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Da teen idol in Twilight a grande attore: l’incredibile rivincita di Robert Pattinson

Lodato al Sundance, acclamato dalla critica, desiderato dai registi: la trasformazione di un divo

Pallido, emaciato, l’espressione vuota e il volto costantemente irrigidito, sempre identico in qualsiasi situazione: esattamente dieci anni fa stava concludendo le riprese del film che – uscito poi nel novembre del 2008 – lo avrebbe lanciato nello stardom trasformandolo in uno dei divi più pagati (e amati) di Hollywood. Il problema però fu immediatamente un altro: Twilight non solo sarebbe diventato una maledizione per Robert Pattinson, ma il suo vampiro Edward Cullen sarebbe poi stato usato per anni dalla critica come simbolo della totale incapacità di recitare del divo inglese, definito un miracolato destinato a breve vita (professionale, s’intende). Insomma, per tutti gli addetti ai lavori era scontato che una volta conclusa la saga di Stephenie Meyer, Pattinson sarebbe finito nel dimenticatoio, utile solo per eventuali rimpatriate tra cosplayer e twilighters.

Sguardo fisso e viso pallido: nei panni di Edward Cullen in Twilight, 2008.

Chiusa ufficialmente la saga con The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 il 14 novembre del 2012, Pattinson invece cercò subito di archiviare vampiri e licantropi optando per una nuova via artistica, ma dopo due flop (Bel Ami – Storia di un seduttore e Come l’acqua per gli elefanti) ecco il cambio radicale, pensato e ragionato: basta blockbuster e solo cinema d’autore. Può essere un azzardo, invece David Cronenberg lo sceglie per Cosmopolis, lo porta sul set e lo mette a fianco di Paul Giamatti e Juliette Binoche, cominciando a farlo recitare. Seriamente. Qualcosa succede: Pattinson si scioglie, dimostra di avere delle espressioni facciali differenti e il cinema di Cronenberg lo fa accedere a un circuito completamente differente.

La svolta: con Paul Giamatti in Cosmopolis, 2012.

Dopo la prima partecipazione a Cannes, Twilight diventa sempre più un ricordo – così come la passione per Kristen Stewart – e l’agente di Pattinson inizia a ricevere telefonate da registi come Anton Corbijn, David Michôd e Werner Herzog, allontanandosi sempre più dallo show business e scegliendo pellicole indipendenti. Il riscatto definitivo però ancora non arriva, qualcuno continua a storcere la bocca quando lui appare sullo schermo e sia Queen of the Desert che Life si rivelano essere dei flop. Fine della seconda vita? No, non ancora.

Con Nicole Kidman e Werner Herzog sul set di Queen of the desert, 2015.

La trasformazione di Robert Pattinson è rimasta parziale fino agli ultimi mesi: dopo lo scorso Festival di Cannes, in concorso con Good Time dei fratelli Safdie, e la rivelazione in Città perduta di James Gray, eccolo al Sundance, poche settimane fa, chitarra sulle spalle, dente d’oro e andatura dimessa in uno strano western, Damsel di di David e Nathan Zellner, a fianco di Mia Wasikowska. Critica entusiasta, grandi lodi per il Pattinson attore, Edward Cullen ormai dimenticato e un futuro tutto da (ri)scrivere con film come High Life di Claire Denis, The Trap di Harmony Korine e Idol’s Eye diretto da Olivier Assayas, ovvero il parigino che ha rigenerato l’antico amore Kristen Stewart in film come Sils Maria e Personal Shopper. Che la coppia di Twilight sia destinata a ritrovarsi?

L’ultima mutazione: dente d’oro e papillon in Damsel.

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