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Nicola Giuliano: «Sorrentino, Venezia e l’11 settembre: io e i vent’anni de L’uomo in più»

L’incontro, il cast, Paolo, Napoli. La nostra prima puntata sui vent’anni di un cult: L’uomo in più

Nicola Giuliano, produttore e fondatore della Indigo.

ROMA – Prima della gloria, prima dell’Oscar, prima di Hollywood e del trionfo, c’erano solo due uomini e un set. Non c’era nemmeno la promessa di ciò che sarebbe stato. Due uomini e un set. Da una parte Nicola Giuliano, ventottenne produttore e fondatore della Indigo Film, dall’altra Paolo Sorrentino, all’epoca ventitré anni e un futuro da scrivere. Attorno a loro, Il verificatore, film di Stefano Incerti. Siamo nel 1994, a Napoli. «Sì, io e Paolo ci siamo conosciuti lì, su quel set», ricorda Giuliano, seduto nel suo studio di via Torino. «Mi diede alcune cose da leggere e notai subito che scriveva in modo incredibile. Avevo appena fondato la Indigo e gli dissi che sarebbe stato bello riuscire a fare qualcosa insieme». Un lampo che ancora non presagiva la tempesta, ma che sette anni dopo avrebbe prodotto il primo capolavoro firmato Sorrentino: L’uomo in più. In occasione dei vent’anni dell’uscita del film, noi di Hot Corn abbiamo deciso di raccontare la genesi di un cult facendocelo raccontare da chi c’era. La prima puntata è dedicata a Nicola Giuliano, produttore che seppe vedere (molto) lontano.

L’amore non ha confini, il primo corto di Paolo Sorrentino. Era il 1998.

Prima di arrivare a L’uomo in più è necessario però un altro passaggio: c’è una spiaggia vuota, un cartello che sta cadendo e una scritta sopra: “Benvenuti a Licola”. Quattro anni dopo, siamo nel 1998, ecco il primo corto diretto da Sorrentino e prodotto da Giuliano: L’amore non ha confini. «Da quel momento cominciammo a pensare al primo film da girare, che però non doveva essere L’uomo in più», precisa Giuliano. «Paolo aveva un’altra sceneggiatura pronta che nel 1997 aveva anche vinto il premio Solinas e che però non avremmo mai girato. Si chiamava Napoletani. In seguito ci dicemmo che fu una fortuna perché era un film geniale, ma aveva un tono difficile da mettere in scena, con un aspetto grottesco che poi aleggerà spesso come stile in tanti film di Paolo. Meglio così, la storia sarebbe andata in modo molto diverso…».

Sul set de L’uomo in più: Paolo Sorrentino con Andrea Renzi e Nello Mascia.

La storia invece prende un’altra curva e cambia il futuro di tutti. Sul tavolo adesso c’è un’altra sceneggiatura, che vince il Solinas nel 1999: Il cantante e il calciatore. In realtà però aveva un altro nome: «Si chiamava Il diluvio di mattina presto», continua Giuliano. «Era un trattamento bellissimo e con Paolo ci convincemmo che era quello lo script perfetto per provare a girare il primo film. E così facemmo». Prodotto con Angelo Curti di Teatri Uniti, L’uomo in più comincia a prendere forma, si iniziano a vedere le sagome di quei due Pisapia nella Napoli del 1980, un cantante e un calciatore, due destini, due mondi, due caratteri. «Stare dentro Teatri Uniti era come stare in una factory, la Indigo è nata anche da quella esperienza e il cast fu anche figlio di quell’ambiente: Toni Servillo, attore teatrale straordinario ma poco noto al cinema, e Andrea Renzi». 

I titoli di testa de L’uomo in più.

Cominciano le riprese, L’uomo in più inizia il suo viaggio sott’acqua con i titoli di testa a correre su abissi, pesci e mistero, aperti dalle citazioni di Amiri Baraka e Pelé. «Mai più girata un’opera prima in nove settimane, mai più. Fu un set importante per tutti noi», ricorda Nicola Giuliano. «Nessuno credeva che il film potesse diventare un successo al box office, ovvio, ma eravamo tutti consapevoli che fare un grande film significava dare una seconda opportunità a un autore e a un intero gruppo di lavoro. Non stavamo lavorando solo su quel film, ma sull’inizio di una carriera». Così fu, anche se la produzione non fu affatto semplice e L’uomo in più, dopo aver cercato le vie tradizionali, venne finanziato da Mediaset grazie a Kermit Smith, creatore della Key Films, che portò Giuliano a Roberto Pace di Mediatrade: «Che mi disse: “Questo film non incasserà una lira, ma abbiamo trovato un autore”».

Toni Servillo nel ruolo di Tony Pisapia ne L’uomo in più.

E a questo punto la strada sembra (finalmente) in discesa: film terminato, produzione completata, accordo di distribuzione fatto. Tutto bene, no? E invece no: il 12 aprile del 2001 scompare, a nemmeno cinquant’anni, Kermit Smith. «Fu un colpo per tutti. Kermit era un genio della distribuzione e improvvisamente la sua società si trovò orfana del fondatore», spiega Giuliano. «Con lui a bordo le cose sarebbero andate diversamente, il film avrebbe avuto una visibilità differente, chissà…». Nonostante tutto, la strada de L’uomo in più prosegue e il 1° settembre il film sbarca anche al Lido, alla Mostra di Venezia, nella sezione Cinema del Presente, ottenendo una buona visibilità per un’opera prima. E così arriva anche la sospirata uscita in sala del film. Almeno fino al momento in cui la Storia non entra dentro questa storia: arriva l’11 settembre 2001.

“Il pareggio non esiste”. La frase di Pelé che apre L’uomo in più.

«Ricordo che quel pomeriggio, il pomeriggio dell’11 settembre, io e Paolo dovevamo andare alla Feltrinelli di Napoli per raccontare il film. Ci guardammo e ci chiedemmo chi mai sarebbe venuto in un momento del genere ad ascoltarci mentre parlavamo de L’uomo in più…». Nicola Giuliano e Paolo Sorrentino ci andarono ugualmente, ma era evidente che la strada tornava ad essere in salita. Il film incassò poco, 180 milioni di lire. «Ma lo avevamo realizzato con una cura e una passione che sentivo di avere un conto in sospeso con quel film. Così, quando nel 2004 Paolo portò a Cannes in concorso Le conseguenze dell’amore, chiamai Mediaset e chiesi di riportarlo subito in sala. E andò bene». A questo punto la storia dovrebbe chiudersi qui, invece questa fine non è altro che un inizio perché nemmeno troppi anni dopo – tredici, per la precisione – Giuliano, Sorrentino e Servillo si ritroveranno sul palco del Dolby di Los Angeles con un Oscar in mano.

“Il pareggio non esiste”. Sorrentino con Nicola Giuliano, Toni Servillo e l’Oscar.

Perché il pareggio non esiste, perché aveva ragione Pelé e perché avevano ragione anche, e soprattutto, loro che decisero di scommettere e misero in quell’opera prima una passione tale che avrebbe aperto una nuova via anche al cinema italiano. «A volte ripenso a quella sera, all’Oscar, e mi sembra non sia mai successo, che sia stato solo un bellissimo sogno», ride Giuliano. «Però una cosa la ricordo bene: dopo il bellissimo discorso che fece Paolo, mentre io, lui e Toni scendevamo dal palco del Dolby li ho guardati e ho detto: “Siamo partiti con L’uomo in più…”. Perché da Licola a Hollywood, da Napoli all’Oscar, da Il verificatore a L’uomo in più passando per Roma, in fondo questa storia non è finita. Non è mai finita. «L’ultima volta che ho visto L’uomo in più?», conclude Giuliano. «Vediamo, credo sia stato più o meno quattro anni fa. Che dire? Rimane sempre un grande film…».

L’UOMO IN PIÙ 20 | Sul set con l’attore: Andrea Renzi.

  • Qui una clip de L’uomo in più:

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