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Katia Bernardi: «Il mio viaggio tra falegnami, Lina Wertmüller e Kathryn Bigelow…»

Tra il Brenta e Susanna Tamaro fino al nuovo progetto, Falegnami ad alta quota. Intervista alla regista

Katia Bernardi
Katia Bernardi in azione sul set di Falegnami ad alta quota.

TRENTO – L’ultima volta l’avevamo incontrata a Roma per il suo documentario su Susanna Tamaro, Inedita, adesso invece eccola rispuntare su DMAX a capo di una serie molto particolare, Falegnami ad alta quota. Non si può dire che Katia Bernardi non sia una regista eclettica, capace di passare dalle pagine dei libri della Tamaro alle vette del Brenta. «Dopo anni di racconti al femminile era giunto il momento di raccontare l’universo maschile», ride lei prima di lanciarsi in un’intervista in cui racconta non solo il nuovo progetto, ma anche miti, film del cuore e il momento particolarmente felice delle registe dopo la vittoria di Berlino, Venezia, Cannes e dell’Oscar a Chloé Zhao. «Le cose stanno cambiando? Voglio credere di sì, ma non mi voglio illudere», riflette. «Sicuramente è un segnale positivo, un segnale di parità. Oggi riusciamo ad avere il nostro spazio, però non voglio pensare sia una moda passeggera, ma solo l’inizio di un sistema paritario…».

Katia Bernardi durante le riprese di Falegnami ad alta quota.

LE MIE REGIE – «Una delle cose più interessanti del mio viaggio da regista? La continuità anche tematica dei progetti. Al centro di tutto ci sono sempre le donne, con la loro forza, ironia e coraggio. Con Funne – Le ragazze che sognavano il mare (lo trovate su CHILI qui, nda) ho scoperto la commedia, forse il genere che più mi appartiene. Così ho scritto una favola contemporanea dal sapore un po’ british perché amo molto le strutture e lo stile delle commedie inglesi, come amo i racconti di formazione, le storie di persone, di piccole comunità, che – nonostante tutto – riescono a realizzare i propri sogni. Grazie a Funne è nato l’incontro con Susanna Tamaro e da lì il biopic Inedita, racconto di formazione di una donna fuori dagli schemi, molto coraggiosa. Quel documentario riflette il suo e il mio stile un po’ pop. L’ironia è una costante che mi appartiene».

Susanna Tamaro in una scena di Inedita di Katia Bernardi.

IL RIFERIMENTO – «La mia regista preferita? Nessun dubbio: Lina Wertmüller, un’autrice che ha segnato e condizionato il mio lavoro, soprattutto per l’ironia e per la forza dei suoi film e dei suoi personaggi, sempre fuori dagli schemi. Grazie alla Wertmüller credo che la commedia al femminile abbia raggiunto livelli davvero altissimi. Sul versante americano amo molto Kathryn Bigelow, perché sono anche un’appassionata di film d’azione. Il mio sogno sarebbe dirigere un capitolo di James Bond! Devo dire però che con la serie Falegnami ad alta quota ho potuto far emergere anche questo mio lato action…».

Kathryn Bigelow
Kathryn Bigelow sul set di The Hurt Locker.

I FALEGNAMI – «Dopo anni di racconti al femminile era giunto il momento di raccontare anche l’universo maschile. Da qui è nato il progetto Falegnami ad alta quota per DMAX. Volevo misurarmi con un genere che non avevo ancora sperimentato. In questo caso il racconto è di una piccola comunità, un’impresa familiare di falegnami che vivono in Trentino: si chiamano fratelli Curzel e con estremo coraggio si dedicano alla loro attività: costruire rifugi ad alta quota, appunto. Un progetto che ha avuto una gestazione lunga, più di un anno, quaranta giorni di riprese, molte location diverse. Oltre ad essere stata una bellissima e faticosissima esperienza professionale la serie è stata davvero una sfida. Voli in elicotteri, dormire in quota e unica donna sul set…».

Katia Bernardi sul Brenta per una puntata di Falegnami ad alta quota.
Katia Bernardi sul Brenta per una puntata di Falegnami ad alta quota.

IL FILM DEL CUORE – «Ah, no! Ma come? Questa è proprio una domanda a tradimento. Rispondere è molto difficile, forse troppo. Sono una cinefila seriale e ancora oggi, esattamente come quando avevo quindici anni, la cosa che amo di più fare nella vita è proprio guardare film. Sceglierne solo uno quindi è difficilissimo, dovrei indicarne probabilmente uno per regista oppure uno per genere. Da Kill Bill di Quentin Tarantino a Il mago di Oz passando a Notting Hill per le commedie e a un cult come Casablanca per il noir…».

  • OPINIONI | La rivoluzione delle registe, da Cannes a Venezia
  • VIDEO | Con Katia Bernardi all’Hot Corner di Roma.

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