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MASH | Il genio di Robert Altman e quella Corea al sapore di Vietnam

Donald Sutherland, Elliott Gould, The Chicken and the Hawk, la Palma d’Oro. E quel remake…

Un dettaglio dello storico manifesti di MASH.

ROMA – Un dono del cielo. Volessimo provare a definire con un’unica frase la produzione degli anni Settanta di Robert Altman, sarebbe certamente questa. Una delle più pure espressioni della creatività new hollywoodiana caratterizzata da processi di destrutturazione dei topos del genere di riferimento attraverso solidi racconti. MASH, in tal senso, ne rappresenta il simulacro narrativo. Considerato una pietra miliare dell’anti-retorica americana, negli equilibri dell’opus altmaniano MASH rappresenta ciò che è stato Il dottor Stranamore per Stanley Kubrick: un gioiello comico-sovversivo con cui esorcizzare la guerra agli occhi dell’America (e del mondo). La sua genesi parte però da lontano, da (molto) prima di Altman. Sul finire degli anni Sessanta infatti l’ex-blacklist fresco delle luci della ribalta di Cincinnati Kid – Ring Lardner Jr. – propose lo script ad alcuni dei cineasti dell’epoca: Kubrick, ma anche Mike Nichols, Sidney Pollack, Arthur Penn e Walter Hill. Nessuno seppe però realmente interessarsi al progetto.

MASH: una pietra miliare dell'anti-retorica americana
MASH: una pietra miliare dell’anti-retorica americana

Nessuno tranne quel Altman fresco della doppietta Conto alla rovescia/Quel freddo giorno e che, forte del suo passato da pilota di Consolidated B-24 Liberator, rimase affascinato dallo script di Lardner: lo sentiva suo. Già nel 1965 infatti tentò di realizzare The Chicken and the Hawk. Un’opera non dissimile dalle atmosfere dissacranti di MASH avente ad oggetto proprio il mondo della sua aviazione. Nel pieno della pre-produzione, tuttavia, sorsero le prime problematiche. Lo script di Lardner infatti era ben lontano dal MASH che oggi conosciamo. Prevedeva appena due protagonisti e giusto qualche comprimario. Altman, che invece voleva realizzare una sinfonia narrativa di caratterizzazioni, optò per una serie di modifiche che stravolsero completamente il lavoro di Lardner e che – Palma d’Oro a Cannes e Oscar 1971 alla sceneggiatura non originale – diedero ragione al cineasta.

Elliott Gould e Donald Sutherland sono i capitani Razzo McIntyre e Occhio di falco Pierce

Meriti tuttavia che Lardner non riconobbe mai. Nemmeno alla notte degli Oscar quando, nel suo brevissimo discorso di premiazione, non citò mai il suo regista. Come se non bastasse, nemmeno la lavorazione fu rose e fiori. Donald Sutherland ed Elliott Gould – che al tempo condividevano l’appartamento a Manhattan oltre che il set – non riuscivano ad entrare in sintonia con lo stile di Altman. Arrivarono perfino a chiedere il licenziamento alla produzione accusando il registadi disfattismo. In realtà, proprio per via dello specifico lavoro di ricodifica del genere e delle sue atmosfere, Altman impegnava larga parte del suo tempo nel curare la profondità di campo narrativo, dando specifiche indicazioni a comparse e personaggi secondari, cosa che vedrà in Nashville (di cui potete leggere qui), la sua più ridente espressione altmaniana.

«Quello era il Vietnam […]. Tutti i riferimenti politici nel film erano a Nixon e alla guerra del Vietnam»
«E poi fu… la Corea», è intelligente l’espediente alla base di MASH. Un contesto scenico-narrativo falsato con cui veicolare una sferzante critica sociale alla contemporaneità del tempo vestita opportunamente da critica storica. Nell’effige di un’esorcizzazione della Guerra di Corea, con tanto di disclaimer testuale, Altman racconta in realtà del Vietnam e delle sue criticità come da lui affermato in un’intervista dell’epoca: «Quello era il Vietnam […]. Tutti i riferimenti politici nel film erano a Nixon e alla guerra del Vietnam». Nell’ambiguità storica del contesto bellico, tra Corea e Vietnam, Altman procede così intessendo dei segmenti narrativi di grande valore comico-brillante in un susseguirsi di gag che conferiscono a MASH un ritmo stralunato e caotico, impropriamente episodico. Dal religiosissimo Maggiore Burns (Robert Duvall), all’Ultima Cena dell’impotenza dell’Ufficiale/dentista Cassiodoro (John Schuck), tutti subiscono la legge del contrappasso comico dei Capitani Occhio di Falco Pierce (Donald Sutherland) e Razzo McIntyre (Elliott Gould).

L’Ultima Cena dell’Impotenza di Cassiodoro

Gag esilaranti, supercazzole amplificate dalla mimica esplosiva di puro fascino magnetico del duo con cui Altman esorcizza il dolore bellico finendo con l’arricchire di senso il racconto di MASH che vive così della netta opposizione dicotomica tra le risate fragorose e la crudezza delle procedure mediche. Un tripudio di sangue e viscere con cui solleticare l’attenzione (mai paga) dello sguardo voyeuristico dello spettatore, che di riflesso arricchisce di valore la ratio dell’umorismo altmaniano ora su un piano infra-linguistico – giocando con la destrutturazione delle abituali estetiche del cinema bellico, qui dissacrate – ora verso una progressiva esorcizzazione dell’orrore della guerra. Bermuda, camicie hawaiiane, ufficiali costantemente ridicolizzati, partite di football strumentali al raggiungimento del climax. La destrutturazione operata da Altman agisce, infine, sul privare gli agenti scenici di una qualche dimensione di senso.

La squadra di MASH al gran completo
La squadra di MASH al gran completo

Trasformazione senza evoluzione per Occhio di falco e Razzo. Archi narrativi che viaggiano sulle note lineari e impropriamente episodiche di un MASH il cui flebile intreccio è pura estasi di immagini forti, atmosfere belliche, e risate garantite. In tal senso, se Nashville ha rappresentato la consacrazione della sua idea di cinema, MASH è senza dubbio il punto di partenza germinale. Un gustoso assaggio di ciò che Altman sarà in grado di dare all’arte. Non l’opera prima, ma certamente il vero inizio di un viaggio decennale in cui il magnifico cineasta – da I compari a Quintet passando per Il lungo addio e Buffalo Bill e gli indiani – saprà far suo ogni genere manipolandolo attraverso una poetica sempre più cinica e tagliente nel puntare il dito contro la corruzione d’animo degli uomini, che troverà infine apogeo negli anni novanta de I protagonisti e America oggi (di cui potete invece leggere qui).

Elliott Gould, Tom Skerritt e Donald Sutherland in una scena di MASH
Elliott Gould, Tom Skerritt e Donald Sutherland

Prima di tutto questo però ci sono i baffoni di Razzo McIntyre e l’irriverente fischiettare di Falco Pierce con cui farsi beffe del mondo. Un concept vincente MASH che troverà nuova vita e consacrazione nel remake seriale del 1972 con uno strepitoso Alan Alda sugli scudi di cui, a dire il vero, Altman non è mai stato un grande estimatore perché ritenuto fuori focus. Come detto, un dono del cielo. In una sola parola: un capolavoro.

  • Volete rivedere il film? Lo trovate su CHILI
  • WESTCORN | I compari di Robert Altman, un western dimenticato 
  • LONGFORM | Il dottor Stranamore, o di Kubrick e la paura dell’atomica

Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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