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Pasquale Catalano: «L’uomo in più, la voce di Peppino Gagliardi e quella casa a Santa Chiara»

La voce, le canzoni, il suono. La nostra terza puntata dedicata ai vent’anni di un cult: L’uomo in più

Ieri e oggi, tra Napoli e Roma: Pasquale Catalano.

ROMA – C’era una casa in via Santa Chiara, a Napoli, che scappava verso il futuro, ma nessuno lo sapeva. Al suo interno, un gruppo di persone lavorava con cura ad un film che sarebbe poi stato ricordato come l’epicentro. Se non di tutto, di molto. «E io me lo ricordo bene, perché quella era casa mia», ride oggi Pasquale Catalano, all’inizio della nostra terza puntata dedicata ai vent’anni de L’uomo in più di Paolo Sorrentino. E allora, dopo il produttore, Nicola Giuliano (che potete trovare qui), e l’attore, Andrea Renzi (qui), ecco il compositore, che qualche anno prima, nel 1994, prestò casa sua per le riprese de Il verificatore di Stefano Incerti. «Esatto. E su quel set c’erano già Nicola, direttore di produzione, e Paolo, assistente di produzione. Perché i gradi di separazione non sono sei, ma solo due». Comincia tutto così da Santa Chiara, da una casa che poi sarebbe stata venduta e da un incontro che avrebbe portato lontano. «A Napoli in quel periodo c’era molto fermento», ricorda Catalano, «c’era una sorta di rinascita cinematografica: basti pensare che poco prima erano usciti Morte di un matematico napoletano di Martone, Libera di Pappi Corsicato e Vito e gli altri di Capuano».

Toni Servillo nel ruolo di Tony Pisapia ne L’uomo in più.

Pasquale Catalano aveva già lavorato sia su Libera che su I buchi neri, facendo anche molto teatro, quindi conosceva bene quel movimento libero di genti e di idee. «Era una seconda esplosione napoletana, c’erano tanti talenti e c’erano mondi che riunivano persone di un’intera generazione. Penso al Circolo del Cinema di via Caldieri, per esempio. Con Paolo ci eravamo conosciuti prima de L’uomo in più, grazie a Dragoncelli di fuoco, una cosa tra amici, e poi sul primo corto del 1998, L’amore non ha confini». Quando arriva il momento de L’uomo in più, il compositore comincia a ragionare con Sorrentino sul personaggio di Tony Pisapia, crooner fuori tempo massimo interpretato da Toni Servillo. «Iniziammo a ragionare sui riferimenti. Fred Bongusto, sicuramente, Peppino Di Capri, anche, ma caratterialmente Pisapia era più Peppino Gagliardi, talento imprevedibile dalla traiettoria artistica molto varia, cantante confidenziale che vuole provare qualche cosa d’altro». Da lì, Catalano comincia a scrivere canzoni che possano appartenere davvero a Tony Pisapia.

Toni Servillo con i produttori Angelo Curti e Kermit Smith sul set.

La prima canzone ad arrivare fu Lunghe notti da bar. «Sì, fu quella. La musica venne scritta da me, mentre il testo venne riveduto e corretto da Peppe Servillo degli Avion Travel, fratello di Toni. Avevamo un problema però: era la prima volta in cui Toni cantava. Non lo aveva mai fatto prima. Nemmeno a teatro. Quindi la scrittura del pezzo doveva tenerne conto». In una coltre di fumo con i suoi completi a tono, Tony Pisapia inizia così a prendere forma, anche se nel cassetto c’è un’altra canzone. «Un pezzo molto più anni Ottanta, quasi una cosa alla Righeira. Si chiamava Profumo di te. Poi però mentre ero a Volterra, alla Compagnia della Fortezza, Paolo mi chiamò e mi disse che serviva un’altra canzone, più lenta, e così scrissi La notte. Ricordo che la registrai con chitarra e fischio davanti al registratore, poi al mattino dopo spedì l’audiocassetta via posta da Volterra a Napoli. Così si lavorava allora (ride, nda)».

Successero altre cose strane. Servillo a un certo punto partì per una una tournée teatrale con il Pinocchio di Andrea Renzi in cui interpretava Mangiafuoco. Risultato? Dopo settimane di repliche di Mangiafuoco, al ritorno la sua voce diventa roca, differente, molto differente, dai primi provini di Tony Pisapia fatti con Catalano. «La sua voce si era arrocchita in maniera pazzesca, aveva questo mood sofferto da fumatore incallito, sembrava un altro a cantare. I provini erano completamente differenti». Finì anche questo dentro il film, parte di un mosaico più grande che conteneva anche l’ultima volta di Pasquale Catalano su un violino: «Sì, il violino che si ascolta sui titoli di testa lo suono io, ma fu l’ultima volta perché poi a causa di un problema al braccio non mi cimentai più con quello strumento. Strano, ma andò proprio così».

Toni Servillo alias Tony Pisapia ne L’uomo in più.

La colonna sonora del film non venne mai editata, la musica è ancora di proprietà di Pasquale Catalano, ma a parte le due canzoni pubblicate nella raccolta Music For Films con tutti i temi firmati per Sorrentino, del resto non c’è traccia: «Ma va bene così», argomenta filosofico il musicista. «Ricordo che c’era un editore potenziale che però poi vide che la musica non era molta e si ritirò. Ma va bene, sono superstizioso e quindi va bene non sia mai stata pubblicata. So che ci sono molti gruppi napoletani che rifanno a loro modo sia La notte che Lunghe notti da bar e mi fa molto piacere. L’ultima volta che ho visto il film? Tre anni fa, mi diverte rivedere il mio cameo nel gruppo di Pisapia. Se ci fate attenzione, ci sono anche Nicola Giuliano e il fratello di Paolo». Il racconto sta per concludersi, rimane solo una domanda: ma nel 2001 già si capiva che Sorrentino sarebbe diventato Sorrentino? «Posso dire? La sensazione che Paolo avesse una marcia in più io l’ho sempre avuta. Ha una velocità incredibile, ma anche una capacita di sintesi e una visione obliqua che hanno in pochi, quindi sì, si capiva. L’uomo in più poi incassò molto poco, è vero, ma la visione era quella giusta. Bastava aspettare…».

  • L’UOMO IN PIÙ 20 | Il produttore: Nicola Giuliano 
  • L’UOMO IN PIÙ 20 | L’attore: Andrea Renzi
  • LA CLIP | Una scena di Toni Servillo ne L’uomo in più:

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