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La vita dopo Harry Potter | Daniel Radcliffe e la lunga sopravvivenza di Jungle

Finita la magia di Hogwarts, Daniel Radcliffe si perde nella giungla in un inedito da recuperare

LONDRA – Occhiali rotondi, una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e una bacchetta sempre pronta all’occorrenza. Come ben sappiamo, Harry Potter, il celebre maghetto nato dalla penna di J.K. Rowling, ha legato il suo nome alla celebre saga con protagonista Daniel Radcliffe. Per dieci anni, il wonder boy ha prestato il volto allo studente di Hogwarts crescendo, di fatto, con lui. Un ruolo fortunato, certo, ma anche una gabbia dorata che ha rischiato di intrappolarlo nel personaggio. Così, dalla conclusione dell’ottavo e ultimo capitolo, Harry Potter e i Doni della Morte, Radcliffe ha iniziato a scegliere progetti che lo aiutassero a indirizzare la carriera verso un nuovo sentiero, indipendente e slegato dall’universo narrativo della Rowling. Un percorso molto simile a quello del collega ed ex vampiro Robert Pattinson (ve ne abbiamo parlato qui).

Una scena di Jungle filmata lungo il fiume Tuichi, in Bolivia

Qualche esempio? È stato Allen Ginsberg in Kill Your Darlings, un cadavere che riprende vita nel grottesco Swiss Army Man (coraggioso) e presto lo abbiamo visto anche a fianco di Steve Buscemi nel ruolo di un angelo di basso profilo nella serie comica Miracle Workers e in quello di un corriere della droga che si allea con la DEA in Beast of Burden (ne avevamo parlato qui). Scelte eclettiche – con tanto di ironica partecipazione in BoJack Horseman e molto teatro – alle quali va aggiunto il survival drama Jungle, di Greg McLean (Wolf Creek), film che si ispira al libro di memorie del 2005 scritto da Yossi Ghinsberg (Radcliffe, appunto) nel quale racconta la sua storia di sopravvivenza nella giungla boliviana nei primi anni ’80. Tre settimane da solo, senza cibo e in preda a vaneggiamenti, dopo essersi separato dai compagni di viaggio con i quali era andato alla ricerca di tribù di indios.

Daniel Redcliffe in una scena di Jungle

Una storia vera e perfetta per essere trasformata in una sceneggiatura – scritta da Justin Monjo – che taglia il film in due, mostrandoci l’avventura e la solitudine disperata (e allucinata) di Ghinsberg alias Radcliffe. Un horror psicologico tenuto in piedi per metà film interamente dall’interpretazione, fisica e mentale, dell’attore inglese. Una performance ricca di sfumature emotive per una pellicola che gioca con registri differenti e gode di una scenografia naturale incantevole, resa ancor più vivida dalla fotografia di Stefan Duscio. Così Jungle si attesta come titolo essenziale nella nuova stagione artistica di Radcliffe, un giovane attore che, come il suo personaggio, vuole «sperimentare lo straordinario per sfuggire da un sentiero troppo battuto». E non parlate di Harry Potter…

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