MILANO – Un enigma mai risolto, un regista che – in un tempo di sovraesposizione e di mitomania diffusa – ha sempre scelto di defilarsi, di non mostrarsi, di nascondersi. Per lui parlano i film, le parole delle sue sceneggiature, capolavori assoluti che hanno deviato il corso della storia del cinema, da La rabbia giovane fino a The Tree of Life (di cui vi parlammo in un Longform qui). Con Stanley Kubrick, da sempre Terrence Malick è stata (e rimane) una delle anomalie più eclatanti di Hollywood e dintorni, una figura messianica che raccoglie adepti e detrattori in ugual misura. Da qui è partito John Bleasdale, giornalista e scrittore, per anni qui con noi a Hot Corn, per scrivere il suo The Magic Hours – The Films and Hidden Life of Terrence Malick (edito da The University Press of Kentucky), volume fondamentale di 292 pagine che ci racconta in quest’intervista.
LA NASCITA DEL LIBRO – «Da dove nasce il libro? Ho un podcast chiamato Writers on Film, dedicato ai libri sul cinema, e uno dei miei ospiti, Patrick McGilligan, mi ha sfidato a smettere di intervistare solo autori ed a diventarlo. Lui è anche un editor per una serie di libri pubblicati dalla University Press of Kentucky e mi ha invitato a proporre la mia idea. Il primo nome – e l’unico – che mi è venuto in mente è stato Terrence Malick. È uno dei miei registi preferiti e adoro il fatto che sia un completo mistero. È diventata una sfida, una ricerca quasi cavalleresca, proprio come un suo film. Avevo anche pubblicato il mio primo scritto sul cinema negli anni Novanta, una recensione di un libro intitolata Per favore, faccia più film, signor Malick, quindi sembrava che tutto stesse tornando a un cerchio completo…».
LA VITA DI TERRENCE – «Malick non rilascia un’intervista dal 1978, quindi le possibilità di incontrarlo erano quasi nulle, lo sapevo. Ho parlato con molte persone a lui vicine ed alcune hanno accettato di parlare solo a patto che non usassi i loro nomi nel libro. Così sono partito per il Texas per incontrarle e visitare alcuni dei luoghi dove potevo farmi un’idea più concreta su chi fosse e da dove venisse Malick. Ho visitato la casa in cui è cresciuto, mi hanno fatto fare un tour della sua scuola e ogni persona che ho incontrato aveva storie interessanti che ho potuto usare. Spero che questo significhi che il mio libro abbia qualcosa di nuovo da aggiungere a quello che già era stato detto».
IL SEGRETO – «ll segreto di Malick? Che non è mai cambiato né ha mai compromesso le sue scelte. Quando si è sentito incapace di fare il film che voleva realizzare – in parte per ragioni personali – non ha girato nulla e così sono trascorsi vent’anni. Quando è tornato, ha realizzato una grande produzione hollywoodiana con La sottile linea rossa, che era comunque inconfondibilmente un film di Malick. Puoi amarlo o odiarlo, ma come regista non ti offre mai qualcosa di annacquato o che cerca di compiacere il pubblico. Al contrario, pone domande e cerca la verità. Non ci sono garanzie che arriverà a delle risposte (una delle sue composizioni musicali preferite è The Unanswered Question di Charles Ives), ma l’esperienza della visione sarà sempre straordinaria e trascendente…».
IL FILM PREFERITO – «Come per un’opera di Shakespeare, un romanzo di Dickens oppure una canzone dei Beatles, è una domanda impossibile a cui rispondere. Penso che i suoi primi cinque film siano tutti dei capolavori. Ma scrivendo il libro mi sono innamorato sempre di più della trilogia Weightless, composta da To the Wonder, Knight of Cups e Song to Song, che hanno ricevuto critiche durissime quando sono usciti e sono forse i suoi film più difficili ed ellittici. Sono sperimentali, ma sono molto gratificanti da guardare. Per concludere, devo dire che iniziare a scrivere questo libro è stato molto difficile, perché avevo paura di non essere all’altezza, ma fermarmi è stato altrettanto difficile. Adesso non potrei scrivere un’altra biografia. Sarebbe come commettere adulterio. Terrence Malick mi ha cambiato come scrittore e questo è una cosa potente…».
- LONGFORM | Terrence Malick e The Tree Of Life
- RE-VISIONI | Perché riscoprire La sottile linea rossa
- LONGFORM | I giorni del cielo, l’ordine del tempo di Terry Malick
- OPINIONI | Voyage of Time, la recensione
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