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Piggy | Carlota Pereda, l’adolescenza e quell’horror al tempo del body shaming

Tra Carrie e Non aprite quella porta, un’opera prima illuminante. Ecco perché vederla…

Piggy
Laura Galàn in una scena di Piggy.

ROMA – Chi è Sara? Un’adolescente che viene schernita e bullizzata costantemente dai suoi coetanei. Incompresa anche dalla sua stessa famiglia, con cui lavora in una macelleria, la ragazza vive un’esistenza isolata, sempre al margine da tutto e da tutti. Ma quando – dopo l’ennesimo abuso da parte di tre compagne – ha l’inaspettata occasione di vendicarsi delle sue aguzzine, scoprirà quanto può essere semplice passare da vittima a carnefice, osservando uno sconosciuto rapire proprio le sue carnefici. Da questo (apparentemente) semplice spunto prende le mosse Piggy, opera prima della regista spagnola Carlota Pereda, nata come espansione del suo omonimo cortometraggio diretto nel 2018 (che si chiamava Cerdita), non a caso vincitore in Spagna del Goya e del Forqué al miglior cortometraggio.

Piggy, opera prima di Carlota Pereda, al cinema dal 20 luglio per I Wonder Pictures
Il personaggio di Sara in Piggy, opera prima di Carlota Pereda.

Presentato in concorso al Sundance Film un anno fa, poi al FrightFest e a San Sebastian nella sezione speciale Tabakalera-Zabaltegui, e con protagonisti Laura Galán, Richard Holmes, Claudia Salas, Irene García e Camille Aguilar, Piggy è una pellicola costruita in modo molto originale che nasce da una precisa esigenza della stessa Pereda: «Sì, l’esigenza di affrontare le mie stesse paure. Paure della vita reale, perché essere un adolescente può essere terrificante. E d’altra parte se hai intenzione di chiedere alla gente di stare seduta in un cinema per 90 minuti, devi essere il più onesto possibile con te stesso e con la storia, e girarla a ruota libera».

La rivelazione Laura Galán è l'assoluta protagonista di Piggy
La rivelazione Laura Galán è l’assoluta protagonista di Piggy

Al centro di Piggy bullismo, body shaming, la solitudine chiassosa dei social e il rapporto che abbiamo ogni giorno con le immagini: «La gente commenta le foto, senza rendersi conto che ha un impatto reale e le parole non cadono nel vuoto. Ci confrontiamo continuamente e i social ti invitano a farlo ancora di più. Prima erano i personaggi famosi a farlo, ora tutti cercano di fingere, ed è sconvolgente: non riesco ad immaginare cosa significhi essere un adolescente adesso, in questa situazione», ma anche sogni, speranze, ossessioni e dolori dell’adolescenza. Da qui la scelta di improntare Piggy secondo il registro del thriller-horror: «Un genere che dà molta libertà formale e tematica, di infrangere i limiti del cinema realistico e andare oltre, essere interessante e divertente».

Tra Carrie e Non aprite quella porta: Piggy, uno slasher mozzafiato
Tra Carrie e Non aprite quella porta, uno slasher mozzafiato

Nello specifico, Piggy è il perfetto incontro narrativo tra Carrie e Non aprite quella porta con spruzzate ispirative – su ammissione della stessa Pereda – di Cannibal Love, Titane e Raw nella gestione del corpo e del desiderio. Non solo: ci sono anche Eden Lake, Un tranquillo weekend di paura e il capostipite del cinema horror spagnolo, Ma come si può uccidere un bambino? del 1976 (tratto da tratto dal romanzo El juego de los niños di Juan José Plans), evidente anche nelle cupe atmosfere rurali. Una narrazione che fa sua una tipica storia di bullismo («La violenza è strutturale, per questo non voglio parlare solo di bullismo, ma di tutta la violenza istituzionalizzata e normalizzata»), ribaltandone le inerzie, i topos e i ruoli con astuzia, costruendovi intorno uno slasher psicologico inquietante, sanguinario, selvaggio, teso e claustrofobico nell’abbondare di primi e primissimi piani dal respiro corto.

Richard Holmes è lo sconosciuto che semina il panico nella comunità
Richard Holmes è lo sconosciuto che semina il panico nella comunità

Senso, quest’ultimo, arricchito dall’intuizione del formato immagine in 4:3 scelto dalla Pereda per un motivo ben preciso: «Una cosa fantastica dei film muti è che raccontano una storia visivamente. Volevo che le persone avessero davvero il senso del film che se non non senti il dialogo. Questo è il motivo per cui abbiamo girato Piggy in 4:3 perché il corpo è al centro dell’immagine, è molto più importante del paesaggio circostante. È più claustrofobico, ci ricorda le estati della nostra giovinezza per coloro che sono più grandi e agli adolescenti ricorda loro Instagram, quindi ci sono sempre più strati di significato». Uno di questi è in termini tecnici. La riduzione del campo visivo dello spettatore diventa per la Pereda l’opportunità di giocare di raccordi e soluzioni da thriller consumato.

Claudia Salas, Irene García e Camille Aguilar vestono i panni delle tre bulle che tormentano Sara
Claudia Salas, Irene García e Camille Aguilar: le tre bulle che tormentano Sara

Calati perfettamente nella prospettiva di Sara, ogni svolta di Piggy viene vissuta tra paura, sensi di colpa degni del dostoevskijano Raskòl’nikov di Delitto e castigo, misti a compensazione emotiva e voglia di rivalsa verso la comunità. Una difficile ma ben calibrata complessa caratterizzazione portata in vita da una straordinaria Laura Galán tanto intima e fragile quanto esplosiva e tragicomica. E se per certi versi stona un po’ fino a scadere nel banale le ragioni della derisione di Sara tra il suo essere sovrappeso e l’appartenere a una famiglia di macellai – ma gli adolescenti, si sa, sanno esserlo a volte – poco importa. Un’opera prima illuminante, brillante, che trasuda cinema da ogni poro, e tanto basta per giustificarne la visione.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

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