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Shorta | Tra L’odio, le banlieue e George Floyd, un film imperdibile che parla di oggi

Due registi, una storia attuale e quel caso di cronaca del 1992. Un film imperdibile in streaming

Shorta
Simon Sears e Jacob Lohmann: i due poliziotti di Shorta.

MILANO –  Cos’è Shorta? Un semplice film, ma forse qualcosa di più, una finestra su una storia che conosciamo bene. Presentato alla Settimana della Critica, a Venezia, cinque anni fa, nel 2020, e ora in streaming su Prime Video in flat, il film dei due registi danesi Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid è lo spaccato di una realtà che si ripete: la brutalità della polizia e le tensioni razziali, le banlieue e i ghetti, tra L’odio e Les Misérables. I fatti: la Danimarca è scossa da un fatto di cronaca: durante un arresto la polizia ha ucciso, soffocandolo, un ragazzo di 19 anni, Talib Ben Hassi. Iniziano le proteste, le rivolte della comunità araba, le accuse alla polizia, che deve muoversi in punta di piedi per non aggravare la situazione. Le pattuglie non possono più essere viste nel ghetto di Svalegården, quartiere di finzione di Copenhagen, dove Talib abitava.

Shorta
Il poliziotto Mike Andersen, interpretato da Jacob Lohmann in Shorta.

Terribilmente attuale, soprattutto se si pensa che Shorta – parola araba che significa “polizia” – è stato ispirato da un fatto di cronaca accaduto in Danimarca oltre trent’anni fa: nel 1992 Benjamin Schou venne arrestato dalla polizia a Copenhagen, durante i festeggiamenti di Capodanno, e morì in ambulanza dopo essere stato soffocato dai poliziotti. Trent’anni, ieri, oggi. Non ci sono differenze per uno scontro che si protrae da tempo. Ma Ølholm e Hviid però non puntano il dito, non c’è uno schieramento politico perché Shorta non vuole essere un film politico. Non ci sono buoni e cattivi, ma solo esseri umani con i loro sentimenti, i loro pensieri e, ovviamente, le loro imperfezioni e i rispettivi, tanti, pregiudizi. Nello specifico, la sceneggiatura si concentra su Jens e Mike, poliziotti in servizio che nel seguire una macchina sospetta si avventurano a Svalegården. A seguito di una rappresaglia violenta, rimangono bloccati nel quartiere con un ragazzo che avevano appena arrestato (tris di grandi interpretazioni quelle di Jacob Lohmann, Simon Sears e Tarek Zayat).

Shorta
Simon Sears, Jacob Lohmann e Tarek Zayat in un momento del film.

E lì, mentre sono faccia a faccia con la realtà del ghetto, sentiamo (molto più di quanto vediamo), che in qualche modo ci siamo dentro anche noi. Ci siamo noi, con i nostri pregiudizi che portiamo avanti da secoli. Perché anche qui, ognuno ha il suo punto di vista e crede che sia quello giusto, ognuno pensa di avere ragione senza conoscere e capire le ragioni dell’altro. «Se per tutta la vita ti considerano in un modo, finisci per crederlo anche tu», sentiamo dire da una madre. È vero, e i due poliziotti, piano piano, iniziano a capirlo. In Shorta, pellicola folgorante nella sua cruda e asciutta messa in scena, non vuole esserci una risoluzione, in fondo quando lavoravano al film il movimento Black Lives Matter non aveva nemmeno ancora fatto la sua comparsa e George Floyd non era ancora stato ucciso, ma qui si sente la stessa frase: «I can’t breathe». Eppure, nonostante tutto, nel film c’è tanta speranza.

Shorta
Il poliziotto Jens Høyer interpretato da Simon Sears.

O meglio, un risveglio. Quello che porta a scoprire che forse il nostro punto di vista non è l’unico, che c’è molto di più dietro a queste storie, dietro gli stereotipi che siamo abituati a sentire. La consapevolezza, piano piano, esce e appare lampante che spesso ci si nasconde dietro a finte certezze, per comodità o facilità. Un ragazzo viene ucciso dalla polizia (e ritorna anche alla mente il caso Ramy a Milano), scoppiano rivolte, gli oppressi contro gli oppressori. Ma non c’è dell’altro? È questo tutto quello che conta? Domande complicate, risposte impossibili. Shorta è un film assolutamente da scoprire e consigliare perché in Italia è stato visto poco e male. Qui dentro c’è la realtà delle nostre città, con la speranza che un giorno riusciremo a vederci – veramente – per come siamo. Senza pregiudizi.

  • INTERVISTE | Shorta: la nostra intervista ai registi
  • VIDEO | Qui il trailer del film:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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