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Chiamami col tuo nome: la strana alleanza tra Luca Guadagnino e Sufjan Stevens

In cui si racconta com’è nata la colonna sonora di uno dei film dell’anno

please credit © Denny Renshaw

Elevare una scena al suo massimo con la scelta della giusta canzone: un’arte che come regista Luca Guadagnino conosce meglio di altri, vedi l’utilizzo dei Rolling Stones in A Bigger Splash oppure dello score di John Adams in Io sono l’amore. Lo sa bene anche il cantautore americano Sufjan Stevens, da sempre fan del regista italiano, che con Chiamami col tuo nome – in Italia in sala dal 25 gennaio – per la prima volta ha accettato la sfida di scrivere musica per film.

Timothée Chalamet in una scena di Chiamami col tuo nome

«Presa la decisione di allontanarci dal libro, che racconta le vicende in prima persona, ci serviva una sorta di personalità divina che abbracciasse tutto il film. Esistono diversi escamotage cinematografici per ottenere un effetto del genere ma abbiamo pensato che una forma d’arte sincera e cruda come la musica di Sufjan, sarebbe stata meravigliosa», ci disse Guadagnino alla scorsa edizione del London Film Festival, spiegando che la voce del cantautore americano gli è servita a portare la storia d’amore fra i protagonisti Elio (Timothée Chalamet) e Oliver (Armie Hammer) al presente, seppure il libro di André Aciman da cui il film è tratto sia ambientato nel 1983 (non a caso nella colonna sonora ascolterete anche canzoni eite di Ryuichi Sakamoto, Franco Battiato, Loredana Bertè, Psychedelic Furs, Giorgio Moroder). «Come tutte le belle persone con cui mi sono fatto avanti nella vita, a partire da Tilda Swinton nel 1995, di punto in bianco ho contattato Sufjan e lui ha risposto: perché no?». È bastato poi che i due scambiassero idee sul libro e sulla sceneggiatura. Nessun altra indicazione, nessuna scena girata, Sufjan Stevens ha avuto carta bianca.

Sufjan Stevens

«Mi è parso molto timido e riservato; gli ho chiesto se avesse una canzone per me e dopo qualche mese me ne ha spedite tre». Una è Futile Devices, già pubblicata da Stevens nel 2010, qui con un nuovo arrangiamento, più i due brani originali Mystery of Love e Visions of Gideon: due istantanee sonore del sofferto legame tra Elio e Oliver. Desiderio, stupore, conflitti interni, la soffocante malinconia di un distacco forzato dalle circostanze: Sufjan Stevens racconta tutto con testi confessionali, un sound onirico, e una voce che nella vulnerabilità trova la sua vera forza. Atmosfere simili a quelle dell’ultimo album Carrie & Lowell (2105), adorato da Guadagnino: «Un disco incredibile, che lui dedica ai suoi genitori ed è estremamente doloroso». Infatti Stevens, più che cantare, spesso sembra confidarsi con l’ascoltatore. Non puoi fare altro che credergli. «Sufjan è un personaggio del film. Interviene ogni volta che l’urgenza della voce dei due protagonisti si fa più forte e ci accompagna fino alla fine…».

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