ROMA – No. Mai usare le carte di qualcun altro: questa rimane da sempre la regola sacra nella lettura dei tarocchi. Quando un gruppo di amici però la infrange – nemmeno a dirlo – scatena inconsapevolmente una terribile minaccia imprigionata nelle carte maledette. Uno dopo l’altro, i protagonisti dovranno affrontare il loro destino in una sfida contro la morte per sfuggire al futuro predetto nella profezia dei tarocchi. Parte da qui La profezia del male, film ora al cinema e diretto dalla coppia Spenser Cohen e Anna Halberg – che abbiamo intervistato a Los Angeles qui – con protagonisti Harriet Slater, Jacob Batalon, Avantika, Olwen Fouéré, Adain Bradley, tra i molti. Ma com’è davvero il film? E spaventa abbastanza? Abbiamo cercato di capirlo in questa nostra nuova puntata di Horror Corn – qui trovate le altre.

Andiamo con ordine: il progetto è nato da un vecchio libro degli anni Novanta e da quella che la co-regista Halberg indica come una paura primordiale: «C’è qualcosa di intrinsecamente spaventoso nella lettura dei tarocchi. Adoriamo l’astrologia e gli oroscopi perché è un modo per conoscere te stesso, ma è anche un modo per portare chiarezza e conoscere il futuro. D’altra parte, però, se sai cosa sarà il futuro, buono o cattivo, questo influenzerà le decisioni che prendi. E non è detto che sia un bene sapere cosa questo ti porterà». Parole a cui fa eco l’altro co-regista, nonché compagno di vita, Cohen: «Le persone si rivolgono ai tarocchi e all’astrologia per provare a dare un senso alle cose. Il nostro futuro è scritto nelle stelle o abbiamo il libero arbitrio sui nostri destini?».

E quindi? Allora, non aspettatevi di vedere un horror esistenziale o dalle grandi questioni con La profezia del male. Nonostante la base di partenza, l’horror firmato da Cohen e Halberg è più che altro un teen movie leggero da pop-corn e bibita maxi, con un buon ritmo, che scorre veloce e che fa delle manifestazioni soprannaturali il suo punto di forza. Perché i due registi da subito spingono sull’acceleratore in ognuna delle scene, dilatandone i tempi narrativi per poi giocarsela tutta di synch sonori e jump-scare calcolati opportunamente da un montaggio di ferro che non lascia scampo. Il problema? Forse è proprio il resto. Complice una base drammaturgica appesa a un filo, la sospensione d’incredulità fa tanta fatica a crescere, scena dopo scena.

E così quando la spirale di sangue, violenza e gore avvolge lo spettatore, il climax del film ne va ad abbattere del tutto gli effetti, annullando la paura. Restano però senza dubbio un paio di soluzioni registiche interessanti (specie in apertura di racconto), un Jacob Batalon che come linea comica fa sempre il suo dovere, e un paio di momenti talmente spaventosi da costringervi per forza di cose a mettere le mani davanti agli occhi per attenuarne l’effetto. Insomma, La profezia del male non sarà certo un grande film ma rimane un horror dal viaggio invidiabile. Se amate rimanere attaccati alla poltrona nel buio della sala, allora non perdetelo…
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