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Salvatore Cascio: «La gloria e la prova, vi racconto il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0»

Ricordate Totò di Giuseppe Tornatore? Ha scritto un’autobiografia. E qui la racconta a Hot Corn

Salvatore Cascio racconta La gloria e la prova – Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0
Salvatore Cascio racconta La gloria e la prova – Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0

MILANO – In uno dei momenti chiave di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore il personaggio di Alfredo (Philippe Noiret) augura ad un Totò tanto adolescente quanto ormai giovane uomo (Marco Leonardi), di amare qualsiasi cosa avrebbe fatto nella sua vita proprio come amava la cabina di proiezione del Paradiso da picciriddu. E in effetti c’è dell’amore tangibile in La gloria e la prova – Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0 di Salvatore Cascio (che di Totò è stato il volto da bambino) e Giorgio De Martino, volume appena pubblicato da Baldini + Castoldi. Amore per il cinema, per la vita, ma soprattutto amore per sé stessi.

La copertina di La gloria e la prova – Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0

Un’autobiografia scritta come ha saputo amare la cabina del film, tangibile espressione di rinascita, accettazione dei propri limiti e peculiarità, punti di forza e debolezza, perché – parafrasando una delle più celebri linee di Nuovo Cinema Paradiso – a volte perdere la vista è il solo modo che abbiamo per aprire davvero gli occhi. E se nel domani di Cascio potrebbe esserci un ritorno nel segno de La gloria e la prova in forma teatrale, provate a chiedergli se ha mai rischiato di farsi fottere dalla nostalgia: «No, solo dalla paura. Ho dovuto fermarmi perché non stavo bene mentalmente, di testa. Si, la gioia e l’entusiasmo, questo sicuramente. Ma lo stop prolungato mi è servito per ripartire».

Salvatore Cascio da bimbo in Nuovo Cinema Paradiso
Salvatore Cascio da bimbo in Nuovo Cinema Paradiso

IL MIO LIBRO – «Erano anni che volevo farlo, parlarne a cuore aperto, raccontare tutto. L’input a scrivere La gloria e la prova me l’hanno dato Andrea Bocelli e Veronica Berti. Credo sia un punto di partenza, anzi, un punto di ripartenza per tante cose. La libertà di non avere più paura, per esempio. Oggi guardo alla retinite pigmentosa come un valore aggiunto e, sì, lo dico con forza. Sono motivatissimo. Ho finalmente ripreso in mano la mia vita. E voglio dire una cosa, per quanto possa sembrare paradossale: nella mia sfortuna sono stato fortunato».

Salvatore Cascio, oggi. Foto di Alessandro Pumo

IO E TOTO’ – «È stata dura convivere con quel personaggio. Mi arrivavano proposte, e tutti volevano ritrovare il Totò bambino. Ma io mi nascondevo. Poi, alle solite domande che i giornalisti mi facevano (Perché ti sei fermato?) inventavo scuse. Finché una volta un giornalista mi chiamò per un’intervista. Non sapeva nulla del mio problema agli occhi. Io ero in una fase normale, abbastanza tranquilla, ed ero pronto per ripartire. Avevo anche già iniziato a lavorare a La gloria e la prova. Mi chiese (ancora una volta, nda) del perché mi fossi fermato e gli raccontai il mio problema. L’intervista sarebbe dovuta uscire la domenica: uscì l’indomani e fu riportata da tutti i media. Avevo proprio bisogno di leggerlo. Di leggere della retinite pigmentosa. Senza maschere, senza vergogna. Solo così sono riuscito ad uscire dal labirinto della paura».

Un altro momento di Nuovo Cinema Paradiso.

IL CINEMA – «Il cinema? Un gioco. Un gioco per adulti. Perché a quell’età i soldi e la fama possono creare situazioni sbagliate. Di quelle in cui si perde il gusto della vita, del gioco, della novità, dell’essere spontaneo. Io sono stato fortunato, ero sotto la guida di Peppuccio (Tornatore, nda) e mi ha aiutato. Ho fatto una decina di film (Nuovo Cinema Paradiso, Diceria dell’untore, C’era un castello con 40 cani, Stanno tutti bene, Il ricatto 2, Jackpot, Festival) e ho lavorato con diversi registi (Pupi Avati, Duccio Tessari, Vittorio De Sisti, Beppe Cino, Mario Orfini) – e non me ne vogliano per quel che sto per dire – ma Tornatore è Tornatore. È andato a prendere un bambino di otto anni che giocava per strada con i suoi amici a Palazzo Adriano per affidargli un ruolo fondamentale. Ha creduto in me e nel mio talento, come un coach».

VATTINNI! CHISTA È TERRA MALIGNA – «Quando Totò, interpretato da Marco Leonardi, sta per partire per il militare Alfredo, privato della vista glielo dice: “La vita non è come al cinematografo, è più difficile”. E per ritrovare in Sicilia la propria gente, le proprie cose, bisogna andare via per molto tempo. Totò ci ha impiegato trent’anni. Io, credimi, parlo di Bologna come una bella città, ma il calore e l’umanità della Sicilia non si trovano da nessuna parte. Forse è un po’ retorico da dire, perché alla fine diciamo tutti la stessa cosa, ma è così. Il problema della Sicilia però è che è stata amministrata male, e quando i ragazzi vanno via per lavoro, è la fine».

FILM PREFERITO – «Esclusi i film di Peppuccio? Il Marchese del Grillo. È uno di quei film che ho guardato e riguardato tante tante volte, meraviglioso. Ho avuto anche la fortuna di conoscere Alberto Sordi, è uno dei miei attori preferiti».

E qui la colonna sonora leggendaria di Morricone:

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