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Paolo Virzì: «Ferie d’agosto, la tenerezza di Tutti i santi giorni e la ricchezza del digitale»

Abbiamo incontrato via Zoom il regista protagonista di uni degli incontri Mastercard a Venezia 78

paolo virzì
Paolo Virzì

VENEZIA – Anche quest’anno Mastercard è main sponsor della Mostra di Venezia. E anche quest’anno sostiene la magia del cinema invitando studenti e gli appassionati ad un’esclusiva serie di conversazioni, in collaborazione con La Biennale di Venezia, con alcuni delle più influenti personalità del cinema contemporaneo, da Bong Jonn Ho a Robin Wright. Tra di loro Paolo Virzì, il regista livornese a lavoro sul suo nuovo film, Siccità, che abbiamo potuto intervistare via Zoom a ridosso dell’inizio della Mostra per parlare dei venticinque anni di Ferie d’agosto, del ricordo di Tutti i santi giorni e di come il digitale sia una ricchezza sia per i registi che per il pubblico.

FERIE D’AGOSTO – «Il film raccontava l’aria del tempo. Quello che avevo visto quell’estate in vacanza nell’isoletta eoliana dov’ero andato. Il film fu poi girato a Ventotene ma lo spunto mi fu dato da un’immagine e da un disegnetto che feci. Ero con degli amci in vacanza a Ginostra, il versante arido dell’Isola di Stromboli, dove non c’era neanche la corrente elettrica. Eravamo lì per un soggiorno appartato, per leggere libri su quegli scogli lavici aguzzi e vedemmo arrivare verso di noi un gommone con delle persone che danzavano. Mi ricordo lo stato d’indignazione mio e dei miei amici. C’erano dei bagnanti a cui feci domandare chi fossero. “Sono arrivati gli italiani” dissero. Il tema del film era chi sono gli italiani. Erano entrambi: quelli che volevano leggersi il libro sullo scoglio e che la sera stavano a lume di candela ma anche quelli che festeggiavano una nuova stagione per loro trionfale».

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Paolo Virzì sul set di Ferie d’agosto con Laura Morante. Era il 1996.

TUTTI I SANTI GIORNI – «È un film pieno d’amore e tenerezza con protagonisti due personaggi apparentemente marginali. Una ragazza insoddisfatta con un lavoro precario, un ragazzo sottoutilizzato però legati da questo amore reciproco che non trova il coronamento della maternità e della paternità. Ho voluto bene a questi due ragazzi, interpretati da Luca Marinelli e Thony. Mi è piaciuto stare appiccicato alle loro giornate e mi fa piacere che questo sentimento di tenerezza, non sdolcinata – anzi, anche ruvida qualche volta – emerga».

Una scena di Tutti i santi giorni

IL DIGITALE – «Se il digitale ci ha resi spettatori mediocri? No, non credo. Uno può essere distratto anche in una bellissima sala cinematografica e, invece, attentissimo sul divano di casa. C’è un sito, JustWatch, che ti dice dove puoi vedere subito il film che stavi cercando. Per me è una meraviglia! E anche come autore credo sia una grande chance. I film durano di più, non solo il tempo di quei due, tre weekend che stanno in sala per poi magari ricomparire in tv due anni dopo. Ho fatto 14 film e sono tutti sulle piattaforme. Mi sembra una grande fortuna, per gli spettatori e per i cineasti…».

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