in

L’Opinione | Voguing e identità: Perché Pose è una serie rivoluzionaria

New York, la ball culture e l’elogio della diversità: Ryan Murphy e Brad Falchuk centrano ancora il colpo

Indya Moore in una scena di Pose.

Washington Square Park, New York, 1983. Jennie Livingston, studentessa di cinema della New York University, attraversando il parco pubblico incastonato nel Greenwich Village nota un gruppetto di ragazzi ballare con dei movimenti inusuali. Incuriosita gli si avvicina per chiedergli di cosa si trattasse. «Voguing» rispondo loro. Sette anni dopo quella giovane regista realizza Paris is Burning, documentario sulla ball culture newyorchese e sulle comunità afro e latino-americane, gay e transgender che l’animavano, esprimendo liberamente la propria identità. Una fotografia (sociale) di un preciso momento storico e di una sottocultura emarginata che, grazie a I’m Breathless, quinto album di Madonna, e ad un brano, Vogue, sarebbe diventata un fenomeno puramente pop.

Pose, una scena della serie.
Dominique Jackson è Elektra Abundance in Pose.

A quasi vent’anni di distanza Ryan Murphy, Brad Falchuk e Steven Canals rendono omaggio al lavoro della Livingston con Pose, serie FX dal 31 gennaio disponibile su Netflix. Otto episodi ambientati nella New York del 1987, quando le Torri Gemelle dominavano ancora lo skyline della città, Ronald Reagan era nel pieno del suo secondo mandato e Donald Trump iniziava la sua scalata al potere. E se si mettono a confronto le immagini di Paris is Burning con quelle di Pose è lampante come la serie abbia saputo catturarne lo spirito. In che modo? Attraverso i suoi personaggi ed uno stile visivo che ricrea e omaggia le atmosfere, i colori, le storie e l’essenza stessa di un’opera diventata cult.

Pose, una scena della serie.
Mj Rodriguez, Indya Moore e Ryan Jamaal Swain in una scena di Pose.

Scritta dai tre showrunners con l’aiuto di Janet Mock, giornalista afroamericana transgender e Our Lady (già nome dietro Transparent), Pose parla di diversità, emarginazione, omofobia, HIV e lo fa attraverso un cast composto per oltre la metà – oltre a nomi noti come Evan Peters, Kate Mara e James Van Der Beek – da attori e attrici gay e trans. «Sono un padre gay», racconta Murphy sulle pagine del New York Times, «quando i miei figli mi vengono a trovare sul set, non voglio vedano il mondo in cui sono cresciuto, dove ero l’unico gay mentre gli altri erano tutti etero, bianchi e maschi. Dovevo cambiarlo, almeno nel mio di mondo».

Pose, una scena della serie.
Una delle scene di sfida dei ball newyorchesi.

Così Pose, dietro le sfilate delle diverse Houses a cui appartengono i protagonisti – gruppi che si sfidano a colpi di danza, outfit e vouguing e vere e proprie famiglie capeggiate da “madri” e “padri” – assume, a suo modo, contorni politici. Lo fa schierandosi apertamente dalla parte dei suoi personaggi, della dolce Angel (Indya Moore) costretta a prostituirsi perché nessuno assume una trans nelle profumerie eleganti della 6th Avenue, della tenace Blanca (Mj Rodriguez), malata di HIV che decide di fondare la sua House per non avere rimpianti, o di Damon (Ryan Jamaal Swain), talentuoso ballerino cacciato di casa perché gay.

Pose, una scena della serie.
Indya Moore è Angel in Pose.

Un nuovo obiettivo centrato, un’altra rivoluzione per la serialità firmata dal duo Murphy-Falchuk che da Glee e Nip/Tuck è esplosa con American Horror e Crime Story, senza dimenticare Feud. Un nuovo mondo, vibrante, colorato, eccessivo, divertito e disperato, che si muove al ritmo delle hit di Donna Summer e Grace Jones, dei Tears for Fears e Kate Bush. «Volevo creare una versione dei film degli Anni ’80 che amavo, in cui i protagonisti erano persone ai margini», racconta Murphy, «E volevo prenderli dai quei margini e renderli delle eroine per attirare il pubblico verso le loro storie, così umane. Quello che dico sempre alle persone è: “Prendi qualcuno che non è come te ma ha la tua visione del mondo e dagli una possibilità. È così che cambi il mondo». Una mossa di vogue alla volta.

  • L’Opinione: Tra memoria e fantasmi: True Detective ci riporta dentro l’incubo
  • L’Opinione: Homecoming, Julia Roberts e quella perfetta aderenza al reale 
  • L’opinione: Perché Sharp Objects è già una delle serie dell’anno

Qui potete vedere il trailer di Pose:

Lascia un Commento

Ficarra e Picone: «Nati stanchi, un debutto che occupa un posto speciale nel nostro cuore»

Hobbs & Shaw: arriva il primo trailer dello spin-off di Fast and Furious