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La rivoluzione totale delle registe | Dopo l’Oscar, ecco anche Cannes, Venezia e Berlino

Per la prima volta i tre festival sono stati vinti da tre registe. E prima c’era stato l’Oscar a Chloé Zhao

Poker al femminile: Julia Ducournau, Carla Simón, Audrey Diawan e Chloé Zhao.

ROMA – Dal 25 aprile 2021 al 15 febbraio 2022: una rivoluzione totale compiuta in soli dieci mesi. Possibile? Sì, perché tanti ne sono passati dalla serata al Dolby Theatre di Los Angeles, quando Chloé Zhao ha impugnato la statuetta per la regia di Nomadland, a quella di Berlino in cui Carla Simón ha ritirato l’Orso d’oro per il suo Alcarràs. Tra i due estremi, c’erano state Julia Ducournau, trionfatrice a Cannes con la Palma d’Oro a Titane, e poi Audrey Diwan, vincitrice del Leone d’oro alla Mostra di Venezia con La scelta di Anne – L’Événement. Un poker al femminile senza precedenti, un trionfo artistico che sancisce definitivamente la parità tanto evocata negli ultimi anni, spazzando via decenni di esitazioni e tentennamenti. E se prima le donne alla regia erano considerate quasi un’eccezione, un numero da avere in competizione tipo panda per non finire in estinzione, adesso – anche in nome di questo poker – saranno sempre più la regola. Non solo ai festival.

Alcarràs
Carla Simón sul set di Alcarràs.

L’ultimo sigillo lo ha messo alla Berlinale una regista spagnola – anzi, catalana – di nome Carla Simón Pipó, classe 1986, nata e cresciuta a Barcellona, di cui già avevamo amato qualche anno fa il bellissimo esordio, Estate 1993 (lo trovate in streaming su CHILI qui, se lo avete perso). Questa volta ha vinto con Alcarràs, un’opera che prende il titolo dal luogo in cui è ambientato, in Catalogna, e racconta il dramma della scomparsa dell’agricoltura, con una famiglia che si oppone all’intenzione di installare pannelli solari su un appezzamento agricolo. Una vittoria meritata, ma che ha però un merito più grande, ovvero quello di completare definitivamente una rivoluzione femminile che sembrava sempre incompiuta, sembrava sempre rimasta a metà. Sì, le donne c’erano ai festival, ma quanto erano davvero rilevanti le loro opere? Adesso anche l’ultimo tabù è caduto con un tre su tre senza precedenti: Cannes, Venezia e Berlino.

Julia Ducournau sul set di Titane.
Julia Ducournau sul set di Titane.

Ovviamente le quattro vittorie servono – e devono servire – soprattutto a raccontare ciò che rimane sotto la superficie, ovvero le decine e decine di registe e autrici che da anni stanno girando grandi cose, vedi Mia Hansen-Løve, Emmanuelle Bercot, Maïwenn (DNA – Le radici dell’amore è un film meraviglioso) o Chloé Mazlo, di cui vi abbiamo parlato da poco qui. E se la nomination all’Oscar di Jane Campion per Il potere del cane era scontata, meno scontate sono quelle ai film di altre due registe come Sian Heder per I segni del cuore (ve lo avevamo raccontato qui) e Maggie Gyllenhaal per La figlia oscura. E l’Italia? A Berlino c’era Chiara Bellosi con Calcinculo, a Venezia invece Laura Bispuri, ma ci sono molte registe, da Francesca Mazzoleni a Letizia Lamartire, di cui sentiremo molto parlare nei prossimi anni. La rivoluzione è appena cominciata.

  • IL FILM | Potete vedere in streaming Estate 1993 su CHILI
  • VIDEO | Carla Simón parla a El Mundo:

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