulto dal Mogus Roderick Burgess (Charles Dance). Dopo essere stato tenuto prigioniero per 106 anni, Morfeo fugge ponendosi come obiettivo il riportare l’ordine nel suo regno, Il Sogno, ponendo rimedio agli errori commessi durante la sua esistenza. Questa la trama di The Sandman, la nuova serie disponibile ora su Netflix e a firma Warner Bros Television, ideata da Allan Heinberg e David S.Goyer, dal più che nobile retaggio. È infatti l’adattamento di uno dei pilastri della cultura pop contemporanea, la serie DC Comics The Sandman ideata da Neil Gaiman e definita da Stephen King come «Storie grandiose, e noi tutti siamo fortunati a possederle», che in 75 albi dal 1988 al 1996 ha saputo plasmare l’immaginario collettivo come poche altre opere.

The Sandman, 75 albi dal 1988 al 1996 per segnare l'immaginario collettivo
The Sandman, 75 albi dal 1988 al 1996 per segnare l’immaginario collettivo

Facciamo un passo indietro però, perché a conti fatti, pur avendo rappresentando uno dei pilastri della British invasion che negli anni Ottanta sconvolse la DC Comics, Gaiman non era mai stato particolarmente attratto dall’arte fumettistica. La svolta arrivò con Swamp Thing di Alan Moore. Da quel momento tra i due avrà inizio uno scambio epistolare che spronerà Gaiman a buttare giù il primo concept per graphic novel: Casi violenti, assieme a Dave McKean del 1987. Fu talmente un successo da garantirgli un appuntamento con Karen Berger, poi collega di redazione, e con l’allora vicepresidente Dick Giordano. L’obiettivo? Realizzare quality comics rilanciando personaggi caduti nel dimenticatoio attraverso riletture efficaci. Sarà così per Black Orchid, la sua prima opera DC inserita nella continuity di Swamp Thing, sarà lo stesso per The Sandman che vedrà la luce editoriale nel gennaio 1989.

Tom Sturridge è Morfeo in una scena di The Sandman
Tom Sturridge è Morfeo

Il successo fu clamoroso. Al punto che, già nei primi anni Novanta, nel 1991 per la precisione, la Warner Bros propose a Gaiman un adattamento cinematografico di The Sandman. Per il 1996 c’era già un progetto ben delineato con la regia di Roger Avary su base script di Ted Elliot e Terry Rossio che unì le trame dei primi due volumi di The Sandman (Preludes & Nocturnes, The Doll’s House) in un’unica storia. Lo script suonava bene a Gaiman, era un buon adattamento. Non la pensavano così Avary e il produttore Jon Peters che finirono con il dissociarsene (Avary fu licenziato dalla Warner). Nemmeno due anni dopo la Warner commissionò a William Farner il secondo draft di The Sandman, da Gaiman definito come: «Il peggior script di The Sandman che abbia mai visto nonché la peggior sceneggiatura che abbia mai letto».

Boyd Holbrook è Corinthian in una scena di The Sandman
Boyd Holbrook è Corinthian

Un disastro sia in termini strutturali che contenutistici (Morfeo era villain e fratello di Lucifer). Questo ci porta al 2007, anno in cui Gaiman, dopo oltre un decennio di script banali e fuorvianti, dichiarò senza peli sulla lingua che, per come stavano andando le cose «Preferirei a questo punto non vedere mai The Sandman al cinema piuttosto che vedere un brutto film su The Sandman» – a cui aggiunse – «Sento che l’ora di un film su The Sandman sta arrivando. Abbiamo bisogno di qualcuno che abbia la stessa ossessione per il materiale originale di Peter Jackson (Il Signore degli Anelli) e Sam Raimi (Spider-Man)», per poi lanciarsi in una richiesta ben specifica, «Se Terry Gilliam volesse mai fare The Sandman gli darei qualsiasi cosa in cambio». Quel qualcuno sarà proprio David S. Goyer.

Una scena di The Sandman
Una scena di The Sandman

Già produttore esecutivo del Batman di Nolan, nel 2013 propose alla Warner un adattamento di The Sandman con Joseph Gordon-Levitt come protagonista (e rumoreggiato regista, specie dopo il gioiellino Don Jon). Ci sarebbe dovuta essere anche la New Line Cinema in co-produzione, come parte integrante di un accordo multifilm tra le due major basate su progetti sotto il marchio Vertigo della DC Comics separati dal DCEU – DC Extended Universe. Dopo che lo sceneggiatore Eric Heisserer consegnò il suo draft (il terzo su The Sandman) ecco la rottura: Gordon-Levitt abbandonò il progetto per divergenze creative. Dalla sua Heisserer ebbe una visione ben chiara di come sarebbe dovuto essere il concept: «Credo che la migliore versione possibile di The Sandman sarebbe come limited series, non come lungometraggio e nemmeno come trilogia. La struttura del cinema non si adatta a una realtà come questa».

Gwendoline Christie è Lucifer in una scena di The Sandman
Gwendoline Christie è Lucifer

E ci vide bene. Tanto che – e forse in pochi lo sanno – ma ancor prima che subentrasse Netflix nel 2019, già nove anni prima, nel 2010, due autori tentarono di trasporre The Sandman per il piccolo schermo: il regista James Mangold, che fece un pitch a HBO consultandosi con lo stesso Gaiman, e nientemeno che lo showrunner Eric Kripke che vide sfumare l’opportunità seriale a causa del sovrapporsi del progetto cinematografico di Goyer consolandosi con The Boys (di cui potete leggere qui). In quel decennio cambiò qualcosa nella percezione del Gaiman-televisivo. I successi di American Gods e Good Omens (di cui potete invece leggere qui) fecero capire alle major che The Sandman era possibile, e con Netflix è divenuto finalmente realtà.

David Thewlis è John Dee in una scena di The Sandman
David Thewlis è John Dee

Gli intenti di The Sandman? Fedeltà all’opera originale restituita nella contemporaneità, o per dirla con le parole di Gaiman: «È come se stessimo creando questo personaggio ora, nel 2021, di che sesso sarebbe oggi Morfeo? Chi sarebbe? Cosa farebbe?». Una micidiale mistura di alchimia (tele)filmica fatta di mito moderno e fantasy cupo, dramma storico e leggenda, sogno e incubo, esoterismo, realtà e mondi paralleli, tutti avvolti attorno agli uomini, il desiderio e la loro brama di potere. Pura gioia per Gaiman, che tra le righe del suo blog si lasciò andare a dichiarazioni di amore totale tra lavorazione e post-produzione: «Ogni pomeriggio ricevo un’email con i giornalieri di The Sandman da guardare: è la parte migliore della mia giornata. Ogni due settimane ricevo una notifica con un episodio completo da guardare: è il momento più bello del mese», e come dargli torto. Una serie (già) evento, imprescindibile!

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Qui sotto potete vedere il trailer di The Sandman:

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