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Maura Delpero: «Vermiglio, la logica del chiodo e questa corsa all’Oscar…»

Dal Trentino a Hollywood? La regista commenta la scelta e la lunga strada verso l’Academy

Maura Delpero
Una doppia Maura Delpero: dopo Venezia, verso l'Oscar. Foto di Romina Guarda.

MILANO – Dopo il Leone d’argento, il plauso a Venezia e l’uscita in sala, Vermiglio di Maura Delpero continua la sua ascesa infinita e diventa ora anche il film selezionato dall’Italia per correre ai prossimi Oscar.  Un’emozione imprevista che la regista – in collegamento via Zoom da casa sua – non nasconde: «Negli ultimi giorni si leggeva che era uno dei titoli papabili», riflette la regista, «che faceva parte dell’orizzonte del possibile, però poi non si sa mai nulla fino a quando non viene annunciato». E così ecco la regista bolzanina – che qui a Hot Corn seguiamo da anni, anche prima di Maternal (qui la nostra intervista del 2021) – finire improvvisamente nella shortlist verso l’Academy, una strada ancora lunga per la cinquina, ma che segna un momento fondamentale per il film che aumenta anche il numero di copie in sala con Lucky Red. Dalla Val di Sole a Beverly Hills? Più o meno. Ecco come la regista ha raccontato l’emozione del momento.

Maura Delpero
Il bacio: Maura Delpero e il Leone d’argento a Venezia.

L’OSCAR – «Che effetto fa? Devo dire che in questi giorni ho avuto una strana tranquillità. Una sorta di fatalismo, quasi, che non è mio, non mi appartiene, perché solitamente sono più partecipe. Questa volta però ero stanca vista la grande concentrazione di eventi, quindi accolgo la notizia con una bella serenità, sono felice, anche perché credo sia stato apprezzato il linguaggio molto specifico che Vermiglio ha. Ha una prospettiva di sguardo, parla di un passato lontano e recente, parla del passato ma riesce a dare uno sguardo sulla contemporaneità. Il mio film non ha volontà nostalgica o giudicante, ma vuole solo riflettere, anche su un’Italia che abbiamo ereditato e che quindi è molto legata a come si presenta ancora questo Paese…». 

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Maura Delpero al termine della proiezione di Vermiglio alla Mostra di Venezia.

IL CHIODO – «Come mi preparo al viaggio verso l’Oscar? Ma no, non mi preparo. C’è una lezione di vita che ho ereditato da un mio maestro di drammaturgia che tengo sempre bene a mente. Un giorno mi spiegò di come  gli scalatori di alta montagna, quelli che salgono sulle rampe di ghiaccio, non guardano mai verso la vetta e nemmeno verso il basso. Mai. Guardano solo il chiodo che stanno battendo e rimangono concentrati su quello, altrimenti rischiano lo choc da abisso. Ecco, mi ha sempre aiutato molto pensare al chiodo che ho davanti, anche quando scrivo una sceneggiatura. Il chiodo, nient’altro.  Ora batto questo chiodo, non ho nessuna voglia di immaginare statuette, Oscar, Hollywood o altro. Faccio il mio lavoro e cerco di farlo al meglio».

Maura Delpero
Maura Delpero al photocall della Mostra di Venezia.

IL CALORE – «Ho sentito molto calore nelle sale in questi giorni nei confronti di Vermiglio. Un calore non evidente, ma discreto, perché il film arriva il giorno dopo la visione, me lo ripetono in molti. Ho lavorato molto su questa palla di neve che scende piano piano e che poi – ad un certo punto – inizia a diventare grande e si fa valanga. Mi sono arrivati anche commenti che mi hanno fatto piacere, complimenti ripetuti, che ho raccolto e che mi sono tenuta dentro. Qualcuno mi ha detto: “Grazie, perché mi hai purificato lo sguardo”. Ecco sono contenta, perché è la verità, credo ci faccia bene un cambio di punto di vista, forse serviva in questo particolare momento».

Maura Delpero
Maura Delpero con il cast di Vermiglio alla Mostra di Venezia.

UNA REGISTA – «Purtroppo stiamo ancora parlando di registe donne e registe uomini, quindi il problema rimane. Quando ho iniziato era peggio, c’erano pochi esempi da seguire. In questi anni ho lavorato a testa bassa, come un piccolo mulo, perché avevo una sensazione di necessità rispetto a quello che facevo. Non trovo ci siano competenze maschili particolari riguardo la regia, trovo ci sia ancora un grande pregiudizio rispetto alle cose che ci si aspetta debba fare una donna. Nel caso degli Oscar sono contenta di essere un numerino in più e so che fatica ho fatto per essere qui. Ma attenzione, non solo come donna. Credo sia innegabile che il cinema negli ultimi decenni sia stato il monopolio di una piccola minoranza bianca, benestante, etero. Adesso si inizia a avere diversificazione, ma fino a poco fa non era così. Per me, donna, figlia della provincia e fuori dall’ambiente la selezione è un regalo bellissimo. Spero però che per le prossime generazioni di registe sia più facile».

Maura Delpero
La regista con il Leone d’argento a Venezia.

IL MIO MONDO – «Vengo da un altro mondo. Molti dicono che Vermiglio è il mio secondo film, dopo Maternal, ma ho fatto e girato molte cose prima, ho iniziato nel 2005 (il suo primo documentario, Moglie e buoi dei paesi tuoi, nda) e prima di arrivare ai film di finzione ho fatto molta strada. Forse proprio per questa lunga gavetta oggi non dipendo da chi ti osanna prima e il giorno dopo ti butta giù. A conti fatti il cinema sa essere un lavoro davvero tremendo perché passi dalle stelle alle stalle, quindi può generare molta sofferenza. Io arrivo a questo momento da matura, quindi è come se avessi una bussola e come non mi esalto quando va tutto bene non mi deprimo quando le cose vanno male. Per me conta solo continuare a fare quello che amo, la regia ora è un amore viscerale. Quindi la cosa più importante è poter continuare a fare il mio lavoro…».

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