MILANO – Non è un caso se la seconda stagione di The OA sia ambientata a San Francisco. La città di Madeleine Elster e Judy Barton e del dipinto di Carlotta Valdes di Vertigo – La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock. Perché anche Prairie (Brit Marling), come ci mostra il primo episodio del secondo capitolo, è morta e rinata. Non solo una volta, certo, come abbiamo imparato nel corso della precedente stagione ideata e scritta dalla Marling e Zal Batmanglij. Ma questa volta, dopo quel colpo di fucile che la raggiunge al petto in uno dei finali di stagione più potenti di sempre, Prairie – adottata quando era una bambina e tenuta prigioniera per sette anni da uno scienziato ossessionato dallo studio dei fenomeni di pre-morte – ritorna in vita nel corpo di Nina Azarova.

I cinque movimenti hanno funzionato e OA – The Original Angel – è in un’altra dimensione, in un 2016 dove Barack Obama non è il Presidente degli Stati Uniti e al suo posto è stato eletto Joe Biden. Rilasciata nel 2016 su Netflix, The OA ha mostrato cosa volesse dire azzardare, correrei dei rischi enormi in virtù di un’originalità e complessità narrativa inedite tali da poter anche respingere lo spettatore messo di fronte a qualcosa di così audace. Ma per chi, invece, si è fatto catturare dalla meraviglia, per chi ha creduto in Praire e si è lasciato trasportare in un racconto vertiginoso, assurdo, onirico e commovente ecco che anche questa seconda parte sarà un viaggio altrettanto incredibile.

Creata e prodotta, tra gli altri, dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt, The OA è la terza collaborazione tra Brit Marling e Zal Batmanglij – quest’ultimo anche regista – dopo Sound Of My Voice e The East. «I nostri episodi variano in lunghezza e persino genere», ha dichiarato la Marling a IndiWire, «Non c’è schema e, di conseguenza, ad ogni passo lungo la strada, nulla può essere imitato, deve essere inventato». E guardando la serie l’impressione è esattamente quella di un continuo divenire, un dedalo di possibilità che, grazie a scrittura e regia, si eleva per diventare qualcosa di totalmente unico e diverso da qualsiasi altra esperienza televisiva e, tanto più, cinematografica.

Filosofia, psicologia, fantasy, dramma, fantascienza si mischiano per dare vita a un’esperienza paragonabile solo alla visione delle creazioni di David Lynch. Un’opera che mette in discussione il concetto stesso di serialità sfruttando cliffhanger, dimensioni parallele, espedienti metacinematografici e una regia immersiva per creare un’esperienza visiva ed emotiva. E se la serie di Brit Marling e Zal Batmanglij contiene moltitudini è anche vero che a muovere The OA e la sua protagonista è solo una cosa: l’amore.
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Qui potete vedere il trailer di The OA 2:
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