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Peter Greenaway: «Ecco il mio alfabeto: tra nuove tecnologie e il cinema in estinzione»

Raccontato in un documentario da sua moglie, il regista confida ad Hot Corn la sua idea di futuro

Peter Greenaway e una farfalla, visti nel documentario di Saskia Boddeke.

ROMA – Dalle ossessioni pittoriche di Vermeer ne Lo zoo di Venere, alla corporalità de Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante, fino alla sua opera più recente Eisenstein in Messico. Arte, cinema, manierismo. Uno stile completo e complesso. Peter Greenaway, tra gli autori più influenti del cinema europeo, ritorna sul grande schermo. Non con un suo film, però, ma raccontato da sua moglie, l’artista Saskia Boddeke, nel documentario L’Alfabeto di Peter Greenaway  – in sala dal 12 al 15 maggio grazie a I Wonder Pictures -, dove ripercorre il viaggi, insieme alla figlia Zoë, del regista e marito, tra passioni, ironia, cinema e futuro. Perché, come lo stesso Greenaway ci ha raccontato, oggi preferisce abbracciare le rivoluzioni tecnologiche, mentre inneggia alla morte del cinema stesso. Sperando di riuscire a girare presto il suo prossimo film in verticale, di cui ci parla nella nostra intervista.

Il regista e sua figlia Zoë, detta Pip.

AMORE ITALIANO «L’Italia? Penso ci sia il mio miglior pubblico. Sono inglese, e tendenzialmente gli spettatori del mio Paese sono piuttosto quadrati e precisi. Questo gli rende difficile comprendere al meglio lo stile barocco, che in Italia viene invece percepito in maniera molto più vicina. Il barocco è tentazione, colori e idee, vita e energia, e mi piace che il mio cinema abbia queste componenti. Per questo tra il pubblico italiano e me c’è una bella sintonia. In più ho girato anche diversi miei lavori qui, credo che sia indicativo».

Peter-Greenaway
Greenaway al lavoro sul set di Nightwatching.

LA MORTE DEL CINEMA «Il cinema è morto. L’ho già detto e continuo a ripeterlo. Le persone giovani, quelle dell’era dei laptop, non vanno più in sala, e anche la tv gli interessa di meno. Sono molto più immersi nei social media, dove l’incontro e lo scambio con gli altri e più facile e veloce. Anche perché se guardo nelle mie tasche e poi in quelle di qualcun altro, troverò sempre uno smartphone, il che significa poter avere una comunicazione illimitata che può unirmi con chiunque in Cina o Giappone o in qualsiasi altra parte del mondo, e tutto in meno di venti secondi. Questo è veramente fantastico! Ed è molto più eccitante del cinema…».

peter greenaway
Peter Greenaway visto attraverso un iPhone, durante lo scorso Vertical Movie Festival.

NUOVE TECNOLOGIE «Quando la gente parla di tecnologia pensa sempre che si tratti di cose recenti. La verità è che il cinema, in sé, ha sempre racchiuso il concetto di tecnologia. Fa parte di tutti gli artisti avere nuove idee da sviluppare attraverso le tecnologie del proprio tempo. È quello che, in fondo, facevano anche Leonardo Da Vinci o Michelangelo, quando il primo decise di usare per un quadro la paraffina e l’argilla, e l’altro si avvaleva dello studio delle tecniche architettoniche. Le persone cercano sempre un modo per evolvere».

Un’inquadratura del documentario di Saskia Boddeke.

GIOVANI FILMMAKER «Molti filmmaker giovani fanno totalmente parte del loro momento storico, il che permette loro di comprendere i percorsi che l’arte sta intraprendendo e cercando quindi di entrarne a far parte. Ma ci sono anche molti aspiranti autori troppo legati alla vecchia figura del cineasta e, probabilmente, anche molto spaventati dal poter utilizzare i mezzi potenti e disponibili degli ultimi tempi. In ogni caso, la cosa importante, e che tutti dovrebbero capire, è che bisogna essere in grado di percepire e analizzare il cambiamento, che si tratti di cineasti giovani o meno».

Il binocolo di Peter Greenaway.

VERTICALITY «Il mio prossimo progetto? Fa parte proprio dei discorsi che porto avanti. A settembre sono stato a Piazza del Popolo a Roma per prendere parte alla prima edizione del Vertical Movie Festival e ho annunciato la mia volontà di girare un film in forma verticale da intitolare, per l’appunto, Verticality. È una cosa che voglio fare, ma al momento devo ancora capire come e dove trovare i soldi. Insomma, è ancora troppo presto per poterne parlare…»

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Qui il trailer de L’Alfabeto di Peter Greenaway:

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