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Il discorso di Jimmy Kimmel, tra Weinstein e Trump

Nel discorso di apertura degli Oscar un diretto Kimmel punta il dito contro il grande assente

Scintille, applausi, flash. E sul palco del Dolby Theatre, arriva in un elegantissimo nero – e per il secondo anno consecutivo – Jimmy Kimmel, che subito scherza sull’errore della busta dello scorso anno, ricordando che la statuetta ha toccato i novant’anni e che in America c’è sempre più bisogno di uomini come l’Oscar: «Con le mani bene in vista e senza pene». Eppure, tempo una manciata di risate, e il discorso si fa improvvisamente serio e arriva la frecciata al grande assente: Harvey Weinstein. «Tutti sapevano, il mondo ci sta guardando, se riusciamo a mettere fine alle molestie sul posto del lavoro, sarà una vittoria globale!», picchia Kimmel. «E queesto ci porta ad un cambiamento, dobbiamo essere positivi. Anche grazie agli splendidi film di questa sera, che verrano schiacciati al botteghino da Black Panther», torna al joke Kimmel, pronto a proseguire con un plauso al nuovo corso di Hollywood.

«Che meraviglia pensare a questo film, oggi un film di supereroi fatto da afroamericani. E poi Wonder Woman, una donna super. Questa è un’edizione storica, c’è il cambiamento, ci sono finalmente le donne. E poi Jordan Peele, protagonista di un grande debutto, Get Out». Non può mancare la politica, che arriva chiamando in causa Timothée Chalamet, arrivato al Dolby dopo aver disertato i Paw Patrol (un cartone animato): «Attore giovanissimo, protagonista di un film grande fatto con pochi soldi, solo per infastidire Mike Pence». Poi, dopo una decina di minuti, con la platea che lo accompagna e lo segue, Kimmel chiude scherzando su La Forma dell’Acqua, («Del Toro ha sottolineato il fallimento dell’uomo, dato che le donne escono con i pesci!»), chiudendo con una frase semplice ma non banale: «Nei discorsi dopo il premio, non dovete cambiare per forza il mondo, però parlate di ciò che volete e sentite davvero. Basta che siate corti, però…».

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