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Lo scapolo? Un grande Alberto Sordi per un film assolutamente da riscoprire

La solita commedia all’italiana? Non proprio. Pietrangeli, Milo e un capolavoro assoluto

Alberto Sordi
Alberto Sordi e Nino Manfredi in una scena de Lo scapolo.

ROMA – Ma chi è il ragioniere Paolo Anselmi (Alberto Sordi)? Uno scapolo impenitente, di quelli convinti che sia l’unica condizione possibile in grado di rendere vera e libera la vita di un uomo. Un giorno, dopo aver fatto da testimone di nozze al matrimonio dell’amico e socio in affari Armando (Fernando Fernán Gómez), decide di lasciare l’appartamento in cui avevano convissuto fino a quel momento per dar spazio ai neo-sposi. Trasferitosi in una piccola pensione conoscerà l’hostess Gabriella (Sandra Milo): sarà l’inizio di un viaggio alla scoperta di sé. A due anni dall’acuto esordio de Il sole negli occhi del 1953, Antonio Pietrangeli firma con Lo scapolo del 1955, la sua seconda regia su script (tra gli altri) di Ettore Scola con cui affacciarsi alla commedia all’italiana dopo un cupo inizio di carriera.

Alberto Sordi e Nino Manfredi in una scena de Lo scapolo
Alberto Sordi e Nino Manfredi in una scena de Lo scapolo

Perché ha esordito da maestro del dramma Pietrangeli, e non solo per via delle peculiarità della sua opera prima dove cucì addosso a Irene Galter una Celestina dalla costruzione caratteriale profonda e tridimensionale, ma anche per il tirocinio nel mondo del cinema. Dopo gli esordi da critico cinematografico per le riviste Bianco e nero e Cinema, Pietrangeli saprà imporsi come raffinata penna collaborando alla stesura di sceneggiature di opere rilevanti di registi come Luchino Visconti (Ossessione), Pietro Germi (Gioventù perduta), Luigi Comencini (La tratta delle bianche), Alberto Lattuada (La lupa) e in particolare per Roberto Rossellini (Dov’è la libertà…?, Europa ’51, I sette peccati capitali). Parte proprio da qui il viaggio de Lo scapolo che la distribuzione dell’epoca fece conoscere al pubblico anche con il titolo alternativo de Alberto il conquistatore.

Lo scapolo in azione!

D’altra parte, nonostante l’agente scenico di Sordi facesse Paolo di nome, la mimesi tra realtà e fiction, personaggio e interprete, era talmente inscindibile nell’immaginario comune da fare da traino alla distribuzione dell’epoca. Il film arriverà in sala il 30 dicembre 1955. Erano i suoi primi passi nel grande cinema del resto, quello del sodalizio agrodolce con Federico Fellini (Lo sceicco bianco, I vitelloni) ma ancora lontano dalle pellicole che ne costruiranno l’effige di mattatore eccellente dell’Italia cinematografica (Il conte Max, Il vedovo, La grande guerra, Tutti a casa, Una vita difficile). Dalla sua però Lo scapolo lo aiutò e non poco nella crescita artistica, facendogli guadagnare il Nastro d’Argento 1956 per il Miglior attore protagonista (il primo in quella categoria, il secondo dopo quello da Non protagonista del 1954 per I vitelloni).

Alberto Sordi è Paolo Anselmi in una scena de Lo scapolo
Alberto Sordi è Paolo Anselmi

Questo grazie a uno script brillante comprensivo tutti quei piccoli incubi e interrogativi quotidiani di un dongiovanni ontologico che vede ribaltare la sua percezione del mondo, tratteggiati di lievità e di quel senso dell’umorismo tipicamente Scola, avvolti attorno all’aura caratteriale del classico archetipo sordiano «Medio-borghese, medio-obeso, medio-tutto», contaminato però di quel tipico tocco Pietrangeli andato poi a inasprirsi negli anni a venire (Adua e le compagne, Io la conoscevo bene) che finisce con l’avvicinare Lo scapolo al terreno narrativo dell’amara commedia romantica. La performance di Sordi è istrionica, mutevole, raffinata, piena di zone d’ombra caratteriali (apparentemente) sviate dall’umorismo romanesco-verace del suo interprete per poi – nei silenzi – rischiarare in una mimica malinconica traditrice che ne svela il solitario cuore da whiskey e piano jazz.

Alberto Sordi e Sandra Milo in una scena de Lo scapolo
Alberto Sordi e Sandra Milo in una scena de Lo scapolo

E se è vero che il retaggio quasi settantennale de Lo scapolo poggia principalmente tutto sulle spalle del suo interprete-principe, l’opera seconda di Pietrangeli ebbe il merito di segnare il destino artistico di una delle sue co-protagoniste. Quella Sandra Milo all’esordio nei panni della sognatrice (ma caratterialmente bidimensionale) Gabriella costretta alla solitudine dal ruolo di hostess, la cui assenza – un po’ alla maniera della Lea Massari de L’avventura – accende il motore narrativo de Lo scapolo spingendo Paolo/Sordi verso l’introspezione e la consapevolezza di una vita migliore. Di lì in avanti – ancor prima del sodalizio con Fellini che la renderà un’icona da leggenda – sarà la volta di Pietrangeli (Adua e le compagne, Fantasmi a Roma, La visita) che la eleggerà a sua musa personale cucendole addosso indimenticabili pagine di cinema da custodire e preservare. Un film da riscoprire.

  • LEGENDS | La Visita, Sandra Milo e la modernità di Pietrangeli
  • OPINIONI | Una vita difficile? Un capolavoro assoluto
  • STORIE | Antonio Pietrangeli, un regista da (ri)scoprire

Qui sotto potete vedere il trailer del film:

 

 

 

 

 

 

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