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Sabrina Impacciatore: «L’ultimo bacio, la mia Livia e quell’energia incredibile sul set…»

Il set, il suo personaggio, il rapporto con il cast e con Muccino: l’attrice ricorda L’ultimo bacio

sabrina impacciatore

MILANO – Che piaccia o meno, la verità è che a vent’anni dall’uscita – era venerdì 2 febbraio 2001 – L’ultimo bacio rimane un film imprescindibile. Il terzo film di Gabriele Muccino – con un “dream team” che comprendeva tra i tanti Stefano Accorsi, Giorgio Pasotti, Stefania Sandrelli, Sabrina Impacciatore, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Giovanna Mezzogiorno – è diventato il ritratto di un’intera generazione, un film spartiacque che ha cambiato le carte in gioco del cinema nostrano e che ai tempi fu un fenomeno sociologico, immagine di un sentimento verso un futuro che ormai non esiste più. In occasione dell’anniversario, noi di Hot Corn per il nostro speciale (qui le nostre interviste a Muccino e Pasotti), abbiamo chiamato Sabrina Impacciatore per parlare del film, dei ricordi di set e della sua importanza.

sabrina impacciatore
Sabrina Impacciatore e Giorgio Pasotti in una scena de L’ultimo bacio

Partiamo da quel febbraio 2001: si aspettava l’enorme successo de L’ultimo bacio?

«No, non me l’aspettavo, assolutamente. Considerate che L’ultimo bacio è stato il mio primo film per il cinema. Facevo l’attrice dall’età di diciotto anni, ma ho debuttato sul grande schermo proprio con questo film, quindi per me rappresentava già un sogno. In realtà sono andata al provino non pensando nemmeno di essere presa. Quando poi ho letto la sceneggiatura, ho capito che era un film potente, una sceneggiatura bomba. Già in prima lettura ho detto: «Wow, questo film è veramente ben scritto». Era scritto in maniera insolita, era molto parlato. Gabriele ha uno stile molto personale dove le cose paiono vivere già sulla carta, quindi ricordo che già leggendolo ebbe un grande effetto su di me. Non avrei però mai potuto immaginare che L’ultimo bacio riuscisse a segnare un’epoca».

Che ricordi ha del set?

«Avevo appena finito di girare Concorrenza sleale con Ettore Scola e venivo da un set molto diverso. Il set di Gabriele era esplosivo, c’era un’energia giovane, fresca e lui riusciva a creare un’onda potentissima, febbrile e travolgente. E poi il cast era unico. Non so come descriverlo. C’era tanta musica, c’era Carmen Consoli che si occupava della canzone della colonna sonora, c’era una vitalità che poi è finita sulla pellicola. Tutta quella chimica, tutta quella enorme energia poi è rimasta per sempre impressa. C’era anche tanta complicità tra di noi, siamo diventati una specie di famiglia, tant’è che tutti noi del cast de L’ultimo bacio ancora oggi ci vogliamo bene. Ed è una cosa abbastanza rara».

Sabrina Impacciatore insieme a Pasotti, Accorsi e Mezzogiorno ne L’Ultimo bacio

Come è stato interpretare Livia? Cosa ha pensato quando ha letto il personaggio?

«Dico una cosa che un’attrice non dovrebbe mai dire ma il personaggio non mi era simpatico, anzi, ricordo che quando l’ho letto ho detto: «Mamma mia, ma questa è insopportabile». E quindi all’inizio detestavo Livia perché era la parte peggiore del femminile. Dopo, invece, ho capito le sue ragioni e l’ho amata perché in fondo stava solo cercando di sopravvivere alla prima gravidanza e aveva a che fare con un uomo in fuga, che non voleva prendersi le proprie responsabilità. Il classico eterno adolescente. Poi ho capito le ragioni di Livia, ma mi ha creato un po’ di problemi all’inizio perché quando mi riconoscevano per strada mi dicevano: «Lo sai che per colpa tua non mi sono sposato?». Tutti pensavano che la moglie sarebbe diventata così dopo il matrimonio o dopo la gravidanza».

Quando ha capito che il film stava diventando un fenomeno sociologico?

«L’ho capito quando ho visto che tante persone cercavano di contrastarlo. Mi ricordo che ci sono stati addirittura degli articoli in cui qualcuno diceva che non era vero che i trentenni erano così e che L’ultimo bacio non poteva essere il manifesto di una generazione. Quindi quando ho iniziato ad avvertire che c’erano correnti avverse, ho capito che il film stava facendo il botto. Quando una cosa fa discutere tanto vuol dire che sta succedendo qualcosa. Poi mi sono resa conto che l’onda non si esauriva, a distanza di anni ogni volta che il film è stato mandato in onda la gente ha continuato a vederlo e a rivederlo, come fosse la prima volta. Quindi mi sono accorta poi nel tempo che si trattava di un plastico. E io stessa credo che si tratti di un film perfetto. Un film pop, ovviamente, però per me è perfetto».

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Sabrina Impacciatore e il cast de L’ultimo bacio riuniti nel 2010 per Baciami ancora

Dopo pochi mesi dall’uscita del film, il mondo è cambiato con l’attentato dell’11 settembre. È così anche per quella visione del futuro e della libertà nel film? È sparita per sempre?

«Sì, senza dubbio è cambiata quella visione del futuro, perché l’11 settembre è stato un trauma collettivo, come lo è ora il Covid. Sicuramente ciò che viene rappresentato nel film, il senso di libertà, la sindrome di Peter Pan è stata notevolmente modificata. L’attentato ha limitato le nostre libertà e ancora le limita, perché ci ha reso instabili, incerti, insicuri, vulnerabili. Come la pandemia. Io credo che quella spensieratezza di quella generazione degli anni Novanta e dei primi anni Duemila non esista più. Nel film però ci sono temi universali in cui ci si può ancora riconoscere e identificare, perché comunque la rincorsa all’eterna adolescenza, il rifuggire dalle responsabilità, il desiderio di essere liberi e irresponsabili, beh, penso che in qualche modo appartenga ad ognuno di noi. L’ultimo bacio era dedicato principalmente ai trentenni ma in realtà, soprattutto in questo momento, l’età dell’adolescenza si è allungata. Penso che L’ultimo bacio sia destinato a rappresentare generazioni per molti anni ancora».

L’ultimo bacio ha fatto un po’ anche da precursore a quell’ossessione per il cellulare che oggi ci caratterizza…

«Tutti i film che poi sono diventati classici hanno sempre avuto qualche elemento di chiaroveggenza. Non voglio fare paragoni spropositati, ma quando uscì La dolce vita, che è un film che segnò un’epoca, ebbe tantissime critiche negative, tantissimi detrattori, e molte cose che vennero criticate in realtà poi rappresentarono quello che successe poi. L’ultimo bacio anticipò una tendenza esplosa in tutta la sua vastità, perché oggi le persone hanno sviluppato una dipendenza psicologica dal telefonino e ci sono adolescenti che hanno crisi di astinenza. Era l’inizio di una nuova epoca. Gabriele è stato chiaroveggente in questo: ha intercettato la tendenza verso la quale stava andando la società e ha avuto il coraggio di raccontarla».

 

Quando è stata l’ultima volta che ha visto il film?

«È stato talmente tanto tempo fa che credo di doverlo rivedere. Penso che l’ultima volta sia stata diciotto anni fa. Sì, è arrivato il momento di rivederlo. Anzi, credo lo facciano in televisione questa settimana, quindi lo vedrò sicuramente, anche se è sempre una grande emozione: L’ultimo bacio è stato un film che mi ha cambiato la vita, perché da quel momento in poi io ho iniziato a fare cinema in maniera definitiva. Ho lasciato la televisione proprio da qui in poi, quindi per me è stato un film fatale, direi. Un ultimo bacio fatale…».

  • Le altre interviste dello speciale #LUltimoBacio20:
  • GABRIELE MUCCINO: «La fotografia di un tempo perduto»
  • GIORGIO PASOTTI: «Quel successo esplose all’improvviso»
  • PAOLO BUONVINO: «La colonna sonora e quel titolo…»
  • Volete rivedere L’ultimo bacio? Lo trovate su CHILI

Qui potete vedere una scena del dietro le quinte del film: 

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