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Dal Vietnam a Hollywood | Se Oliver Stone racconta il suo libro su Instagram

Dalla guerra all’Oscar, tra risse e set, James Woods e il passato: Cercando La Luce? Imperdibile

Oliver Stone
1979: Oliver Stone in posa con Lauren Bacall dopo l'Oscar vinto per Fuga di mezzanotte.

MILANO – Discusso, controverso, contestato, celebrato, amato e odiato con la stessa intensità. Nessun dubbio: Oliver Stone è uno dei registi che più hanno segnato gli ultimi quarant’anni di cinema, un personaggio talmente forte e radicale da dividere equamente il pubblico in fan totali e haters seriali. Quando si parla di Stone non ci sono vie di mezzo: o con lui o contro di lui. Una barricata che è un vanto per un uomo che dell’equilibrio non ha mai saputo che farsene come emerge sfogliando la sua notevole autobiografia, Chasing The Light – in uscita in Italia per La Nave di Teseo il 27 agosto con il titolo Cercando la luce – un libro che rischia già di essere una delle cose migliori lette quest’anno e che il regista sta raccontando con foto e aneddoti attraverso il suo profilo Instagram.

Oliver Stone
Oliver Stone in versione sceneggiatore a Long Island: è il 1983.

Il Vietnam e l’incubo di una guerra assurda, ma anche il divorzio dei genitori quand’era bambino («Un trauma peggiore dello stesso Vietnam»), gli screzi con James Woods sul set di Salvador («Il Governo messicano voleva spedirlo a casa») e le occhiatacce con Alan Parker prima dell’Oscar per Fuga di mezzanotte, e poi la prima scuola di cinema, la voglia di essere come Godard, la prima regia (fallimentare) con Michael Caine su The Hand, i matrimoni e la cocaina (fiumi di cocaina, il racconto della serata dei Golden Globe è illuminante), le sceneggiature di Fuga di mezzanotte, Scarface e 8 milioni di modi per morire.

Oliver Stone
Stone con il figlio Sean a Parigi davanti a un cinema che proietta Salvador.

Cinema dentro il cinema, un libro onesto fino all’autolesionismo che racconta anche lo Stone prima della carriera a Hollywood, a partire dai genitori (padre repubblicano!) e di come la fine del loro matrimonio abbia segnato indelebilmente il regista, ai tempi un bambino che rimase completamente disarmato davanti a quell’illusione andata in frantumi e a un amore che non riuscì più a ritrovarsi. E poi ci sono i sogni, sogni da realizzare a qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo, a denti serrati, in Messico come in Vietnam, sul set di Platoon come davanti ai produttori di Hollywood. Una battaglia continua, vinta sempre a modo suo.

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Il divertente post di James Woods sul libro di Stone.

Un libro fondamentale – che Stone presenterà in Italia, nelle Marche al Pesaro Film Festival il 25 agosto – che ha un solo limite: si chiude sulla Notte degli Oscar del 30 marzo 1987, la notte della grande rivincita in cui Stone, a quarant’anni, si porta a casa la statuetta per la miglior regia e per il miglior film, Platoon. Mancano quindi JFK (e servirebbe un altro libro solo su quello) e Nato il 4 luglio, le polemiche di Natural Born Killers (film mai tanto moderno) e molto altro ancora (vedi il caso Alexander). Urge sequel, probabilmente ci sarà (il libro sta vendendo molto in USA), ma prima di chiudere merita una menzione il (divertente) duello tutto social tra Stone e il vecchio compare James Woods (oggi un feroce Trumpiano), dipinto come un divo capriccioso sul set di Salvador. Accusa che l’attore ha incassato e commentato in un post (vedi sopra): «Accetto la descrizione di cattivo, perché il ritratto che Oliver fa di me è molto divertente e, in parte, anche vero». Imperdibile.

  • Un frammento dell’audiolibro di Oliver Stone su IG:

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