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Settembre | Amori, disastri o più semplicemente il cinema che amiamo

Giulia Louise Steigerwalt dirige un’opera delicata e dolce. In cui è difficile trattenere lacrime e sorrisi

Thony e Barbara Ronchi in Settembre
Thony e Barbara Ronchi in Settembre

ROMA – Un giro di sguardi, un succo di frutta alla pera, due mani che si incrociano, l’odore del mare e delle risate che scaccia via un’ingombrante solitudine. Negli Stati Uniti, dove hanno un termine adatto per ogni cosa, lo chiamerebbero dramedy, noi invece lo chiamiamo con semplicità un film bellissimo che, con marcata dolcezza e smisurata empatia, prova a districare quella matassa fitta fitta simile alla vita. Questo, essenzialmente, è Settembre diretto e scritto da Giulia Louise Steigerwalt (il suo esordio alla regia di lungometraggio, ma è già autrice di diverse pellicole ad alta qualità come Il Campione e Croce e Delizia), in cui si incrociano, tra un senso d’amore e un bellissimo disastro, diversi piani narrativi e diversi personaggi a cui si vuole un oggettivo, straordinario sentimento d’affetto.

Barbara Ronchi e Thony in una scena di Settembre
Barbara Ronchi e Thony in una scena di Settembre

Perché poi un (bel) film si basa su due sole variabili: una storia in cui perdersi, e una storia sorretta da una scrittura che mette al centro gli stessi protagonisti. E nel film, che porta nel suo titolo l’epifanico mese del risveglio, succede esattamente questo: scorre un placido senso di bellezza, sottolineato dalla regista nei molti dettagli, nei silenzi, nella macchina da presa che si sofferma sui primi piani e sulle smorfie di un gruppo di essere umani che cercano il loro posto nel mondo. Donne, uomini, vecchi, bambini. Sulla giostra di Settembre il carosello gira e suona i Velvet Underground e Bob Dylan (complimenti, che eccellente scelta di soundtrack!), intanto che la felicità si allontana, per poi tornare potente e gagliarda: Maria (Margherita Rebeggiani) finalmente viene notata dal ragazzo più bello della classe, e con l’amico Sergio (Luca Nozzoli) mettono in piedi un primo, impacciato appuntamento. Poi c’è Ana (Tesa Litvan) e c’è Matteo (Enrico Borello); si piacciono, ma lei fa la prostituta e lui non lo sa.

settembre
Enrico Borello e Tesa Litvan

Come fare? Ci penserà forse Guglielmo (Fabrizio Bentivolgio), stropicciato ginecologo nonché illuso cliente notturno della ragazza. E poi ci sono loro, Francesca (Barbara Ronchi) e Debora (Thony), amiche da una vita e sposate con due uomini ormai sfocati e distratti da un circolo vizioso infantile e scontato. Entrambe (ri)troveranno una nuova esistenza, inaspettata eppure certamente (volutamente) autentica. In fondo, come canta proprio Bob Dylan in I Want You, c’è sempre qualcuno che sa dove vorremmo (davvero) essere e, rigirando il concetto, Settembre racconta in maniera pura, vera e tenera il bisogno naturale di cercare qualcosa con cui condividere e spartire un pezzo di viaggio. Una carezza, un bacio, un segreto. Addirittura una preghiera. Perché se ci credi vuol dire che è vero, che una bicicletta può essere figa quanto un motorino, e che poi alla fine tutto andrà bene. E se non andrà bene è perché ancora non è finita.

Luca Nozzoli e Margherita Rebeggiani

Quanto cinema, quanti dialoghi perfetti e fluidi, quanto racconto c’è in Settembre di Giulia Louise Steigerwalt (un esordio sentito e curato nei minimi particolari), follemente innamorata dei suoi personaggi costruiti su di un casting perfetto e mai banale, capace di sorreggere le lacrime come i sorrisi, e soprattutto facendo scorrere – scena dopo scena – un’umanità imperfetta, naturale e spettinata. Del resto, ci dice Settembre, la perfezione è un’ambizione illusoria ed effimera, ciò che conta è ben altro: sbagli, cadute, imbarazzo, parole e svolte su cui inciampare e da cui ripartire. Tenendosi per mano, guardandosi negli occhi. Probabilmente Settembre è tutto questo. O più semplicemente, è il cinema che amiamo.

Qui l’intervista alla regista e ai protagonisti:

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