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Saoirse Ronan, le tre nomination e un Oscar impossibile

Il momento magico dell’attrice: dall’Irlanda a Hollywood puntando alla statuetta. Che non arriverà

«Chiunque parli dell’edonismo della California non ha mai passato un Natale a Sacramento…». È una citazione della scrittrice e giornalista Joan Didion ad aprire Lady Bird, opera prima di Greta Gerwig. Entrambe nate nella città californiana come la giovane protagonista del film, Christine “Lady Bird” McPherson, che Sacramento se la sente stretta e sogna di «andare dove c’è la cultura, tipo New York». La città che custodisce sogni e aspirazioni di milioni di persone, terra promessa dell’affermazione di sé e spietato specchio dei propri fallimenti. Lì, più precisamente nel Bronx, inizia la storia di Saoirse Ronan che alla liceale con i capelli rosa e un rapporto conflittuale con la madre presta il volto. Ma il suo è un viaggio al contrario. Figlia di una coppia di irlandesi – il padre, Paul Ronan, è un attore – Saoirse, all’età di tre anni si trasferisce in Irlanda con la famiglia. Prima a Carlow e poi a Howth, due realtà molto più ovattate e nelle quali, appena bambina, inizia a seguire le orme paterne prendendo parte a due serie tv irlandesi: The Clinic e Proof.

Saoirse Ronan in una scena di Lady Bird

L’ironia del destino vuole che l’inizio della sua brillante carriera passi attraverso un film, I could never be your woman di Amy Heckerling, mai uscito nelle sale americane. Sul set con Michelle Pfeiffer e Paul Rudd, la giovane attrice era affiancata da un coach per perfezionare la pronuncia. Lo stesso di Keira Knightley in Espiazione che suggerirà la Ronan per il ruolo di Briony, la ragazzina con la memoria traditrice nata dalla penna di Ian McEwan. Un’interpretazione che le regalerà la sua prima candidatura agli Oscar a soli tredici anni. «Puoi lavorare molto duramente, ma se non hai un pizzico di fortuna e qualcuno che propone il tuo nome, potresti non andare da nessuna parte» racconterà anni dopo al Time. Quello che segue è un percorso fatto di titoli e collaborazioni prestigiose, riprova che la fortuna senza il talento è solo una scorciatoia verso una strada chiusa.

Qualche esempio? Peter Jackson la vuole in Amabili resti, adattamento cinematografico del romanzo di Alice Sebold, Joe Wright la trasforma in un’adolescente serial killer in Hanna, Wes Anderson le disegna una macchia a forma di Messico sul volto in Grand Budapest Hotel e Ryan Gosling la sceglie per il suo controverso debutto alla regia in Lost river. Ma è forse il ruolo di Eilis Lacely in Brooklyn di John Crowley, per il quale ottiene la seconda nomination agli Academy, che più la rappresenta. Una giovane irlandese che, negli anni ’50, decide di imbarcarsi alla volta di New York per disegnare da sola il suo futuro.

Così, tra un videoclip (Galway Girl di Ed Sheeran, qui sopra), il debutto a Broadway (The Crucible di Arthur Miller) e una terza candidatura agli Oscar per Lady Bird, Saoirse Ronan è diventata l’emblema di una nuova generazione di attori hollywoodiani. Giovanissima ma con le idee ben chiare su quale direzione seguire, come dimostrano i suoi prossimi progetti. L’attrice sarà Nina Zarechnaya nell’adattamento cinematografico de Il gabbiano di Chekhov diretto da Stephen Karam, Maria Stuarda in Mary Queen of Scots di Josie Rourke e la Florence Ponting di Ian McEwan in On Chesil Beach di Dominic Cooke.

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