LOS ANGELES – «Ci tengo a precisare che non ho trascorso 24 anni ad agonizzare pensando al sequel de Il Gladiatore». A sottolinearlo ad inizio intervista è lo stesso Ridley Scott durante il nostro incontro a Los Angeles in occasione della promozione de Il Gladiatore II. Il regista di Alien, Blade Runner e Thelma & Louise (per citarne alcuni) torna a mettere mano, a quasi un quarto di secolo, a uno dei suoi film più iconici ma lo fa dopo averne girati altrettanti. «Ho fatto 20 film negli ultimi 20 anni, un film all’anno». Specifica. E allora perché tornare a Roma, all’arena, ai gladiatori? «Il film originale non è mai passato di moda, si è creato una vita propria e ha iniziato a diventare molto popolare grazie alle piattaforme. Chiaramente si è capito che dovevamo fare un sequel. E perché non farlo?».
Nel 2000 il film originale era stato accolto con grande favore dalla critica, ottenendo 12 nomination agli Academy Awards e vincendo cinque statuette, tra cui quella per il miglior film e il miglior attore per Russell Crowe. Il primo Gladiatore racconta la storia di Massimo Decimo (Russell Crowe), generale romano vittima di un colpo di stato da parte del malvagio imperatore Commodo (Joaquin Phoenix). Costretto alla schiavitù, Massimo Decimo combatte per scalare i ranghi come gladiatore e vendicarsi di Commodo, che ha sterminato la sua famiglia. Il Gladiatore II riprende da dove il primo film si era interrotto, questa volta con un nuovo combattente, il nipote di Commodo, Lucius, interpretato da Paul Mescal, che Scott ha scelto dopo averlo visto in Normal People nel 2020. Nel cast, oltre a Pedro Pascal nel ruolo di Marcus Acacius e Denzel Washington in quello di Macrinus, anche Joseph Quinn di Stranger Things nel ruolo di Geta e Fred Hechinger di The White Lotus in quello di Caracalla, entrambi co-imperatori. Hechinger ha avuto il ruolo dopo che Barry Keoghan (Saltburn) ha dovuto abbandonarlo per un altro progetto. Del cast originale invece solo Connie Nielsen, che riprende il ruolo di Lucilla, e Derek Jacobi che dà nuovamente il volto al senatore romano Gracco.
L’ISPIRAZIONE – «Mi sono seduto a un tavolo con i miei produttori e ci siamo chiesti: «Da cosa partiamo?»; abbiamo esaminato chi dei personaggi era vivo, se Lucilla, la madre interpretata da Connie Nielsen, fosse ancora viva e se lo fosse il figlio misteriosamente scomparso nel primo film. Una volta capito questo, scrivere una sceneggiatura è esattamente come scrivere un libro e ognuno scrive a modo suo. Si può iniziare dalla prima pagina, arrivare fino a pagina 200 e finire. Oppure si possono fare delle componenti e stenderle sul tavolo, un po’ come un kit Lego, in modo da lavorare fondamentalmente sullo scheletro prima di mettere il grasso e la carne sulla storia».
EFFETTI SPECIALI – «Gli effetti speciali esistono da molto tempo e nel primo Gladiatore erano già abbastanza sofisticati. Avrei potuto già fare il rinoceronte allora, forse avrei avuto difficoltà a fare i babbuini, perché negli ultimi 20 anni la tecnica della pelliccia è migliorata molto. Diciamo che questa volta ho costruito il 40% in scala reale, il resto dello stadio è stato creato al computer. Il mondo degli effetti speciali è cambiato rispetto a quando ho girato Alien con Carlo Rambaldi. Gli effetti erano effettivamente fisici. Peggio ancora in Blade Runner dove non ce ne erano affatto. E nemmeno in Legend, dove ho dovuto creare la foresta fisicamente. Anche 1492, che è uno dei miei film preferiti, con Gerard Depardieu, non ha effetti visivi, tranne, credo, all’inizio quando c’è una tempesta. Quindi diciamo che ho iniziato a considerare gli effetti speciali piuttosto tardi».
DENZEL WASHINGTON – «È un individuo molto potente. È la sua natura. È semplicemente così. Ho avuto una bella esperienza con lui in American Gangster, che deve essere considerato uno dei miei film migliori. Forse anche il suo, credo l’abbia ammesso lui stesso perché era proprio il suo territorio. Credo che Denzel sia un personaggio formidabile e probabilmente il miglior attore che abbiamo».
COMBATTIMENTI – «La maggior parte delle scene di lotta che vengono fatte oggi non sono credibili, nessuno si rialzerebbero dopo essere stato colpito 19 volte; quindi mi piace mantenere le mie scene di combattimento, come ho fatto in Black Hawk Down, reali. E così è stato fatto anche in Napoleone un anno fa. Ci sono alcune grandi scene di battaglia, enormi scene di battaglia, ma realistiche. Infatti la stunt lady e i suoi coordinatori che ho usato in quel film li ho poi portati a lavorare con me ne Il Gladiatore II».
BABBUINI – «Diciotto mesi fa stavo facendo un pilota in Sudafrica e un giorno ho notato delle persone che in un parcheggio bevevano il caffè. All’improvviso, appaiono 12 babbuini che sembravano carini. Ma non ci si avvicina a un babbuino. Sono carnivori. Possono anche pesare solo 40 o 50 chili, ma ti possono staccare un braccio. A un certo punto uno di loro ha attaccato un ragazzone che ha lasciato cadere la tazza di caffè ed è corso verso la macchina. Il babbuino gli si è attaccato alla gamba, lui è salito in macchina e ha chiuso la portiera ma l’animale ha letteralmente fatto oscillare l’auto. Quel babbuino aveva l’alopecia, non aveva peli, quindi ho modellato il mio babbuino protagonista su quel babbuino alopecico. Sul set poi, visto che i babbuini sono piccoli, ho dovuto usare degli adolescenti in grado di combattere, delle controfigure che fossero il più piccole possibile».
SQUALI – «I Romani erano eccellenti dal punto di vista tecnologico e archeologico. L’archeologia e il calcestruzzo sono tecnologia. Il loro calcestruzzo di allora è migliore di quello che possiamo mescolare oggi, e non riusciamo a capire cosa faccia la differenza. Avete notato che quando qualcuno fa il calcestruzzo in casa vostra, si stacca sempre nel giro di 10 mesi? Sulla via Appia, che ha mille anni, non si è ancora mosso, quindi sapevano qualcosa che noi non sappiamo. E anche il trasporto dell’acqua negli acquedotti era molto avanzato, molti acquedotti erano collegati proprio al Colosseo, per i bagni ma anche per riempire l’arena con l’acqua in cui certamente in varie occasioni hanno messo delle murene. E c’era abbastanza acqua per annegarci. Se si può costruire un’arena di quelle dimensioni e metterci l’acqua, vuoi dirmi che non ci si può mettere uno squalo? Mi dispiace. Non ci credo. Sono certo che ci abbiamo messo anche degli squali».
IL GLADIATORE 3 – «Viste le prestazioni nel resto del mondo che abbiamo visto fino ad ora, ci sarà sicuramente un Il Gladiatore 3. Queste cose diventano anche una questione finanziaria e a questo punto sarebbe folle non prendere in considerazione la terza versione. Infatti questo secondo film è stato progettato per lasciare aperta la possibilità di un sequel con la battuta finale di Paul Mescal. Perché lui non vuole davvero questo lavoro. È un po’ come quando Al Pacino nel film Il Padrino non vuole il ruolo che deve accettare. Quindi, in modo divertente, l’ho rubato un po’ a Il Padrino. Grazie, Francis».
IL DISEGNO – «La cosa che mi ha segnato di più nei miei primi anni di vita è stata frequentare la scuola d’arte. Ero un pessimo studente e incapace di imparare qualsiasi cosa, ma ho sempre disegnato incessantemente fin dalla tenera età di cinque, sei anni. A 12 anni realizzavo già dipinti, quadri piuttosto grandi, quindi la mia unica carriera poteva essere quella diventare insegnante d’arte. Ho frequentato una scuola d’arte nel nord dell’Inghilterra, chiamata West Hartlepool, e al West Hartlepool College of Art probabilmente devo tutto. In seguito ho frequentato il Royal College of Art con persone come David Hockney e simili, ma credo di aver imparato di più all’Hartlepool, che è un corso di quattro anni. E poiché so disegnare e dipingere davvero, disegno tutti i miei storyboard per i film. Lo storyboard de Il Gladiatore è bello spesso. Proprio ora stanno facendo un libro con le mie tavole per Alien che sarà disponibile a breve. La cosa incredibile è che le mie tavole per Alien hanno portato il budget per il film da 4,2 a 8,4 milioni quando lo studio le ha viste. Hanno trasmesso la mia visione e lo studio l’ha colta. Sono fortunato e benedetto con un occhio da regista e una mano per il disegno. Letteralmente immagino prima un film nella mia testa e poi attraverso la mia mano lo butto su carta prima di girarlo».
L’IMPERO ROMANO – «Non ho mai pensato all’impero romano in questi anni perché ero occupato. Ero impegnato a fare Black Hawk Down e altro. Credo che la visione dell’impero romano debba essere quella di una festa di comportamenti estremi. Ce ne dimentichiamo perché ci piace quando è un film di Hollywood, ma queste persone per divertimento guardavano come fosse una partita di calcio una famiglia venire divorata da un leone. Non è divertente, quindi cerco di mantenere questo aspetto quando racconto una storia, che è una visione romantica di un gladiatore a Roma, ma Roma era veramente malvagia. Probabilmente si potrebbe inserire come uno dei peggiori momenti della storia, insieme a quello che stiamo vivendo ora. E non faccio politica. Non voglio fare politica. Ma storicamente non impariamo nulla. Continuiamo a ripetere gli stessi errori. In questo momento stiamo vivendo esattamente la stessa situazione in diverse parti del pianeta. Non mi dilungherò oltre, ma sapete bene di cosa sto parlando. Un uomo super-ricco che come un imperatore pensa di poter conquistare l’impero… Vi ricorda qualcuno?».
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